Pozzo Strada (a Torino), un quartiere in trasformazione (prima parte)
Locandina gelati Chiavacci

Nel corso del Novecento, la campagna diventa zona industriale

Nella lunga trasformazione del secolo scorso, molte attività produttive, di vari generi, hanno scelto il quartiere di Pozzo Strada per insediarvi i loro stabilimenti, con gli aspetti positivi e negativi che ne conseguono. Senza pretesa di esaustività, ne abbiamo scelti alcuni per raccontare le loro storie.

Capamianto, un nome che mette i brividi

Come insegna la lunga vicenda di lavoro e morte di Casale Monferrato, il progresso non porta soltanto benessere. La Capamianto ne è un altro esempio. Fondata nel 1890, nel 1911 costruisce uno stabilimento nel quadrilatero compreso fra corso Peschiera, via Sagra di San Michele, via S. Antonino e via Pozzo Strada, oltre la cinta daziaria di corso Ferrucci. Al termine del secondo conflitto mondiale, contrariamente ad altre realtà operanti nel settore amiantifero, l’azienda non lega la propria produzione al comparto automobilistico, ma si dedica alla realizzazione di «tele, tessuti, corde e guarnizioni di amianto». Assorbita dalla società inglese Capabeston, nel 1967 occupa 200 lavoratori e ha un passivo di oltre 45 milioni di Lire. È il prologo alla chiusura, avvenuta l’anno dopo. “Chiusa la Capamianto: 200 operai senza lavoro” titolerà La Gazzetta del Popolo del 20 luglio 1968. La crisi del settore amiantifero aveva portato alla chiusura, ed il rapporto tra lavoro e gravi patologie verrà messo in luce anche dal magistrato torinese Raffaele Guariniello, con un Osservatorio che indagare su molte aziende. Dopo un lungo abbandono, nel 1995 l’area viene recintata e si avvia la bonifica. Gianluigi Savoia, ex dirigente della fabbrica, sarà l’unico ad essere processato, per sette presunti omicidi colposi di dipendenti morti fra il 1991 e il 1994. L’ennesima vicenda che si conclude “all’italiana”.

Chiavacci, i gelati dell’infanzia dei meno giovani

La ditta Chiavacci, che ha prodotto gelati indimenticabili, fra i primi in Italia (quali il biscotto novellino, lo stick a forma e gusto di banana, le coppette bi-gusto), sorge in via Chambéry nel 1963. Quei gelati li aveva inventati l’artigiano del gelato torinese Angelo Chiavacci (1917-1964), un uomo che aveva imparato (e messo da parte) l’arte della gelateria dal padre Augusto, che produceva gelati artigianali in un chiosco di corso Re Umberto angolo via Cristoforo Colombo. In quei tempi l’attività di gelatiere era tipicamente stagionale, per cui nei mesi freddi i gelatai si trasformavano in fuochisti di caldaie o in venditori di caldarroste, facendo di necessità virtù per mantenere la famiglia tutto l’anno. Padre e figlio mettono su un laboratorio più ampio in via Cibrario, poi si trasferiscono in un locale di corso Sommeiller; dopo la morte di papà Augusto, il giovane Angelo riorganizza l’azienda di famiglia, la trasforma in società in accomandita semplice e inizia la produzione di gelati su scala industriale, ma nel rispetto delle ricette del padre. Stampa Sera del 21 luglio 1964 gli dedica un affettuoso articolo di commiato: «In questi ultimi tempi, avendo ormai raggiunto il successo, Angelo Chiavacci aveva un po’ rallentato il ritmo di lavoro, senza però abbandonare completamente la guida della sua azienda. Giocava a tennis, era appassionato di fotografia, e nel complesso godeva di una buona salute. Domenica era solo in casa, con la maggiore delle sue quattro figlie, che sta sostenendo gli esami di maturità classica: con lei avrebbe raggiunto poi la famiglia al mare. Si è sentito male al mattino. È accorso il medico di famiglia che gli ha somministrato qualche cardiotonico. Alle 19, una seconda crisi lo ha purtroppo fulminato. Nel pomeriggio di oggi si svolgeranno i funerali».

Ferrino: sport, zaini e tende

Cesare Ferrino è il progenitore di questa storia, che nasce nel 1870 in un negozio di vernici in via Nizza 107, di fronte al collegio dei padri rosminiani. La sua idea vincente è stata l’acquisto di brevetti e macchinati tedeschi per la ceratura dei tessuti, per renderli impermeabili. I suoi prodotti hanno successo e il negozio si ingrandisce. Nel 1911 la Ferrino partecipa all’Esposizione Internazionale di Torino, per il cinquantenario dell’Unita d’Italia, per la prima volta si abbina il marchio all’idea del turismo. La nostra città produce infinite nuove idee e nel 1932, primo in Italia, nasce a Torino l’Auto Campeggio Club Piemonte, in un clima di aumento di interesse per il turismo e i viaggi, favoriti anche dai circoli aziendali, una interessante forma di welfare del tempo. La guerra porta distruzione anche per la Ferrino, i locali di via Nizza bruciano dopo un bombardamento. Al termine del conflitto, Alberto Ferrino costruisce il nuovo stabilimento in corso Monte Cucco 58 (angolo corso Peschiera, al posto del quale oggi vediamo un condominio). Nel 1965 la Ferrino si “sposta” in via Fattori 52, un altro ingresso nel medesimo isolato e triplica i suoi dipendenti. Nel 1971 ci sarà l’addio al quartiere, con un nuovo stabilimento a Givoletto.

Quercetti, la passione per i giochi

Alessandro Quercetti, classe 1919, è il capostipite di un’azienda di successo. Già a sei anni costruisce giochi in una soffitta delle case popolati di corso Peschiera, poi si appassiona ai modellini volanti; tale passione lo fa arruolare nell’Aviazione, nella quale combatterà in una lunga guerra. Nel 1947 costituisce la Inco, piccola fabbrica di giocattoli; poi costituisce la Hoplà, un nome accattivante per i suoi giochi e dal 1950 apre un laboratorio in corso Casale, nel 1959 si trasferisce infine in via Beaulard 57. Il Coloredo è un mosaico di chiodini di plastica che vede la luce nel 1964. Seguiranno tanti altri successi, fino alla scomparsa di Alessandro, nel 2009. I figli ne proseguono l’attività, mantenendo salde le radici torinesi. Da questa azienda ancora attiva, che ha scelto di rimanere a Torino, si può imparare qualcosa. La speranza è che sia di esempio per altre imprese, con il messaggio che, anche in tempo di globalizzazione sempre più spinta, produrre sul territorio in cui si è nati è possibile, compatibile con le ragioni di bilancio, utile per uno sviluppo sostenibile.

Fine prima parte (segue)

Bibliografia

Stefano Garzaro – Pozzo Strada – Graphot 2013

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Articolo pubblicato il 10/03/2023