Valsesia partigiana. Un’altra verità

Il nuovo libro di Roberto Gremmo considera pagine poco gloriose della Resistenza, finora dimenticate o nascoste dalla cortina fumogena della retorica nazionalista

Roberto Gremmo, storico esponente della cultura autonomista, è autore di numerosi e documentati saggi storici, costantemente caratterizzati dal considerevole impiego di documenti spesso inediti.

Un modo certo lodevole di condurre le sue ricerche, che gli ha permesso di formulare considerazioni innovative su argomenti già indagati da altri studiosi oppure di fare luce su episodi lasciati in ombra o trascurati dalla storiografia ufficiale.

È il caso del suo recentissimo volume Valsesia partigiana. Un’altra verità

(Botalla Editore, 2023) che costituisce una sofferta ricerca sul ‘sangue dei vinti’ in questa Valle.

Gremmo si chiede, infatti, se la Valsesia fosse «Un’intera valle di partigiani coraggiosi e orgogliosi di esserlo e con alla testa il valoroso Moscatelli?».

Così vuole la storiografia ufficiale, forte della motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare, concessa il 14 luglio del 1971 al Comune di Varallo Sesia (Vercelli) dal Presidente della Repubblica. Storiografia che indica Vincenzo Moscatelli, Cino (Novara, 1908 – Borgosesia, 1981), comandante delle Brigate Garibaldi della Valsesia, come uno dei capi più noti e rispettati delle formazioni partigiane.

È certamente vero che in questa regione la Resistenza coinvolse molte persone, scrive Gremmo, ma non mancarono fatti e vicende che di eroico ebbero ben poco.

Le formazioni partigiane furono davvero molto attive ma fra loro si scatenò una feroce lotta intestina per l’egemonia, che passò per la liquidazione fisica di due capi coraggiosi ma fuori controllo come i fratelli Peretti e la vendetta contro i resistenti socialisti del “Campo Matteotti”, colpevoli di non voler accettare l’estremizzazione del conflitto.

Non mancarono episodi oscuri come la guerra di spie che provocò l’assassinio del maggiore Holohan o la lotta ai limiti del banditismo per accaparrarsi l’oro della miniera di Pestarena.

Nel breve intervallo della ‘Zona libera’ la popolazione valligiana sperimentò un potere differente da quello nazi-fascista ma non conobbe forme di nuova democrazia e di governo popolare, subendo invece le imposizioni di una oligarchia militarista col fazzoletto rosso al collo.

La popolazione atterrita restò inerte e neutrale, subendo impotente le violenze degli uni e degli altri: i ribelli ‘espropriatori’, Salò che non garantiva ordine e i tedeschi che bruciavano i paesi e deportavano i giovani.

Le vittime incolpevoli di un feroce conflitto furono tante ma non sempre causate dalla guerra contro l’invasore come dimostrano i documenti - fino ad oggi, e non per caso, inediti - delle numerose inchieste del Dopoguerra su vari delitti ‘politici’ che si erano verificati fra il 1943 ed il 1945.

Troppo si è finora taciuto sulle brutali vendette del post-Liberazione.

Anche in Valsesia la Resistenza scrisse pagine poco gloriose?

Purtroppo sì, ma sono state sempre dimenticate o nascoste dalla retorica nazionalista. E questo non è giusto, perché la storia va scritta tutta.

Il volume Valsesia partigiana. Un’altra verità, come nello stile di Roberto Gremmo, è fornito di un ricchissimo apparato di note. Propone una serie di approfondimenti e di spunti di riflessione su dolorose vicende della Resistenza in Valsesia che, come già detto, la storiografia ufficiale ha voluto tacere.

Approfondimenti e riflessioni molto importanti per chi non voglia appiattirsi su una visione schematica e manichea della Resistenza, momento tanto rilevante nella vita della nostra Nazione. Lo dice lo stesso Gremmo, quando in apertura del libro scrive di essere «certo che i suoi compianti genitori, il partigiano “Scalabrin” e la staffetta “Nadia”, non avrebbero protestato per questa lacerante ricerca di verità, per quanto scomoda e dolorosa possa essere».

 

Roberto Gremmo

Valsesia partigiana. Un’altra verità

Botalla Editore, Gaglianico (Biella), 2023 – 160 pp. € 18,00

Per contattare l’autore: storiaribelle@gmail.com

Oppure “Storia Ribelle”

Casella postale 292

13900 Biella

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Articolo pubblicato il 23/03/2023