
Le diverse fasi della pittura dell’artista ancora poco conosciuto portata alla conoscenza con un libro curato da Giovanni Vachino
Sono trascorsi un quarto di secolo dalla scomparsa di Ido Novello, e si inizia a far conoscere e valorizzare l’opera pittorica che ha lasciato il Maestro. Nel catalogo a lui dedicato, curato da Giovanni Vachino, con testi di Nadia Botalla Buscaglia, Angelo Gilardino e Giovanni Vachino , si ripercorre la sua dote di artista scrittore, la sua pittura astratta, le tavolette dipinte, la scuola di Trivero da lui fondata senza annunciarlo, gli acquerelli.
«Ido Novello classe 1914, nasce in una casa settecentesca detta Cà du rüssi nella borgata Molino di Cereie, frazione di Trivero (Biella), inizia dipingere per diletto – si legge nella scheda biografica – fin da giovanissimo utilizzando tecniche diverse (olio, tempera, acquarello) senza trascurare i disegno a sanguigna, a pennello, a china. Continuerà a dipingere per tutta la vita approfittando di ogni momento libero.
Si dichiarò sempre con orgoglio pittore dilettante, assegnando al termine il significato letterale, vale a dire di persona che dipinge per il proprio personale piacere e diletto».
Nadia Botalla Buscaglia,” La pittura di Ido Novello non invecchia, non stanca. Oltre alla felice scelta dei soggetti, la tavolozza cromatica è serena. Un grigio rosa sembra essere il filo conduttore della maggior parte delle opere: una luce irreale eppure verosimile, un’evocazione di sogno per rendere reale anche la composizione più astratta. I cieli mai piatti, i contorni mai netti precisi, eppure una compiutezza estrema, nulla da togliere e nulla da aggiungere”.
Dopo la scomparsa avvenuta nel 1996 i lavori di Ido Novello sono stati esposti soltanto nel 2004 a Milano nella sede centrale del Touring Club Italiano , e nel 2007 a Trivero (Biella). Il catalogo che accompagnava la mostra è stato dedicato al maestro Angelo Gilardino legato a Ido Novello, da sincera amicizia.
Gilardino è stato l’unico critico d’arte individuato da Novello a visionare i suoi quadri, è quello che ha saputo interpretare la pittura di Ido definendolo “il poeta che dipingeva”, che è il sottotitolo del volume.
Angelo Giardino, “Novello fu uomo di cultura intimamente legato alla sua terra:nella sua ricerca si manifestano lo storico e lo studioso di tradizioni locali, il naturalista e l’artista, e nella sua pittura confluiscono i vari aspetti della sua enciclopedica conoscenza del mondo nel quale visse e dal quale non volle mai dipartirsi alla volta di improbabili avventure”.
Nel libro viene anche citato il recupero delle tavolette di ex voto, dei santuari della Valsessera. Giovanni Vachino, “L’impegno per il Docbi” ( Centro Studi Biellesi ), riporta quando gli rivolse l’invito a Ido Novello di restaurare le tavolette votive conservate nei santuari della Valsessera, riportandole allo splendore iniziale, salvaguardandole dalle incurie.
L’artista, effettuò il lavoro su 200 tavolette votive con un accurato restauro di pulizia, disinfezione, fissaggio, consolidamento per garantirne ad ogni esemplare la conservazione nel tempo, e riportandole al primitivo splendore, riconsegnandole ai loro luoghi. L’intervento venne eseguito disinteressatamente su tutti gli oggetti.
Descrizione immagini
Foto copertina catalogo
Foto 1 Ido Novello “Borgo Vecchio a Masserano”
Foto 2 Ido Novello “Fabbrica della ruota”
Foto 3 Ido Novello “La cattura di Fra Dolcino”
Le immagini che documentano il testo sono tratte dal catalogo della mostra:
”Ido Novello. Il poeta che dipingeva”, a cura di Giovanni Vachino,pp.47 ill. col. Docbi, 2022 Biella €10.00
Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini
Articolo pubblicato il 27/02/2023