Quando Padre Cristoforo prese una multa

Dove si dimostra, in tre puntate, che leggere I Promessi Sposi è tutto fuorché inutile

TERZA PUNTATA

Troncare e sopire, sopire e troncare 

Ma l’alba del giorno dopo diede inizio ad una serie di eventi inaspettati. Convinto di presentare il suo ricorso insieme ad altri dieci e di  consegnare alle autorità una registrazione che avrebbe inchiodato Frassinetti, Antonini  si ritrovò invece  perfettamente solo avanti all’ufficio del prefetto: l’avevano abbandonato tutti.

Il cd con le registrazioni era sparito e nessuno sembrava preoccuparsi più né della multa, né della decurtazione dei punti sulla patente; improvvisamente erano diventate tutte sciocchezze e l’accanimento di Antonini una presa di posizione moralistica e infantile. «Abbi pazienza, Paolo; cosa vuoi, ci ho ripensato. Non me la sento di perdere tempo. Pazienza. Qualche punto in meno non è la fine del mondo.»

«Scusami, Paolo. Tra pochi giorni parto per il Brasile e tornerò solo fra tre settimane. Il termine del ricorso scade tra dieci giorni. Non ce la faccio: è andata così, pazienza.» Antonini era allibito. Ma che fine aveva fatto la rabbia di tutti i suoi amici della Casati e Castelli? Passavano tutti dall’incrocio incriminato almeno due volte al giorno, per raggiungere l’azienda: le multe erano fioccate in abbondanza, ma adesso sembravano innocue, quasi giuste. «È anche questo il problema. Se continui a subire, per quieto vivere, alla fine ti convinci che non c’è niente di strano, che va bene così. Se subisci passivamente i torti dei disonesti e le violenze sfacciate degli arroganti, se smetti di indignarti davanti all’ingiustizia, finisce che ti abitui, che non ci trovi niente di strano. Sei destinato ad entrare, per pigrizia ed apatia, nell’ingranaggio dell’indifferenza. Finisce che diventi connivente senza neanche accorgertene.»

Ma il professore non ci pensava neanche, a diventare connivente; la sua indignazione era viva e nitida come le montagne che intravedeva all’orizzonte. Consegnò il suo solitario ricorso  e si diresse verso la scuola. Al famigerato incrocio, volgendo macchinalmente lo sguardo verso la Casati e Castelli, vide l’auto di Frassinetti nel parcheggio. E vide anche la vedova Castelli, più ingioiellata e impellicciata che mai, salire velocemente sul SUV del consigliere ed abbracciarlo appassionatamente. Gli vennero improvvisamente alla mente i fastidiosi  pettegolezzi di sua moglie. Non aveva mai capito perché una donna intelligente come lei si abbassasse a volte a discorsi e considerazioni così insulsi. Ma stavolta c’era del vero, evidentemente.

In classe fu accolto dallo sguardo fermo e determinato di Alisei. «Prof, che ne è stato di padre Cristoforo dopo che ha affrontato don Rodrigo?» La voce calma e sicura del ragazzo lo sorprese. Improvvisamente sembrava diventato adulto. Strana domanda: che bisogno c’era di chiederlo a lui? I riassunti dei Promessi Sposi pullulavano su internet, insieme con analisi e commenti di ogni genere. E con quello che il ragazzo stava passando, questo interesse così vivo per  il frate manzoniano  lo lasciava per lo meno perplesso.

«Viene costretto a lasciare il convento di Pescarenico. Renzo lo incontrerà poi al lazzaretto, malato di peste. In punto di morte…Ma basta così, se no ti rovino la sorpresa.»         

«Chi lo allontana? Perché? Non è giusto.»

«Alisei, è un romanzo. Che importanza ha?»

« Per me è importante. Mi spieghi cosa gli succede dopo.»

E va bene, Alisei: andiamo al colloquio tra il conte zio e il padre provinciale. Non fu difficile giustificare davanti alla classe la decisione di anticipare  il XIX capitolo; i ragazzi accettarono senza discutere, convinti più dall’espressione del viso che dalle parole dell’insegnante. Infatti nell’animo del professore, già turbato dagli eventi della prima mattina, si stava facendo strada l’emozione che ben conosceva. E i più  attenti l’avevano già capito, prima dello stesso Antonini: sapevano cosa li aspettava. Si guardavano l’un l’altro sorridendo: lo spettacolo stava per cominciare, anche se l’attore non sapeva di essere sul palcoscenico. «Il conte zio, abilmente manovrato dal conte Attilio, chiede l’allontanamento di padre Cristoforo, convinto di  dimostrare in questo modo il  potere della famiglia di fronte a quello dei cappuccini. Ma in realtà…» In realtà nella mente di Antonini si andavano chiarendo le ragioni dell’emozione che provava. E non solo. Mentre spiegava, il conte zio assumeva la fisionomia di Frassinetti e il padre provinciale, cambiato sesso, lasciava il saio per indossare un abito firmato e la  croce al collo per un prezioso  gioiello di moda.

«Capisci, tesoro? Un  unico ricorso non è un problema. Il prefetto è dei nostri. E se anche il giudice di pace volesse interferire, chi gli darebbe retta? Se nessuno ha avuto niente da dire su tutte le altre multe, perché mai anche questa non dovrebbe essere regolare? Chi controllerà  i tempi del giallo? E se anche lo facessero…. Basterà un ritocchino alla foto… Noi sappiamo bene come si fa, no?» Nella mente di Antonini il conte zio-Frassinetti soffiò forte, come se avesse dovuto spegnere un fuoco pericoloso. Poi scoppiò in una risata di sufficienza e di scherno.

«Capisci? È fondamentale che Antonini non abbia l’appoggio di nessuno. Anche per l’altra faccenda. Più è solo, più possiamo stare tranquilli. È cocciuto come un mulo, ma stavolta se la spaccherà, la sua testa dura.»

«Stai tranquillo, caro. Convocherò tutti i dipendenti multati. Non sarà difficile convincerli ad accettare un favore. E poi li avrò nelle mie mani. Per sicurezza, prometterò di pagare  al loro posto. E li rassicurerò anche sui punti: lo sanno tutti che ho dei santi in prefettura.»

E anche il padre provinciale- vedova Castelli cominciò a soffiare.

«Troncare e sopire, mia cara. Sopire e troncare. Dobbiamo mettere tutto a tacere. È troppo pericoloso. Sai, le conseguenze potrebbero essere gravi.  Tra l’altro quel rompiscatole s’è messo anche  difendere la “verginella”. »

La voce di Antonini era cambiata. Parlava quasi sottovoce, misurando le parole, come se ognuna dovesse essere pronunciata in quel preciso momento, non un secondo prima né un secondo dopo. In realtà nella sua mente si stava facendo strada un’ipotesi inquietante.

« Chi è la “verginella” ?»

“Ma come, non lo sai? Quel ragazzino insulso, il figlio del  lattoniere  di…* che si crede chissà chi. Non m’incanta, con la sua aria mite. Manda il figlio in classe con i nostri, ti rendi conto? E giustamente i ragazzi gli danno le lezioni che si merita.»

Antonini si sedette, quasi travolto dal soffio violento del conte zio-Frassinetti. Ecco chi picchiava Alisei. Chissà perché, era sicuro di avere colpito nel segno. Guardò Lorenzo diritto negli occhi. «Allora, prof, padre Cristoforo ha perso?»

«Per i momento sì, Alisei.»

Il ragazzo abbassò gli occhi. Ma dentro di lui montò  un’indignazione feroce.

«Troncare e sopire un accidenti, bastardi. Stavolta non mi fermerà nessuno. Padre Cristoforo farà la sua denuncia in grande stile. E ve lo dovrete togliere quel maledetto cappuccio. Voglio guardarvi in faccia. Con che coraggio potrete farlo voi, dopo tutto il  male che  mi avete fatto?»

Rialzò lo sguardo verso il professore. La spiegazione continuava, sicura e chiara come sempre, ma le parole di Antonini  si rivestivano per lui di nuovi significati. Diventavano un incoraggiamento. Il conte zio non minacciava più, il padre provinciale trovava il coraggio di difendere padre Cristoforo: nessuno voleva nascondere nulla, tanto meno le violenze che aveva subito. Per gli altri studenti le ultime parole di Antonini furono solo la conclusione di una bella lezione. Ma per Alisei significarono esattamente questo:

«Coraggio, Alisei. Tuo padre è seduto in macchina fuori da scuola. Il maresciallo dei carabinieri ci aspetta nel suo studio. Sta tranquillo: qui nessuno vuole troncare o sopire. Andiamo a denunciare i tuoi aguzzini.» Anche nella mente del professore suonarono più  o meno così.

Ma con un’aggiunta: « Il cd non può essere sparito. Lo troverò. Egregio consigliere, non sperare di cavartela. Sei un ladro e pagherai per questo. L’Italia ha un sistema giudiziario lento, ma non siamo né in Cina né in Afghanistan. E a costo di arrivare in Cassazione non pagherò una multa per un’infrazione che non ho commesso.» 

E cosi fu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/04/2023