La siccità irreversibile, l’antica foresta planiziale Padana e le conseguenze dell’effetto farfalla

Al nord-ovest ancora non piove. Miliardi di alberi scomparsi dalla Pianura Padana rivivono nella memoria di un saggio quanto mai attuale

 Lunedì 20 marzo 2023 è il giorno dell’equinozio di primavera. Molta speranza per la pioggia che il vento ci porterà…

Edward Lorenz pubblicò la sua teoria dell’ “effetto farfalla” nel 1963 sul New York Academy of Sciences

Era la fine degli anni 70 e nell’Istituto del professor Lorenzo Matteoli, poi preside della facoltà di architettura di Torino, lo studio dell’effetto serra, delle variazioni climatiche e la necessità di ricorrere a fonti energetiche alternative erano materie di studio appassionato e pionieristico.

Da quella ricerca accademica e dall’intreccio con altre esperienze, è scaturita la mia continua attenzione allo scenario che si stava delineando sul divenire meteorologico del mondo. All’epoca si affrontavano i temi in un modo tuttora poco praticato, e cioè: risalendo il contesto storico per capire il presente e quindi, delineare il futuro. Difficile poi trovare attenzione pratica per riconvertire un sistema distruttivo, quando si era in tempo. Oggi si chiama agenda 2030, parole e sorrisi, ma ancora poco accordo per un radicale cambiamento.

Breve premessa che ci porta ai giorni nostri, alla siccità che, ragionando e agendo in modo diverso dalla dottrina neoliberista e non soltanto, forse si sarebbe potuta evitare, rallentando di molto il riscaldarsi del mondo.

I primi articoli che scrissi sul rischio siccità risalgono al 2007, impostati con l’amico di penna Luciano Borghesan, allora giornalista de La Stampa, quindi continuai su alcune riviste. Nel frattempo la siccità è diventata incombente non solo in Europa. In Italia, soprattutto nel Nord-Ovest, in Piemonte.

Certo il riscaldamento globale ne è una causa, ma non l’origine, perché “l’effetto farfalla” era già in atto da molto tempo. Per risalire a qualche verità sarebbe d’aiuto leggere “Storia del paesaggio agrario italiano”, magnifico testo di Emilio Sereni pubblicato sessat’anni fa, ma attualissimo grazie a una magistrale, sintetica capacità descrittiva.

Il saggio parte dall’epoca etrusca e accompagna il lettore nella storia del nostro Paese in modo alternativo, fornendo alla ragione altri strumenti per capire il presente. Altresì, dipinti de “il bel paesaggio” di Benozzo Gozzoli, ci riportano panorami di un’Italia com’era nel XV secolo. Memorie dalle quali alcune risposte si impostano del sole.

In pratica, il disboscamento e la bonifica delle zone umide non solo italiane, messe in atto nel corso dei millenni, hanno variato in modo sostanziale l’interazione tra terra e cielo, tra umidità al suolo e nuvole, ancor prima delle emissioni di gas serra generate dalla rivoluzione industriale.

L’impennata di disboscamento della autoctona Foresta Planiziale della Pianura Padana, unita al rapido espandersi delle superfici edificate che si sono susseguite nel dopoguerra hanno stravolto il paesaggio che, da boschivo era già stato modificato in agricolo, con progressiva diminuzione dell’ombra al suolo e ossigenazione dalle superfici alberate. Non essendoci i dati in materia, dunque la scrittura e la pittura sono i testimoni della memoria storica.

La Foresta Planiziale Padana, oggi sopravvive come Area Protetta e il 50% del rimanente è concentrato in Piemonte, ma sino al basso Medioevo e oltre, gli umidi boschi di brughiera, nel Nord Italia coprivano quasi del tutto la superficie della pianura Padana che era una enorme foresta solcata dal fiume Po.

Il libro di Emilio Sereni illustra come, dalla centuriazione romana ai secoli seguenti dell’insediamento umano la foresta Planiziale non solo padana, sia stata sfoltita per ricavare legnami e per far posto a pastorizia e agricoltura, atte a sfamare le città sempre più invasive e popolose. Storia d’Italia & storia della fascia continentale euroasiatica, che nei secoli ha barattato il suo volto silvestre con l’avanzare della società civile.

Il senso della locuzione “effetto farfalla” si riferisce a sistemi dinamici non lineari dove minime variazioni iniziali si amplificano nello spazio-tempo fino a generare grandi cambiamenti anche a distanza e lontano nel tempo.

La distruzione della foresta umida di pianura, formata perlopiù da latifoglie, è stata un’operazione che ha interessato non solo il Nord Italia, ma tutta la superficie europea, con effetti definitivi sul microclima e sulla formazione delle famigerate bolle di calore che hanno deviato i percorsi delle perturbazioni artiche e atlantiche.

Per ogni albero abbattuto, moltiplicato per i miliardi di piante d’alto fusto sottratti al ciclo naturale, la metafora del battito d’ali diventa una immensa folata d’aria calda che ci sta presentando il conto. Una tra le tante.


Un esempio: fino al medioevo la Scozia era coperta da foreste, completamente saccheggiate per costruire città e navi della flotta inglese

Nonostante le colpe del disboscamento e della urbanizzazione facciano da tempo parte del pacchetto “riscaldamento globale”, la logica del profitto neoliberale e lo sviluppo tecnologico vettoriale, non frenano la corsa verso l’abisso, anzi. La mobilità elettrica da 250 hp è l’ultimo imbroglio.

Poche proposte a come tentare di salvare il mondo da noi stessi, mai sazi di inutili balocchi. Eppure qualcosa si può fare. Occorre ripudiare il progresso figlio di Mephisto e innescare un effetto farfalla in senso contrario. Tentare di ripristinare la foresta umida non solo Padana piantumando miliardi di alberi creerebbe molti posti di lavoro, ombra, umidità, ottimismo e felicità interiore.

Sarebbe un buon esempio per il resto del pianeta Terra, ma non si farà, noi gente di buona volontà lo sappiamo bene, purtroppo. La strada è segnata, al Tg le signorine mezzobusto ci comunicano che: “La siccità è un fenomeno irreversibile… 50% in meno di neve sull’arco alpino… Il Po è in secca… - 80 cm il livello sul lago maggiore…”. Poi, notizie sul traffico, cotto e mangiato, pubblicità e dopo… grande fratello…

Siccità: finalmente l’argomento è diventato quotidianità, figlio dell’effetto serra  e di troppi, storici “effetti farfalla”, ma per le generazioni più recenti, Fridays for Future compresi, manca la memoria storica, a molti sembra un irreversibile processo applicato al mondo naturale. Non lo è, lo sa bene la flora amazzonica, la foresta pluviale del Borneo, ogni albero dato alle fiamme da qualche criminale senza cervello. Riconvertire è il termine d'obbligo.

Il pianeta non ha più tempo per sterili chiacchiere. In Piemonte non piove, il Po è a secco, la conoscenza non è un difetto. Dunque, chiamo a raccolta i colleghi delle testate più influenti, e soprattutto i lettori più curiosi e sofferenti. Per la crisi idrica che attanaglia non solo il Piemonte, qualcosa si può fare. Tacere e sperare, non più.

“Storia del paesaggio agrario italiano”, testo di Emilio Sereni. Una lettura per aprire la mente, mentre nel frattempo, le superpotenze si stanno già spartendo l’Antartide in cerca di nuovi giacimenti… Il pensiero accademico a farfalla non ha alcuna controindicazione, ma speriamo che piova a catinelle durante questa primavera che verrà. Per 40 giorni e 40 notti forse basterà.

 

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Articolo pubblicato il 20/03/2023