Torino tra letteratura e nera

Un libro di Milo Julini indaga su questa simbiosi

Abituati alle “passeggiate” di Milo Julini fra strade, cortili, mascheroni e, perché no, delitti torinesi, spesso irrisolti, questa volta lo seguiamo nella appassionante ricostruzione del rapporto fra crimine e letteratura in ottica subalpina.

L’Autore nel suo ultimo libro Torino tra letteratura e nera ci presenta «scrittori e commediografi che, da episodi di cronaca nera, traevano ispirazione per libri e commedie che in termini moderni si definiscono di genere giallo e noir».

La fortuna recente di questo genere letterario, in televisione, al cinema, in libreria ed in edicola, testimonia del crescente interesse dimostrato dal pubblico più vario.

I suoi progenitori più illustri si possono considerare Charles Dickens, Wilkie Collins, Victor Hugo, Honoré de Balzac, Emile Zola.

In quell’epoca, in Italia, il gusto per il giallo e il noi appare in maniera superficiale e sporadica in Igino Ugo Tarchetti, magistrato e scrittore (1). Sarà, poi, Carolina Invernizio (2) a creare il romanzo d’appendice, sempre sul terreno della fiction.

La cronaca nera di casa nostra va cercata nelle pieghe minori della storia e della letteratura, sottoposta quasi a una damnatio memoriae, nella quale sono incorsi anche gli autori piemontesi (3).

Milo Julini, con molta della sua produzione storico – letteraria, si pone in questo alveo, e gliene va reso merito, un autentico cronista torinese di nera e di noir, alla costante ricerca della verità storica.

Julini ha avuto tre padri nobili, oggi completamente dimenticati dalla critica e dal pubblico, che lui cita e analizza nel suo Torino tra letteratura e nera.

Il primo è Carlin Tiochet (Carlo Alfredo Occhetti, Firenze, 1° gennaio 1863 – Torino, 3 ottobre 1912). Autore di commedie e di romanzi popolari, a sfondo drammatico, dai titoli suggestivi: “Ël delit dël pont Sangon”, “La regin-a ‘d Pòrta Palass”, “Ël rè ‘d Vanchija”, “I misteri ‘d via dla Palma o La sòpa del vicol dla ciòca” e tanti altri.

Questa sua produzione non è stata ancora adeguatamente catalogata e soltanto pochi dei suoi libri sono presenti nelle biblioteche piemontesi.

Carlin Tiochet ha fondato il settimanale piemontese “La birichin-a”, da lui diretto per circa vent'anni; è entrato nella storia della musica leggera come autore dell'evergreen “Ciribiribin”, scritta inizialmente in piemontese nel 1898. Conclude la sua vita come uno dei suoi personaggi: colpito da una grave malattia, all’età di 49 anni prende la decisione di suicidarsi. Il 3 ottobre 1912 si spara un colpo di pistola al cuore, nel suo modestissimo alloggio torinese al terzo piano di via Santa Chiara 12 bis, dopo aver scritto una lettera al questore e predisposto ai piedi del letto i suoi vestiti più eleganti per il funerale. Il corpo viene trovato dalla portinaia e dall’amico Giovanni Gastaldi, scrittore e paroliere in piemontese, noto come Tito Livido.

Il secondo è Ausonio Liberi (Giuseppe Alessandro Giustina, Verona, 1860 – Torino, 1915) è autore di vari libri, quasi tutti di carattere giudiziario: resoconti di clamorosi processi e romanzi. Egli appare come un seguace di Francesco Mastriani (Napoli, 1819 – 1891) perché asseconda il «consolidato interesse del pubblico per la descrizione delle tentacolari società urbane» e il «fascino morboso sempre emanato da trame dense di delitti e intrighi mozzafiato».

Romanzi di questo filone di Liberi sono “I Misteri di Torino” (1880), “Il ventre di Torino” (1880) e “Le ragazze di Torino” (1885 e 1886). Un secondo filone di Liberi è il “romanzo giudiziario”, ispirato dai libri del francese Émile Gaboriau (1832-1873), dove il lettore conosce il colpevole e concentra la sua attenzione sulle indagini condotte dall’autorità giudiziaria per chiarire il movente e l’esecuzione del crimine. Il “romanzo giudiziario” trova in Liberi un insigne rappresentante, come direttore del giornale “Cronaca dei Tribunali” e autore di due romanzi di questo genere, “L’agente segreto” (1877) e “Il processo Lampi” (1889). Al pari dei suoi periodici, anche i libri di Ausonio Liberi sono di difficile reperimento nelle biblioteche: “L’agente segreto – romanzo storico-giudiziario” (Torino, Luigi Mattirolo, 1877) e “‘L cit d’ Vanchija – romanzo giudiziario” (Torino, G. Candeletti, 1878).

Ultimo ma non meno importante è Carlo Bernardino Ferrero (Torino, 1866 – Torino, 24 marzo 1924), personaggio che riscuote un particolare interesse da parte di Julini. I critici e gli storici non si sono molto interessati, in passato, a questo scrittore forse perché la sua produzione letteraria, assai copiosa, non fu molto curata editorialmente e tipograficamente.

L'influenza di Émile Zola è molto forte nelle sue opere, dove si ritrova una fedele illustrazione della Torino di fine XIX secolo e dei suoi costumi; una Torino scomparsa col progresso sociale ed economico, tanto da non essere più riconoscibile già prima della Grande Guerra.

Che cosa troveremo nel nuovo libro di Milo Julini?

Un omaggio alla “maestra” Invernizio, la Torino sotterranea e le “còche”, ovvero le bande di giovani teppisti descritte da Vittorio Bersezio e Luigi Pietracqua, fedeli cronache di fatti di “nera”.

Puntuale e piacevole risulta la ricostruzione di nomi, luoghi e strade oggi scomparsi (‘L delit ‘d Via dla Palma, Omicidio brutale alla Trattoria del Disbarco). Assai interessante è la ricognizione sul linguaggio della “mala” (La Parlata furbesca della malavita torinese).

Un fatto accaduto nel 1951 in via Revello, a Torino, permette a Julini, con sagacia e ironia (già dal titolo: “Tragedia scampata per un chiodo…”), di mettersi in relazione con la grande letteratura anglosassone e con i delitti nella camera chiusa.

Chiude il libro una breve rassegna che si può considerare come una lettura di antropologia criminale.

All’interno di questo quadro, Milo Julini non rinuncia a regalarci un affresco di storia urbana torinese, raccontando che cosa è stato il Teatro Gerbino, oggi scomparso, in via Maria Vittoria 44.

Valore aggiunto del libro è costituito dalle illustrazioni, una galleria di ritratti dei personaggi citati: Carolina Invernizio, Angelo Brofferio, Alberto Viriglio, Carlo Bernardino Ferrero, Vittorio Bersezio, Cesare Lombroso e molti altri, realizzati da Giulia Ramero. La suggestiva copertina è opera della pittrice Laura Lepore.

Torino tra letteratura e nera si rivela, pagina dopo pagina, una lettura affascinante, adatta a un pubblico di qualunque età.

Milo Julini

Torino tra letteratura e nera

Editrice Tipografia Baima – Ronchetti & C., Castellamonte, 2022

 

Note

(1) Igino Ugo Tarchetti, noto anche come Iginio Ugo Tarchetti, nato Igino Pietro Teodoro Tarchetti (San Salvatore Monferrato, 29 giugno 1839 – Milano, 25 marzo 1869). È sepolto al paese natio, in provincia di Alessandria.

(2) Carolina Invernizio (Voghera, 28 marzo 1851 – Cuneo, 27 novembre 1916), fra le più popolari autrici di romanzi d'appendice tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.

(3) Il convegno “Omaggio a Carolina Invernizio”, svoltosi a Cuneo il 25 e 26 febbraio 1983, è stata una parziale e postuma riparazione.

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Articolo pubblicato il 22/01/2023