Gli sprechi della politica

Regioni e città, ecco quanto spendono per convegni

Quando in Italia, il Parlamento ha posto attenzione sui costi della Politica, ha ammazzato la democrazia, senza trarne giovamento. Il famigerato decreto Del Rio ha sciolto i consigli provinciali eletti dai cittadini. I grillini, nella scorsa legislatura hanno ridotto il numero dei parlamentari, ma costi non sono ridotti in modo apprezzabile e il funzionamento delle Istituzioni e le rappresentanze dei cittadini ne hanno sofferto.  Gli sprechi ed i costi inutili invece continuano. Vediamo dove si annidano e qual è la casistica dei peggiori.

Quanto costano a Regioni e città italiane l’organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni?

A rivelarlo un report realizzato per l’Adnkronos dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana, che, nell’ambito del progetto ‘Pitagora’, ha stilato una classifica dei costi sostenuti nel 2021 da Regioni e capoluoghi di Provincia per il mantenimento dei loro uffici e delle loro strutture, con tanto di assegnazione di rating.

Il Centro Ricerche della Fondazione, infatti, analizza tutti i dati finanziari ufficiali dell'ente pubblico in questione e attraverso algoritmi di ricerca scientifica individua potenziali sprechi, ovvero spese critiche nei conti pubblici.

Le spese dell'ente in relazione alle singole voci vengono confrontate con il benchmark di riferimento e, a seconda dei livelli di scostamento di spesa individuati, si parla di ‘performance positiva’ (quando la spesa è inferiore o uguale alla media), ‘scostamento lieve’ (quando la spesa è compresa tra la spesa media e il 30% in più), ‘scostamento considerevole’ (quando la spesa è compresa tra lo scostamento lieve e il 100% in più), ‘spesa fuori controllo’ (quando la spesa supera di oltre il 100% la spesa media).

Il rating - che si basa esclusivamente su dati contabili oggettivi scevri da qualsiasi valutazione discrezionale - assegna alla migliore performance la tripla 'A', mentre alla peggiore viene attribuita la lettera 'C'.

Toscana, Emilia-Romagna e Campania sono le regioni italiane più ‘virtuose’ nelle spese per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni. Tre Regioni che si aggiudicano il rating complessivo AAA nella speciale classifica elaborata per l’Adnkronos dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica italiana. In particolare, per questa voce di costo, nel 2021 la Toscana ha speso 268.916,45 euro, l’Emilia-Romagna 291.637,95 e la Campania 336.985,66.

Ad essere ‘promosse’ per questo tipo di spesa, con un rating complessivo da A a AA, sono anche Molise e Lombardia che, con un importo rispettivamente di 36.381,99 e 2.010.349,07 euro, si aggiudicano la doppia AA, e poi, con la A singola, Basilicata (229.063,17), Abruzzo (613.513,14) e Marche (715.993,77).

 Tra le Regioni con performance ‘intermedie’ figurano, invece: con BBB Umbria (466.944,33) e Veneto (2.498.139,15); con BB Puglia (2.511.348,64) e Lazio (3.543.541,04; con B Liguria (1.171.787,47) e Calabria (2.045.546,54). Mentre risultano non comparabili per questa voce i dati di Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Sardegna.

Piemonte e Sicilia sono le Regioni meno efficienti nelle spese per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni. Sono le uniche a ricevere la ‘C’, il rating peggiore assegnato dalla classifica.

Nello specifico, per questa voce, nel 2021, il Piemonte ha speso 7.080.884,13. Una cifra aumentata in maniera esponenziale rispetto agli anni precedenti: nel 2018 è stata pari a 3.720.140,01, nel 2019 2.479.028,60 e nel 2020 882.361,64. Quanto alla Sicilia, ha speso nel 2021 7.091.460,81. Importo leggermente superiore al 2020, quando è stato di 6.657.238,52 euro, ma che aveva toccato l’apice nel 2019 con 16.316.497,35, contro i 4.866.543,98 del 2018.

La Sicilia è la Regione italiana che, in valore assoluto, detiene il record per le spese per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni: 7.091.460,81 euro nel 2021. Cifra che la porta ad avere il rating peggiore, la C, condiviso con il Piemonte, che viene subito dopo, al 2° posto, nella classifica per valore assoluto, con 7.08Subito dopo Sicilia e Piemonte, fra le Regioni con gli importi più elevati di uscite per questa voce, superiori al milione, si trovano: Lazio (3.543.541,04), Puglia (2.511.348,64), Veneto (2.498.139,15), Calabria (2.045.546,54), Lombardia (2.010.349,07), Sardegna (1.299.267,30), Liguria (1.171.787,47).

Il Molise è la Regione italiana che, in valori assoluti, ha la minore spesa per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni: 36.381,99 euro nel 2021 (se non si considera il Trentino Alto Adige per cui l’importo non è pervenuto e quindi non comparabile).

Fra le Regioni che spendono meno per questa voce, sempre in valori assoluti, con un importo inferiore a 500mila euro, troviamo poi: Basilicata (229.063,17), Toscana (268.916,45), Emilia-Romagna (291.637,95), Campania (336.985,66), Friuli Venezia Giulia (463.855,02), Umbria (466.944,33). In una fascia intermedia, con una cifra compresa fra 500mila euro e 1 milione, figurano: Abruzzo (613.513,14), Marche (715.993,77), Valle d’Aosta (934.469,70).

Sono 20 i capoluoghi di provincia italiani ‘promossi’ con la tripla AAA nella gestione delle spese per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni.

A risultare più ‘virtuosi’ per questa voce di costi dell’ente, ottenendo così il massimo rating, sono Isernia, che ha speso solo 201,00 euro, seguita da: Cosenza (300,00), Savona (470,00), Andria (610,00), Verbania (1.140,00), Vibo Valentia (1.200,00), Vercelli (2.216,50), Modena (3.737,51), Latina (4.341,99), Monza (6.465,82), Vicenza (8.685,54), Teramo (14.516,00), Ferrara (18.647,93), Ragusa (19.358,39), Pavia (20.942,00), Messina (42.214,81), Reggio Emilia (44.720,97), Reggio Calabria (70.199,31), Roma (92.956,54), Torino (113.930,53).

Folto anche il gruppo di città che risultano fra le più virtuose per questa voce di spesa, ottenendo la doppia AA: Foggia, Sassari, Matera, Avellino, Benevento, Siracusa, Napoli, Catanzaro, Firenze, L'Aquila, Perugia, Varese, Piacenza, Nuoro, Caltanissetta, Brescia, Cremona, Terni, Brindisi, Campobasso, Livorno. Mentre nel gruppo che si è aggiudicato la A ci sono: Oristano, Como, Bari, Biella, Palermo, Alessandria, Catania, Udine, Parma, Potenza, Genova.

Sono 12 i capoluoghi di provincia meno ‘efficienti’ nelle spese per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni. Tanto da meritare il rating C, il più basso.

Ma quali sono questi capoluoghi e a quanto ammontano le spese sostenute per questa voce in questi enti nel 2021?

Analizzando la classifica, si evidenziano: Urbino (138.059,93), Aosta (332.785,55), Lodi (377.092,79), Gorizia (409.681,77), Sondrio (415.375,83), Cuneo (460.458,30 euro), Ascoli Piceno (632.646,71), Treviso (1.253.234,33), Trieste (2.211.464,89), Salerno (2.738.756,68), Venezia (2.882.927,91), Rimini (2.928.908,56).

Ottengono un rating intermedio nella classifica: Barletta, Frosinone, Fermo, Siena, Massa, Milano, Grosseto, Verona, Forlì, Novara, Mantova, Ancona, a cui va la B; Pisa, La Spezia, Pordenone, Trani, Taranto, Bolzano, Pistoia, Ravenna, Prato, Trento, Enna, Asti, con la BB; Lecce, Bergamo, Pescara, Chieti, Belluno, Rieti, Padova, Cagliari, Viterbo, Pesaro, che ricevono la BBB.

E’ Milano il capoluogo di provincia che, in valori assoluti, ha la maggiore uscita in spesa per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni: 9.867.310,07 euro nel 2021.

Dopo Milano, fra le città con le più elevate spese per questa voce, superiori al milione, seguono in classifica: Rimini (2.928.908,56), Venezia (2.882.927,91), Salerno (2.738.756,68), Trieste (2.211.464,89), Verona (2.005.952,53), Genova (1.397.525,89), Treviso (1.253.234,33), Palermo (1.102.337,49).

E’ Isernia il capoluogo di provincia più ‘parsimonioso’ in fatto di spesa per organizzazione e partecipazione a manifestazioni e convegni, voce cui ha destinato nel 2021 solo 201,00 euro (se non si considerano i Comuni per i quali l’importo non è pervenuto e quindi non comparabile, ossia Agrigento, Arezzo, Bologna, Carbonia, Caserta, Cesena, Crotone, Imperia, Lucca, Macerata, Rovigo, Trapani).

A mantenere la spesa bassa per questa voce, al di sotto dei 10.000 euro, dopo Isernia, troviamo, nell’ordine: Cosenza (300,00), Savona (470,00), Andria (610,00), Verbania (1.140,00), Vibo Valentia (1.200,00), Vercelli (2.216,50), Modena (3.737,51), Latina (4.341,99), Monza (6.465,82), Vicenza (8.685,54).

 

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Articolo pubblicato il 07/02/2023