Torino. 4 Marzo 1848 Carlo Alberto promulga lo Statuto Albertino

Il ricordo e il monito contro il rischio di mutilazione del Parlamento e della Democrazia

Il 4 Marzo del 1848, Carlo Alberto, Re di Sardegna, promulgò lo Statuto Albertino. Si è trattato della prima Carta Costituzionale, tramite la quale il Sovrano limitava i suoi poteri e dava avvio alla democrazia rappresentativa basata sulla distinzione di ruoli e di poteri.

Lo Statuto Albertino fu concesso dal Re proprio come conseguenza dei movimenti liberali sempre più forti nell’Europa di quel periodo, trasformando il Regno di Savoia in una Monarchia “costituzionale”. 

Lo Statuto Albertino è stato il coronamento di un processo riformista avviato da Carlo Alberto nell'ottobre del 1847. Nel Preambolo autografo dello stesso Carlo Alberto, lo Statuto era definito la «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia», e il sovrano, concedendo lo Statuto, dava vita alla monarchia costituzionale, nella quale la Corona non era solo un elemento formale, ma partecipava al potere legislativo e a quello giudiziario. 

Composto da 84 articoli che trattavano però solo principi generali (per questa seconda caratteristica viene definito “breve“), fu redatto allora in lingua francese da una commissione nominata dal Re, il quale ovviamente stabilì le concessioni da dare ai sudditi. Non era quindi frutto di un voto popolare e di un dibattito democratico, ma era pur sempre il primo documento scritto di una Costituzione in Italia.

Con lo Statuto Albertino venivano garantiti l’uguaglianza dei sudditi di fronte alla Legge, la libertà di stampa, la libertà di opinione e di riunione, l’inviolabilità del domicilio e il diritto alla proprietà. Si stabiliva che il Cattolicesimo era religione di Stato pur riconoscendo alcuni diritti a minoranze non cattoliche.
La bandiera nazionale prevedeva una coccarda azzurra (art.77 dello Statuto).

Dopo la conclusione dell’ondata rivoluzionaria di metà ottocento, i sovrani avevano revocato gli statuti concessi, ma l’unica eccezione si verificò nel Regno di Sardegna che nonostante la sconfitta con l’Austria, riesce ad ottenere che tra le clausole della pace non ci sia la rinuncia al regime costituzionale.  

Dopo la sconfitta di Novara, Carlo Alberto abdica a favore di suo figlio Vittorio Emanuele II, che continua ad esercitare il potere congiuntamente al parlamento.  La scelta è lungimirante.

Casa Savoia, grazie alle libertà concesse dallo Statuto Albertino, diventa il punto d’incontro di tutti i politici ed intellettuali liberali della penisola italica e da allora il processo del Risorgimento si costruisce intorno a Casa Savoia.  

Lo Statuto si presenta come una "costituzione flessibile", in quanto può essere modificata con le medesime procedure di una qualsiasi legge dello Stato.  

Nella prassi veniva instaurarsi un rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento: il Ministero poteva rimanere in carica solo se confermato dal voto delle assemblee legislative, mentre il sovrano nella scelta dei suoi ministri si adeguava alla volontà delle Camere e, in particolare, di quella elettiva.

I membri del Senato erano a nomina reale ed i deputati della Camera erano eletti in base al censo.

Il 17 marzo 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, con Camillo Benso di Cavour primo Presidente del Consiglio del nuovo Stato, lo Statuto divenne la Carta fondamentale dell'Italia unita, fino al 1946 quando fu adottato un regime costituzionale transitorio, valido fino all'entrata in vigore della Costituzione della neonata repubblica, il 1º gennaio 1948.

Oggi purtroppo gli scialbi centri Istituzionali di Torino, non ricordano, né menzionano questa ricorrenza.

Nel 1992 invece, la Fondazione San Paolo di Torino, pubblicò, “Lo Statuto Albertino e i lavori preparatori” ossia i processi verbali redatti in lingua francese e tradotti in Italiano, dei Consigli di Conferenza, tenuti tra il 7 gennaio ed il 4 marzo 1848, sotto la Presidenza di Carlo Alberto, nella reggia di Torino, in preparazione dello Statuto e legge fondamentale del Regno di Sardegna.

Lì è nata la nostra Democrazia!

In quel contesto, il 4 marzo, si tenne a Palazzo Carignano, sede del primo Parlamento Subalpino e della Camera dei Deputati dopo l’Unità d’Italia, un toccante e qualificato ricordo alla presenza del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

A vantaggio di coloro che per età non possono serbare memoria, mettiamo in evidenza un passo della prolusione pronunciata  appunto da Francesco Cossiga,  uno dei più significativi Presidenti della Repubblica italiana: “ Il dibattito che portò alla stesura dello Statuto albertino, permette di ripercorrere tutto l’arco della nostra evoluzione politica e costituzionale, rimeditare il nostro passato per essere più pronti ad incontrare il futuro: rimeditarlo con lo stesso spirito di realismo e di coraggio con il quale i componenti del Consiglio di Conferenza considerarono le richieste dello spirito popolare, lo stato della loro piccola Nazione, le esigenze dei tempi moderni ed adottarono le  necessarie misure: sì, con realismo e  con coraggio, con un realismo che allora consentì di guardare alle istituzioni e alle aspirazioni della comunità con un coraggio che in molti fece prevalere gli interessi della Patria sui propri stessi antichi sentimenti”.

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Articolo pubblicato il 04/03/2023