Bruno Magnani: Un eroe senza medaglie

Di Alessandro Mella

Ci sono tante storie nobilmente rievocate e ricordate, altre dimenticate, altre in cui qualcosa è irrimediabilmente mancato. Vicende sfuggite all’occhio delle istituzioni più elevate e che pur meriterebbero d’essere portate alla loro attenzione.

Come quella di cui diamo cenno. La storia del giovane Bruno Magnani.

Egli nacque a Sant’Ilario d’Enza, comune della provincia di Reggio Emilia, il 22 o 23 (le fonti non concordano) marzo del 1917, negli anni della Grande Guerra, figlio di Angelo e Teresa Menozzi. (1)

Venne al mondo in una famiglia rurale dell’Italia d’allora di quelle con vari figli, preziosi per poter mandare avanti la terra così come s’usava negli ambienti contadini.

Sono poche le note biografiche su questo ragazzo, ma una sua foto, scoperta su un luttino del tempo, lo ritrae con la divisa del Regio Esercito e sulla bustina si intravede il fregio dell’Arma del Genio presso la quale evidentemente egli servì.

Il che non stupisce perché, secondo una scheda elaborata dai bravi studenti dell’Istituto Silvio d’Arzo di Montecchio Emilia, egli esercitava la professione di operaio motorista per cui doveva esser assai abile nelle mansioni tipiche di quella specialità militare in cui la perizia tecnica è ancora oggi di fondamentale importanza. (2)

Dopo le traversie dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e dopo la promulgazione dei celebri Bandi Graziani per l’arruolamento “forzato” nell’esercito della Repubblica Sociale anche Bruno decise di raggiungere i partigiani e le formazioni in fase di consolidamento. Andò ad unirsi alla 77° Brigata SAP nella quale fu incorporato il 1° maggio 1944 come combattente sappista.

Tuttavia, egli non ebbe molta fortuna perché pochi mesi dopo, in autunno, i reparti della SD SS Sicherheitsdienst confluiscono a Sant’Ilario e presso la ex caserma dei Reali Carabinieri lo catturarono insieme ad altri partigiani del posto e lo portarono a Parma, alle carceri San Francesco, per gli interrogatori.

Bruno Magnani fu percosso, torturato, sottoposto ad ogni genere di sevizie per costringerlo a parlare, ma non cedette. Furono ore lunghissime, violente, terribili ed ogni creatura vivente avrebbe solo desiderato la fine piuttosto di quell’orrore. Ed essa, purtroppo, venne. Ricondotto devastato e moribondo in cella, per conseguenza immediata delle infami violenze che gli furono riservate, quel corpo stremato si spense.

Morì, a soli ventisette d’età, conservando nel cuore la speranza di un’Italia migliore. La sua agonia rivive nei ricordi di Piero Iotti:

Mi dibattevo nell’ansia da qualche ora, quando sentii lo schianto metallico della porta che si apriva sulla scala; due S.S. venivano avanti tenendo un uomo sollevato da terra. Un uomo? Si poteva solo supporlo, perché appariva deforme, accartocciato. Pensai a Bruno Magnani – a Tavanéin – e infatti quando il gruppo arrivò vicino, lo riconobbi. Le S.S. aprirono la cella di fronte, vi gettarono il mio compagno e si allontanarono. Aspettai qualche minuto poi: Tavanéin, Tavanéin…! Lui mi chiese chi fossi: son Piero, cosa te sucess… cosa t’ani fat… / Sono Piero, cosa ti è successo… Cosa ti hanno fatto – Tes – rispose lui col poco di voce che gli era rimasta – … un lavor… un lavor… – / Taci – … una cosa… una cosa… – ma poté rassicurarmi: non aveva parlato nonostante la tortura”. (3)

Gli altri suoi compagni furono caricati, successivamente, su un vagone bestiame e condotti al lager di Mauthausen.

Oggi il suo nome figura nella lapide dei partigiani caduti nel comune natio ed una pietra d’inciampo ne rinnova la memoria.

Ma l’autorità militare ma hai pensato, purtroppo, di conferire una medaglia al valor militare alla sua memoria.

Non sarebbe troppo tardi ed un conferimento sarebbe davvero opportuno per questo giovane eroe.

Alessandro Mella

NOTE

1) Scheda partigiano Magnani Bruno tramite il portale Partigiani d’Italia.

2) https://www.ilfuturononsicancella.it/pietre-dinciampo/bruno-magnani/ (Consultato il 22 novembre 2022).

3) P. Iotti con T. Masoni, Sono dov’è il mio corpo. Memoria di un ex deportato a Mauthausen, Firenze, La Giuntina, 1995, pp. 56-57.

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Articolo pubblicato il 01/05/2023