Russia, Moldavia e Ucraina. Occidentali ed ex sovietici alla resa dei conti.

Oltre all'Ucraina il conflitto potrebbe aprirsi negli stati ex sovietici, specie in Bessarabia.

Russia, Ucraina e Moldavia. Tutte e tre ex repubbliche sovietiche. Accomunate da un passato comune, ad oggi risultano fortemente in conflitto fra di loro.

Nella Russia, erede diretta dell’Impero Sovietico, ci si sente investiti di un’antica missione di protezione verso le ex repubbliche “minori” figlie del Socialismo Reale.

L’Ucraina, dal canto suo, cerca di smarcarsi dall’ex passato sovietico, per meglio trovare una sua indipendenza politica filoccidentale. Evitando così di finire come la Russia Bianca di Lukashenko nell’orbita del Cremlino.

In ultimo, la Moldavia. Il governo di Chisinau vuole aprirsi alla possibilità di divenire un paese euroatlantico. Tuttavia, al suo interno, ha da sempre una zona del paese fuori controllo. Dopo la dissoluzione dell’Urss non tutta la Moldavia accettò la fine dell’Era sovietica. Una parte di Moldova, lungo il confine con l’Ucraina, sul fiume Nistro, rimase sotto controllo russo, mantenendo intatte le antiche istituzioni sovietiche.

Fu così che la Repubblica Socialista di Moldavia sopravvisse. De iure il territorio attuale della Trasnistria appartiene all’attuale Repubblica di Moldavia; de facto però i militari russi e i cittadini rimasti sovietici controllano l’intero territorio, denominatosi “Repubblica Moldava di Pridnestrovie”.

In questa precisa area socialista dell’antica Bessarabia tutto rimane intatto come un tempo. Dalla bandiera sovietica moldava all’inno nazionale, dai busti di Lenin fino al KGB ancora funzionante.

Sono molti a pensare che il prossimo attacco russo di primavera possa arrivare proprio dalla Trasnistria, oltre il fiume Nistro (Dnestr in lingua russa).

Tuttavia, molti analisti sostengono che la situazione già di per se tesa in Moldavia possa degenerare ulteriormente. Lasciando tutti sorpresi per un attacco diretto alle istituzioni moldave.

Pochi giorni fa il governo di Chisinau ha tremato. Manifestanti inferociti contro l’attuale governo europeista di Maia Sandu. Chiedendo elezioni anticipate: alcuni hanno cercato di fare irruzione nella sede dell'esecutivo, ma sono stati bloccati dalla polizia schierata in assetto anti-sommossa, la quale ha compiuto diversi arresti prima che i dimostranti si ritirassero.

Questo fatto, benché eclatante per la politica interna moldava, è parso ai molti come un semplice avvertimento di quello che potrà capitare in seguito.

Recentemente era stata proprio la presidente Sandu, su posizioni filoccidentali, ad accusare la Russia di preparare un colpo di Stato a Chisinau per portare la Moldavia nella sua orbita. Mentre Mosca da giorni denuncia presunti piani da parte di Kiev di preparare una falsa invasione russa dalla Transnistria per giustificare un attacco ucraino al territorio secessionista moldavo, dove sono presenti attualmente circa 1.500 soldati russi.

Da diverso tempo, insieme alle repubbliche separatiste presenti in Georgia (Ossezia e Abkhazia), anche in Moldavia c’è chi pensa che possa capitare quello che già è avvenuto nelle regioni autonome del Donbass.

La situazione quindi potrebbe terribilmente allargarsi. Rendendo il conflitto più esteso, ben oltre l’Ucraina.

Il Pentagono di rimando sta cercando di allontanare dall’orbita russa l’altra repubblica ex sovietica del Kazakistan. Inutile negare che al Cremlino non è passata inosservata la visita di Blinken alla repubblica centroasiatica.

I sospetti da ambe le parti sono enormi. L’ipotesi di un trattato e di una futura pacificazione si allontana sempre di più. Specie dopo che il presidente Biden ha rifiutato la proposta di pace cinese, reputata dall’americano troppo filorussa.

Dopo un anno di guerra la Russia rilancia con mezzo milione di uomini al fronte. Pronta ad attaccare l’Ucraina da più parti, diverse le ipotesi sul campo. C’è chi sostiene che l’attacco potrebbe avvenire da nord con la Bielorussia; oppure da ovest con la Trasnistria, o da est, direttamente dal Donbass. O in ultima ipotesi da Sud, dalla Crimea e da Kherson, puntando su Odessa e su tutta la costa ucraina. Con l’intento di chiudere i rifornimenti di grano all’Europa e di tagliare fuori dal mare il governo illegittimo di Kiev.

Presto gli Stati Uniti dovranno decidere il da farsi. Washington dovrà optare se trattare o sparare. E noi con loro.

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Articolo pubblicato il 03/03/2023