Il Sequestro del Marò

Massimiliano Latorre ricostruisce i suoi «dieci anni di privazione della libertà e di sofferenze, sulla base di accuse infamanti, poi risultate infondate»

«Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese».

Così affermava John F. Kennedy nel suo celebre discorso di insediamento alla Casa Bianca.

Ci chiediamo se questo accorato appello patriottico, peraltro condivisibile in linea generale, sia mai passato per la mente del marò Massimiliano Latorre, militare italiano catapultato in un’odissea decennale assieme al suo commilitone Salvatore Girone.

Forse tali parole sono amaramente echeggiate nel suo animo, al pensiero di questa surreale vicenda internazionale che ha visto come protagonisti due militari italiani, dei pirati, due poveri pescatori indiani e i rispettivi governi di casa nostra e dell’India.

Se Salvatore Girone ha comprensibilmente scelto il silenzio e l’oblio nei confronti di questa brutta storia, Massimiliano Latorre ha impegnato la via del ricordo condiviso con la pubblicazione del libro “Il Sequestro del Marò” (La Vita Felice, 2022).

In una sorta di conversazione con Mario Capanna, Massimiliano Latorre, nato a Taranto nel 1967, ricostruisce la sua vita e il legame coi suoi affetti, il suo arruolamento come fuciliere di Marina del Battaglione San Marco nel 1994 e, infine, la storia che l’ha reso noto suo malgrado: l’accusa di aver ucciso nel 2012 due pescatori indiani durante una missione sulla petroliera italiana Enrica Lexie.

Il 15 febbraio di quell’anno, al largo delle coste dello stato indiano del Kerala, nel Mar Arabico, i due fucilieri di Marina italiani, in missione per proteggere la nave in acque a rischio di pirateria, sparano in direzione di un'imbarcazione indiana in atteggiamento di attacco. Da quel momento, inizia per loro un calvario conclusosi soltanto il 31 gennaio 2022, quando sono stati assolti dal GIP di Roma.

Il libro ha il merito di proporre il punto di vista di uno dei due protagonisti del dramma accaduto in acque internazionali, al di là della ricostruzione giudiziaria e delle implicazioni politiche, dov’è emersa la debolezza del nostro Paese sul versante internazionale.

Così scrive Latorre nella Premessa del suo libro:

«Questo racconto nasce dal desiderio di far conoscere la storia, quasi incredibile, che mi è toccato vivere, senza alcuna colpa, ma solo per aver fatto il mio dovere: dieci anni di privazione della libertà e di sofferenze, sulla base di accuse infamanti, poi risultate infondate.

E nasce anche per superare il senso di abbandono e frustrazione che ho dovuto subire nei momenti più difficili, ma sorprendentemente anche in quelli che avrebbero potuto essere più sereni.

Per esempio: mi rattrista tuttora molto che, dopo il 31 gennaio 2022 - in seguito all'assoluzione piena -, nessuno, né della politica né delle istituzioni, si sia pronunciato sull'assurda vicenda […]

Credo che sia il momento giusto per sciogliere dubbi, chiarire zone d'ombra, comportamenti opachi: lo considero un atto dovuto nei confronti di chi mi ha sempre sostenuto e ha creduto nella mia buona fede. […]».

Un libro come questo ha una sua funzione catartica, sul versante personale, e al tempo stesso interroga la troppo spesso intenzionalmente corta Memoria di un Paese come il nostro, dove tutto passa quasi senza lasciare un segno nel corpo della Nazione.

Cosa analoga è accaduta anche con la drammatica storia avvenuta in quelle lontane acque.

Non aggiungiamo altro perché nella ricostruzione di Latorre c’è molto più di quanto un recensore possa scrivere, magari sperticandosi in un ventaglio di parole che non potranno mai veicolare la sofferenza di un nostro militare che ha fatto soltanto il suo dovere.

 

Massimiliano Latorre

Il Sequestro del Marò. Conversazione con Mario Capanna

La Vita Felice, Milano, 2022 – 128 pp. – € 12,00

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Articolo pubblicato il 10/03/2023