Igor Boni: "L'Italia e l'Europa alla canna del gas"

Presentato a Torino l'ultimo libro del Presidente di "Radicali Italiani".

A poco meno di un anno dallo scoppio della guerra fra la Federazione Russa e l’Ucraina il torinese Igor Boni, presidente di “Radicali Italiani”, ha dato alla stampa un libro dal titolo: “L’Italia e l’Europa alla canna del gas – Energia, armi, propaganda. Il ricatto di Putin e le risposte dei Radicali”, edito da Reality Book con prefazione della giornalista Anna Zafesova.

Nei giorni scorsi l’autore ha presentato il suo libro nella capitale sabauda e ha reso noto al grande pubblico che “il 24 febbraio 2022 il mondo ha scoperto chi è Vladimir Putin. Ma c’è chi da oltre 20 anni, dalla sua ascesa al Cremlino nel 1999, ne ha denunciato le malefatte: i Radicali”.

Come cronisti dobbiamo dire che la posizione di Igor Boni va rispettata in quanto espressa in un Paese democratico ma certamente presenta dei profili di soggettività marcatamente di parte. E’ noto a tutti come i Radicali abbiano in odio il Presidente Putin ed è altrettanto noto che quando c’è un conflitto il torto non sta mai tutto da una parte.

Di sicura condivisibilità è la posizione espressa da Boni in merito alle scelte energetiche portate avanti nell’ultimo ventennio dall’Unione Europea e da tutti i Paesi membri.

Allo scoppiare del conflitto, infatti, tutti i Paesi facenti parte l’UE si sono trovati a fare i conti con chi gli fornisce le più alte percentuali di gas: la Russia.

Perché l’Unione Europea, anziché occuparsi di farine di insetti e nutriscore, non ha messo in atto politiche energetiche per aiutare le singole Nazioni a raggiungere profili di maggiore autonomia?

Perché il Parlamento Europeo non ha messo in campo delle politiche di conversione delle aziende atte a creare occupazione e sviluppo nell’ambito delle energie rinnovabili?

Domande che difficilmente troveranno risposta soprattutto se si pensa che i “Radicali Italiani” si dicono da sempre europeisti e sostengono politicamente Emma Bonino e la sua “+ Europa”.

Secondo Boni questo libro mette in luce anche una grande sfida a Vladimir Putin fondata sull’informazione. L’autore sostiene infatti che “per arginare una propaganda che è parte della guerra ibrida denunciata dagli esponenti Radicali” è necessario parlare, spiegare e non tacere.

A detta dell’autore “da queste pagine emerge l’insipienza dei tanti leader politici che ancora qualche giorno prima dell’invasione, con 150.000 soldati russi ammassati al confine ucraino, non credevano all’attacco e ipotizzavano nuovi accordi con Mosca sull’energia”.

Al leader radicale va rammentato che i politici italiani non avevano molte alternative. Non avendo un profilo di autonomia energetica diventava difficile chiudere i rapporti con il maggior fornitore di gas naturale. L’alternativa sarebbe stata quella di lasciare al freddo gli italiani. Era questo che desideravano i Radicali?

Peraltro, cosa non di poco conto, bisogna dire che l’Ucraina non fa parte né della NATO né dell’Unione Europea. Perché dunque tutti i Paesi dell’Unione debbono rischiare in prima persona per un Paese che non è membro delle loro alleanze costruite con sudore e fatica nel corso dei decenni?

A conclusione della presentazione del suo libro, Igor Boni sostiene che “Marco Pannella diceva che i Radicali spesso “emettono silenzio”. In questa vicenda è vero più che in ogni altra della storia recente. C’era chi denunciava, manifestava con la nonviolenza, proponeva alternative, in Italia e in Europa – perfino in Russia – per fare aprire gli occhi alla politica occidentale e cambiare percorso, e chi ci ha condotti in una guerra, quella contro l’Ucraina, che è la sfida più grande e difficile dalla fine del secondo conflitto mondiale”.

Sicuramente avere un conflitto alle porte dell’Europa non è una cosa bella e nessuno ne è felice. Va detto però che la narrazione secondo cui Putin è “brutto e cattivo” mentre Zelensky è “buono e santo” non sta in piedi e – certamente – non aiuta il percorso dialogico e diplomatico.

Il tema è complesso ed appassionante, motivo per il quale torneremo senz’altro a trattarlo.

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Articolo pubblicato il 24/01/2023