Torino. Il Bilancio della Città galleggia sui derivati, ma Lo Russo che fa?

Il silenzio assordante di chi dovrebbe vigilare

C’è un problema annoso che perseguita i Comuni Italiani sin dall’Unità d’Italia, il debito. Ma invece di seguire vie e scelte virtuose, c’è chi, come la città di Torino, negli ultimi vent’ anni, non solo ha scelto percorsi onerosi e poco lineari, per coprire i debiti ed ottenere nuove risorse, ma persevera nell’errore, tanto paga il cittadino

Per entrare nel merito si dovrebbe tornare ad analizzare lo strumento finanziario forse un po’ astruso adottato: I contratti derivati.

Che cosa sono i contratti derivati? il titolo derivato è un contratto tra due parti – in questo caso gli enti pubblici e le banche – che a scadenze prefissate si scambiano flussi di cassa. A determinare questi ultimi è l’andamento di alcuni indicatori prestabiliti, tipicamente tassi di interesse e o tassi di cambio. Tradotto: una vera e propria scommessa periodica in cui, come è normale che sia, qualcuno vince e qualcun altro perde. L’esposizione degli enti pubblici italiani sui titoli derivati è in calo da tempo. Ma le perdite potenziali superano di gran lunga i possibili guadagni. Questo quanto emerge da un’indagine diffusa nel 2018 a partire dai dati rilevati a dicembre 2017.

Di fatto, le sottoscrizioni di contratti derivati, in molti casi, continuano a danneggiare il bilancio dei comuni ogni anno.

Alla Banca d’Italia, spetta la vigilanza sulle banche. Sul caso è anche intervenuta la Corte dei Conti che denuncia: «Violazioni normative e notevoli squilibri contrattuali in danno agli enti per la mancata valutazione della convenienza economica dei contratti»; «errata contabilizzazione dei flussi derivanti dai contratti di finanza derivata».

E poi ancora il «costante valore negativo negli anni del mark to market», ovvero perdite sistematiche per le amministrazioni.

Così la Corte del Conti sulla gestione dei derivati da parte degli enti locali. Inoltre, sentenze più recenti della stessa Corte di Cassazione, hanno evidenziato come la mancanza nel prospetto informativo del contratto di tutte le informazioni necessarie a capire la natura e gli algoritmi utilizzati per il calcolo del “mark to market”, siano ragioni valide per annullare il contratto e chiedere conto alla banca.

«Incompetenza, innanzitutto» scriveva nel settembre 2009 il Corriere della Sera; «ma anche su­perficialità. E in molti casi una certa dose di spericolata furbizia: per non dire altro. Le cau­se sono le più varie».

A Torino, con un po’ di superficialità, già stigmatizzata dalle opposizioni e dagli osservatori, si è fatto allegramente ricorso ai contratti derivati. I contratti derivati stipulati dal Comune di Torino nei primi anni 2000, durante l’amministrazione del sindaco Chiamparino, e rinnovati intorno al 2006, continuano ad incidere negativamente sul bilancio comunale di ogni anno. La perdita per l’anno 2021 è stata di 16 milioni di euro; dal 2016 per ciascun anno la perdita ha superato i 15 milioni di euro; dall’inizio dell’avventura il totale delle perdite comunali ha superato i 153 milioni di euro (da Volere la luna 17-11-2022 - di: Ettore Chpc).

Nella nota integrativa al bilancio di previsione finanziario 2020-2022 (Allegato n. 2 alla deliberazione mecc. n. 2019 04871/024) vengono riportati 16 contratti derivati, stipulati dal Comune con differenti controparti bancarie a partire dal 2002.

Dal 2002 in poi si sono succedute le giunte Fassino (PD), Appendino (M5S), Lo Russo (PD), ma nessuna di queste ha ritenuto procedere alle opportune verifiche e, nella eventualità, chiedere conto alle banche.

Va ricordato, ci precisa il dottor Luciano Bosco, esperto di Finanza Locale che in quel periodo aveva caldeggiato la soluzione più conveniente per la Città, che” la giunta Appendino in campagna elettorale si era più volte espressa su questo tema e tutto faceva pensare che la sindaca avrebbe fatto tutte le opportune verifiche al fine di fare chiarezza”.

In effetti prosegue Bosco, “la giunta Appendino fece un bando di gara in data 22 gennaio 2019 avente come oggetto “avvio analisi e valutazione tecnico finanziaria delle operazioni in finanza derivata ed assistenza nell’eventuale attività di negoziazione con gli istituti controparte”.

Tale bando era mirato ad individuare una società che fornisse al Comune di Torino la consulenza necessaria per capire che cosa avesse sottoscritto con le banche”.

Le motivazioni, così come riportato dalla delibera erano le seguenti:

- approvare l’avvio dell’analisi e valutazione tecnico-finanziaria sui contratti di finanza derivata per procedere successivamente ad uno studio delle condizioni contrattuali e delle caratteristiche degli strumenti derivati che dovrà consentire, tra l'altro, di verificare:

- la conformità delle operazioni in essere alle disposizioni di legge, regolamentari e alle circolari ministeriali;

- la coerenza tra l'utilizzo delle operazioni e gli obiettivi legittimi dell'Amministrazione;

- la presenza di eventuali costi occulti applicati dalla controparte;

- la predisposizione di una relazione tecnica e di una proposta operativa;

- di dare mandato agli Uffici competenti a porre in essere tutti gli atti necessari all’individuazione dell’operatore economico cui affidare il servizio di supporto per l’elaborazione di simulazioni comprendenti sia gli aspetti matematico-finanziari sia l’analisi giuridica come in premessa specificato, nel rispetto delle modalità previste dalla vigente normativa e dal Regolamento Comunale, in materia e in coerenza con le linee guida sottoindicate.

 

Nella delibera l’assessore Rolando specifica che “tali realtà economiche, indipendenti dal settore bancario, potrebbero supportare il Comune nei processi decisionali in merito tanto ad eventuali azioni di contenzioso da intraprendere nei confronti della controparte quanto ad eventuali strategie finanziarie da adottarsi al fine di cogliere le eventuali opportunità che consentirebbero di ridurre gli oneri finanziari e/o evitare scenari di mercato sfavorevoli all’Amministrazione”.

I requisiti professionali richiesti erano i seguenti:

  • comprovata esperienza e competenza nel campo degli strumenti finanziari derivati;
  • non aver e non aver avuto alcun rapporto di dipendenza giuridico - economica con Istituti di credito;
  • non avere conflitti di interesse e essere in posizione di indipendenza e terzietà rispetto all’Ente e alle società che hanno stipulato contratti derivati con l’Ente medesimo;

Il bando fu poi misteriosamente ritirato e dei derivati non si seppe più nulla.

La cosa più strana, oltre al fatto che aprendo un contenzioso con la controparte il comune potrebbe ottenere un significativo contenzioso, è l’assoluta mancanza di qualsivoglia azione da parte della Corte dei Conti, ente preposto a vigliare sui bilanci della nostra amministrazione. Perché?

Ma il sindaco Lo Russo naviga nell’oro da non porsi neppure l’interrogativo di come agire per sollevare le casse della Città?

C’è una colpevole pigrizia o peggio, ignoranza?

Vorremo capire cos’ha in mente il sindaco Lo Russo, perchè ad ogni richiesta di intervento da parte dei cittadini o delle circoscrizioni, invoca il fattivo e determinante contributo del Governo.

Se adottasse una gestione maggiormente oculata, qualche soldo in cassa, potrebbe comodamente averlo.

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 14/01/2023