La Piccola Casa della Divina Provvidenza ha ricevuto la vista del Vescovo
Giuseppe Benedetto Cottolengo nasce a Bra (Cuneo) il 3 maggio 1786. Primo di dodici fratelli, la sua è una famiglia di commercianti, ma Giuseppe sceglie di dedicare la sua vita a Dio e ad aiutare il prossimo. Studia nel seminario di Asti, nel 1811 diventa sacerdote. Trasferitosi a Torino, si rende conto della triste realtà in cui versa il popolo torinese dell’epoca: disoccupazione, povertà, fame, malattie e infanzia abbandonata dilagano. Dopo l'inizio alla "Volta Rossa", affida la nuova opera di via Cottolengo alle suore vincenziane, così chiamate in onore di San Vincenzo de’ Paoli, del quale don Cottolengo è molto devoto.
Dopo una intensa vita di lavoro e apostolato, si spegne nel 1842 a Chieri, non prima di essere stato d’esempio per un altro grande santo piemontese, San Giovanni Bosco che, per qualche tempo, presta la sua opera nella “Casa della Divina Provvidenza”.
Il 30 aprile, giorno della sua morte, viene ricordato nella casa madre di via Cottolengo, a Torino. Il nutrito programma della giornata si è aperto alle 7, con la celebrazione eucaristica presieduta da P. Ugo Pozzoli, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata di Torino.
Alle 10 si è svolta la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da S.E.R. Mons. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa. Hanno concelebrato il Padre Generale della Piccola Casa Padre Carmine Arice e diversi sacerdoti cottolenghini. In Chiesa erano presenti la Superiora Generale delle Suore di S.G.B. Cottolengo, Madre Elda Pezzuto, il Superiore dei Fratelli Cottolenghini, Fratel Giuseppe Visconti, e una nutrita rappresentanza di tutta la Famiglia Carismatica Cottolenghina con gli ospiti nelle prime file.
«Il rapporto che la Piccola Casa ha avuto con la Chiesa di Torino è sempre stato speciale», ha detto don Carmine Arice all’inizio della celebrazione, nel rivolgere un indirizzo di saluto all’Arcivescovo; «è bello veder oggi la varietà della Famiglia cottolenghina: ci sono soprattutto i nostri ospiti, la ragion d’essere di questa Casa. Nell’ultimo anno abbiamo apprezzato il tuo metterti in ascolto di questa Chiesa torinese e di guardare ai “germogli” che sono presenti e che continuano a crescere nella comunità diocesana. Desidero chiedere al Signore, a nome della Famiglia Cottolenghina, che anche la Piccola Casa sia un “germoglio” di questa Chiesa. Puoi contare anche su di noi, Eccellenza, per comunicare la vita bella e buona del Vangelo in questa Chiesa».
«Il Cottolengo è un prete di Torino”, ha risposto l’Arcivescovo, Mons. Repole, rivolgendosi a Padre Carmine Arice e a tutta l’assemblea, «oggi qui sperimentiamo come il carisma di un uomo, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, sia stato generatore di altri carismi: ci sono, infatti, preti, suore, fratelli, religiosi, laici e ciascuno, dentro questo carisma, sviluppa il proprio carisma, per Dio e per i fratelli».
Nel corso dell’omelia, l’Arcivescovo ha messo in guardia dai “falsi pastori” sottolineando come «solo chi è collocato da Cristo, il pastore, nel Padre che è la sorgente della vita non vive più di paure perché ha vinto la paura della morte». «Mi piace pensare», ha evidenziato, «che questo sia uno dei tratti del magistero del Santo Cottolengo che non ha avuto paura di guardare alle infermità e ai dolori degli uomini perché era collocato nella vita, nella vita in abbondanza, e non a caso ha invitato tutti a fidarsi della Provvidenza di Dio, cioè il Dio vivo che non lascia cadere nella morte nessuno. Nella sua compagnia, nella sua testimonianza continuiamo allora a collocarci nell’unica nostra Casa, il Padre, che dà vita e dà vita in abbondanza».
Alle 16.00, presso il Padiglione Annunziata, la messa è stata presieduta da S.E.R. Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo emerito di Torino e Susa. Hanno chiuso la giornata, alle 17, i Vespri solenni, presieduti da S.E.R. Mons. Alessandro Giraudo, Vescovo Ausiliare di Torino.
Dopo la funzione concelebrata delle 10, l’Arcivescovo ha inaugurato il percorso storico nelle stanze abitate da San Giuseppe Benedetto Cottolengo e dai suoi primi collaboratori, primo passo per il totale recupero degli ambienti originari della grande istituzione benefica. Si tratta del primo nucleo della Piccola Casa della Divina Provvidenza che il Cottolengo ha aperto in Borgo Dora nell’aprile 1832, dopo essere stato costretto a chiudere il «Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini», conosciuto anche come «Ospedaletto della Volta Rossa», avviato in via Palazzo di Città il 17 gennaio 1828, per disposizioni della pubblica autorità a causa del colera che dilagava a Torino.
«Sono stati riorganizzati e recuperati alcuni ambienti che hanno segnato l’inizio dell’esperienza cottolenghina a Borgo Dora», spiega Padre Carmine Arice, «nell’edificio in cui si insediò il Cottolengo nel 1832 che allora comprendeva sei stanze al pian terreno, sei stanze al primo piano e una soffitta».
È stato realizzato un percorso storico nelle sei camere al primo piano, arricchite con numerosi ricordi del fondatore e dei suoi primi collaboratori. In una stanza si commemora, attraverso un microfilm girato all’epoca, la canonizzazione del Cottolengo avvenuta nella Basilica di San Pietro il 19 marzo 1934 e, soprattutto, i festeggiamenti che si tennero a Torino e coinvolsero l’intera città. Nel medesimo piano si trova la stanza dove è vissuto e morto il Beato Francesco Paleari (1863-1939), sacerdote cottolenghino, con i suoi ricordi. Il progetto prevederà, in futuro, il recupero della farmacia storica della Piccola Casa al pian terreno, in parte ancora attiva oggi, aperta dal Santo.
«Inauguriamo un percorso che ci aiuta ad andare alle radici per una rinnovata fedeltà al carisma cottolenghino: non intendiamo, infatti, fare archeologia, ma ritrovare motivazione, a partire dalle origini, per vivere nel presente la mission dell’opera fondata dal Santo Cottolengo» sottolinea Padre Arice.
Fra i ricordi esposti si trovano oggetti che aiutano a comprendere l’attenzione che il Santo, che ha scelto come motto della sua opera il versetto paolino Caritas Christi urget nos (2 Cor 5,14), aveva verso i poveri.
«Si può infatti vedere, per esempio», spiega Padre Arice, «un modello che veniva usato per realizzare le pantofole da donare agli ospiti che venivano accolti; ci sono poi gli oggetti che il santo utilizzava per amministrare il sacramento dell’Unzione degli Infermi: significativo, in quanto il Cottolengo aveva riservato a sé l’accompagnamento dei morenti nella Piccola Casa».
Il percorso nelle stanze del Santo fondatore verrà inserito da lunedì 1° maggio 2023 nell’itinerario di visita che la Piccola Casa riserva da tempo ai diversi gruppi di pellegrini e alle scuole che intendono conoscere l’opera cottolenghina. Per prenotare le visite si deve scrivere alla mail veniteevedetecottolengo@gmail.com
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Articolo pubblicato il 02/05/2023