Igor Boni e "Radicali Italiani" gioiscono per il mandato di cattura nei confronti di Putin

La sete di giustizialismo dei Radicali è davvero la giusta strada per costruire la pace?

La situazione geopolitica alle porte dell’Europa ci costringe da tredici mesi a parlare di Ucraina e Federazione Russa. Il conflitto nato fra le due Nazioni sta tenendo con il fiato sospeso il mondo intero per la paura di un’escalation nucleare.

Ciò nonostante “Radicali Italiani” fomenta le tensioni e non perde occasione per attaccare il fronte russo ritenendolo unico colpevole del conflitto in atto. In tutte le manifestazioni, iniziative e partecipazioni del partito ispirato a Marco Pannella, i Radicali insistono sul criminalizzare Vladimir Putin e santificare Volodymyr Zelensky.

L’ultimo atto discutibile porta la firma di Igor Boni, Presidente di “Radicali Italiani”, che sulle colonne de “Il Dubbio” ha pubblicato un editoriale pieno zeppo di ideologia e livore nei confronti del Presidente della Federazione Russa.

Il motivo di tale articolo è dettato dal provvedimento della Corte Penale Internazionale che ha emesso un mandato di arresto nei confronti del leader russo. Ad Igor Boni non è sembrato vero. Questo atto gli ha permesso di far sembrare “Radicali Italiani” un partito rappresentativo e rappresentato nonostante alla Mozione Generale del XXI Congresso di Radicali Italiani fosse noto che gli iscritti al partito sono appena 613.

Nel suo cospicuo intervento Boni ha infatti scritto: “Abbiamo contribuito non poco come Radicali. Dapprima con il Partito Radicale Transnazionale, con Emma Bonino e Non c’è Pace Senza Giustizia, nella creazione del Tribunale penale internazionale contro i crimini di guerra, e nell’ultimo anno con la campagna di Radicali Italiani “Putin all’Aja”. Radicali Italiani è stato l’unico partito europeo che ha dedicato ogni giorno dell’ultimo anno a questa priorità”.

Parole senz’altro discutibili dal momento che molti soggetti politici hanno scelto di sostenere l’Ucraina senza neppure considerare le ragioni alla base delle scelte operate dalla Federazione Russa. L’Unione Europea, d’altro canto, non ha mai avuto il benché minimo tentennamento. Da Bruxelles il diktat è sempre stato chiaro: tutti con Zelensky, nessuno con Putin!

Ma tutto questo non deve avere molto valore in casa radicale visto che Boni ha continuato dicendo: “Le 10.000 firme raccolte, consegnate nell’estate al Ministro della Giustizia italiano e, una settimana prima che il mandato di cattura fosse emanato, al Procuratore capo della CPI, rappresentano un baluardo di giustizia, di politica nonviolenta, di difesa del diritto internazionale e della democrazia”.

Interessante analisi se non fosse che gli Italiani sono 60.000.000 e 10.000 firme non sono che un’inezia rispetto al totale. Attribuirsi una vittoria schiacciante, quando la partecipazione del popolo alla campagna “Putin all’Aja” è stata pressoché risibile, ha dell’incredibile e sa di faceto.

In tutta coscienza vien da chiedersi cosa implicherà questo mandato di cattura emesso dalla Corte Penale Internazionale. Come si potrà chiedere di istituire un tavolo di pace tra le due Nazioni se uno dei due presidenti è trattato come un reietto e un criminale senza eguali?

L’Organizzazione delle Nazioni Unite in questi tredici mesi dall’inizio del conflitto cos’ha fatto di concreto per costruire la pace, metter fine al conflitto e ristabilire gli equilibri geopolitici internazionali?

L’Unione Europea, oltre a dimostrare la sua sudditanza nei confronti di Joe Biden e degli Stati Uniti d’America, cos’ha fatto di concreto per dialogare con la Federazione Russa e metter fine alla guerra?

Sono domande pressoché retoriche dal momento che la risposta per entrambi i quesiti è la medesima: nulla.

Igor Boni e “Radicali Italiani”, però, non sono ancora soddisfatti. La loro sete di giustizialismo li porta a sostenere: “Auspichiamo che la Corte proceda con il suo lavoro perché molti altri devono essere colpiti dal medesimo provvedimento. Dal Ministro degli esteri Lavrov, al falco Medvedev,  dal portavoce Peskov, al presidente ceceno Kadyrov, servo del Cremlino”.

Sicuramente torneremo sul tema consapevoli che la pace non si costruisce gioendo per degli atti unilaterali ma con la via del dialogo diplomatico serio e costruttivo.

Ad oggi nessuno ha voluto sedersi al tavolo con Vladimir Putin per costruire un fronte di pace. La diplomazia internazionale ha sempre aperto delle realtà interlocutorie ad evidente vantaggio dell’Ucraina di Zelensky.

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Articolo pubblicato il 23/03/2023