Roma. Fermare la guerra e subito - Prima Parte

Cresce in Occidente lo scetticismo sull’invio delle armi

Si è svolta nei giorni scorsi a Roma al Pantheon la fiaccolata organizzata dal Comitato fermare la guerra con l’Associazione Magnitudo in occasione dell’anniversario dell’invasione dell’Ucraina. Davanti ad uno striscione con la scritta “UN ANNO DI GUERRA. ORA BASTA!” un gruppo di giovani hanno manifestato seduti a terra e con gli occhi bendati da fasce rosse.

 

Nel corso del weekend sono seguite altre manifestazioni in diverse città italiane. Non ravvisiamo compatibilità con il dna di alcuni promotori, dai quali ci divide tutto, ma la mobilitazione esprime la ratio di un sentimento che coinvolge la maggior parte degli italiani e si concentra nella denuncia nei confronti di chi, in Italia e in Europa, non vuol vedere le cause e le conseguenze di questo conflitto e nasconde all’opinione pubblica le soluzioni ancora possibili che possono portare verso il negoziato e la pace.

 

Intanto le illusioni generate dalla consistenza di un fantomatico piano di pace cinese, sono svanite come neve al sole. Risoluta è stata la prese di posizione dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell'Ue, Josep Borrell, all'Onu.”Per essere un piano di pace dovrebbe essere un testo che si può attuare", ha aggiunto, e "per essere credibile deve essere condiviso con entrambe le parti: la Cina deve andare a Kiev e parlare con Zelensky come ha parlato con Putin. Inoltre non può mettere sullo stesso piano aggressore e aggredito".

Biden che ha annunciato la sua ricandidatura alla Casa Bianca, non si è espresso in modo differente.

Altro tema caldo e di stringente attualità riguarda l’invio delle armi all’Ucraina, perché prosegue la richiesta incessante da parte di Zelensky.

Nuove armi sono in arrivo in Ucraina dall’Occidente ma in quantità inferiore al previsto e non nelle tipologie che Kiev avrebbe voluto in un momento in cui il conflitto sembra avvicinarsi a una fase forse decisiva e in cui il sostegno di USA ed Europa sembra mostrare tutti i suoi limiti.

Per la precisione, 60 cingolati da combattimento Bradley e 220 autocarri e mezzi ruotati statunitensi sono stati sbarcati nel porto tedesco di Bremerhaven in attesa di raggiungere la Polonia e successivamente l’Ucraina secondo quanto riportato dal giornale Nordsee-Zeitung.

Oltre ai mezzi di tipo occidentale, Washington starebbe valutando la possibilità di inviare all’Ucraina migliaia di armi portatili e più di un milione di munizioni sequestrati su imbarcazioni dirette dall’Iran a rifornire gli insorti yemeniti Houthi. Lo scrive il Wall Street Journal citando funzionari anonimi americani ed europei. Si tratterebbe di oltre 5.000 fucili d’assalto, 1,6 milioni di munizioni per armi leggere e un piccolo numero di missili anticarro.

Il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha reso noto che il primo gruppo di 635 militari ucraini ha completato il corso avanzato di addestramento di cinque settimane organizzato dagli Stati Uniti nella base di Grafenwoehr, in Germania. Altri 1.600 militari ucraini saranno coinvolti nei corsi di addestramento, che prevedono tecniche avanzate di combattimento e all’impiego dei tank e dei mezzi corazzati Bradley e dei semoventi da 155mm M109 Paladin forniti a Kiev dagli Stati Uniti.

Anche la Repubblica Ceca potrebbe girare a Kiev altre armi e mezzi dopo che Washington ha annunciato che stanzierà 200 milioni di dollari per sostituire le forniture che Praga sta inviando in Ucraina in aggiunta ai 106 milioni di dollari messi a disposizione lo scorso anno.

La Norvegia ha annunciato che fornirà all’Ucraina 8 carri armati Leopard 2 oltre a munizioni, pezzi di ricambio e fino a quattro veicoli di supporto anche se il ministero della Difesa non ha specificato quando i carri armati saranno consegnati.

Una cinquantina di carristi ucraini verranno addestrati in Spagna all’impiego e alla manutenzione dei Leopard 2, di cui Madrid consegnerà a Kiev alcune unità.

Dopo il no della Svizzera a fornire munizioni da 35 mm destinate all’Ucraina, la Germania ha annunciato che produrrà presso gli stabilimenti Rheinmetall i proiettili destinati ad alimentare i cannoni dei semoventi antiaerei Gepard forniti in 37 esemplari all’esercito di Kiev. Da luglio potranno essere inviate in Ucraina 300mila munizioni.

“I contratti per la produzione di munizioni Gepard sono stati firmati”, ha dichiarato il ministro tedesco della Difesa, Boris Pistorius precisando che 1.200 militari ucraini sono stati finora addestrati in Germania all’impiego di sistemi d’arma tedeschi. La neutralità svizzera impedirà anche alla Spagna di inviare all’Ucraina cannoni antiaerei Oerlikon e del resto Berna aveva già negato richieste simili provenienti da Danimarca e Germania.

Secondo quanto riportato dal Sunday Telegraph, Londra pianificherebbe di realizzare armi e veicoli militari britannici in Ucraina attraverso joint venture per la produzione su licenza. Alti funzionari dell’industria della Difesa del Regno Unito starebbero discutendo i piani con le controparti a Kiev, riporta il giornale britannico, anche se molti impianti industriali in Ucraina sono stati distrutti dai missili russi.

Da tenere presente che sono in calo, rispetto a quanto annunciato in gennaio, il numero di tank europei che Kiev potrebbe ricevere nei prossimi mesi.

Da diversi Stati europei arriveranno 48 Leopard 2, ha detto Pistorius a margine dell’incontro con i colleghi della Nato tenuto a Bruxelles. Si tratta di 31 Leopard 2 A4 cui si aggiungono 14 Leopard 2 A6 dalla Germania e 3 dal Portogallo. Le forniture avverranno “per gran parte tra la fine di marzo e la fine di aprile”. A questi tank vanno aggiunti gli 8 norvegesi e oltre 120 Leopard 1 A5, 14 Challenger 2 britannici e, solo tra molti mesi, 31 Abrams statunitensi.

Anche l’invio di velivoli da combattimento resta per ora un impegno più politico e rivolto al futuro che una opportunità oggi concreta. Resta quindi più probabile che lo sforzo occidentali si concentri nel reperire velivoli (con pezzi di ricambio e armi) dei modelli russo/sovietici già in dotazione all’Aeronautica Ucraina: Sukhoi Su 25, Sukhoi Su-27, Mig 29 oltre ad elicotteri Mil Mi 8/17 e Mil Mi 24 da attacco.

Il presidente polacco Andrzej Duda, intervistato dalla Bbc, ha detto chiaramente che inviare gli F-16 in dotazione alle forze aeree di Varsavia rappresenterebbe un “problema serio” per il suo Paese, che non ne ha “abbastanza” (48 quelli in servizio) e “ne avrebbe bisogno di molti di più”. Inoltre, questi velivoli da combattimento richiedono “molta manutenzione”.

Duda ha però evidenziato la possibilità di cedere a Kiev la trentina di Mig 29 in dotazione alle forze aeree di Varsavia, ipotesi già ventilata nel maggio 2022.

Lo stesso 15 febbraio anche Il segretario alla Difesa del Regno Unito, Ben Wallace, ha escluso l’invio in tempi brevi di jet da combattimento all’Ucraina. “Non credo che sarà nei prossimi mesi, o addirittura anni, che consegneremo necessariamente un jet da combattimento, perché sono sistemi d’arma molto diversi dai missili anti-carro”, ha detto alla Bbc. “Questi velivoli presentano non solo enormi sfide di capacità, visto che non si può imparare a volare in una settimana o due, ci vorrà molto tempo”, ha spiegato il ministro escludendo l’invio di personale britannico.

“Non dispiegheremo 200 membri del personale della RAF in Ucraina in tempo di guerra. Dobbiamo pianificare non solo la lotta in questo momento, ma dobbiamo aiutare l’Ucraina con la sua resilienza a lungo termine, assicurandoci che dopo questa guerra l’Ucraina sia in grado di difendersi a lungo termine”.

Wallace ha poi aggiunto che l’Ucraina riceverà aerei da combattimento Eurofighter Typhoon solo dopo la fine della guerra con la Russia.

Il 14 febbraio il ministro della Difesa olandese, Kajsa Ollongren, aveva ammesso che la possibile fornitura di aerei da combattimento all’Ucraina “fa parte delle riflessioni” che la Nato sta facendo, in vista di una necessaria “transizione” dell’Aeronautica Ucraina dai Mig e Sukhoi a velivoli da combattimento occidentali.

Mentre gli olandesi riflettono gli Stati Uniti sembrano aver negato le armi a lungo raggio con cui colpire in profondità il territorio russo e la Crimea. Secondo “Politico”, che cita quattro fonti anonime della Difesa, l’amministrazione Biden ha informato Kiev di non poter fornire missili a lungo raggio per i sistemi lanciarazzi multipli Himars, in quanto gli Stati Uniti dispongono di scorte insufficienti di quel tipo di munizioni. Un riferimento ai missili balistici tattici ATACMS.

Del resto le continue forniture di armi e munizioni all’Ucraina stanno progressivamente generando polemiche in diverse nazioni europee.

FINE PRIMA PARTE

 

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Articolo pubblicato il 27/02/2023