A rischio le colture di riso italiano

Il Ministro Lollobrigida è al lavoro per tutelare riso e risicoltori.

In questi ultimi anni si è molto discusso sul binomio agricoltura/siccità che sta ammorbando la nostra penisola e sta mettendo in seria difficoltà il primo settore produttivo del nostro Paese.

Uno dei settori agricoli più provati dai recenti cambiamenti climatici è certamente quello della risicoltura che, conti alla mano, sta avendo perdite percentuali davvero preoccupanti.

Grazie al pressing messo in campo dal Ministero dell’Agricoltura, retto da Francesco Lollobrigida (nella foto a destra), al Parlamento Europeo di Bruxelles sono iniziati dei negoziati sui “regimi di agevolazioni tariffari per i Paesi Terzi” a tutela del riso.

Giovanni Perinotti, Presidente della Federazione Nazionale Riso di “Confagricoltura”, intervenendo sul tema ha detto come sia “necessario ripristinare misure di salvaguardia automatiche per frenare le importazioni di riso dalla Cambogia e dal Myanmar, in crescita incontrollata. Lo hanno sollecitato i produttori e i trasformatori anche in occasione dell’ultimo Forum del Riso Europeo. Occorre un impegno costante per evitare di aumentare la nostra dipendenza dell’estero, proteggendo e valorizzando il riso di cui siamo i maggiori produttori in UE”.

Parole importanti e decisamente realistiche. Il riso italiano è molto apprezzato non solo nel nostro Paese ma anche all’estero. La produzione italiana, fra l’altro, è di altissima qualità e non si possono ignorare i 218.000 ettari coltivati a riso che rendono onore al nostro bianco chicco.

A Bruxelles sanno bene che l’Italia detiene il primo posto sulla produzione di riso dal momento che più del 50% della produzione europea arriva dall’Italia. Al secondo posto c’è la Spagna e al terzo la Grecia. Il Piemonte, da solo, produce il 50% del riso italiano. Il restante 50% lo producono, nell’ordine, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Sardegna. Quest’ultima coltiva delle straordinarie varietà da seme, apprezzate davvero in tutto il mondo.

La scarsità idrica rischia di mettere a serio rischio tutto questo e la possibilità di veder morire un settore così florido non è del tutto infondata.

Giovanni Perinotti, a conclusione del suo intervento, ha voluto concentrarsi proprio su questo punto: “Le recenti piogge, purtroppo, sono state poco più di una goccia nel deserto e la siccità continua a preoccuparci. Domina l’insicurezza, proprio quando siamo in piena semina e servono certezze in modo da riuscire a programmare anche le prossime lavorazioni. Il riso merita attenzione e in Europa è necessario un sistema chiaro ed efficiente che permetta di conservare questa nostra produzione tradizionale da primato”.

Il collega Paolo Carrà di “Terra e Vita”, a tal proposito, ha scritto che “è necessario avere una visione per il futuro che sicuramente comporterà un modo di agire diverso. Interventi sulle infrastrutture idriche, creazioni di bacini di contenimento, pensare a nuove modalità di regolazione della distribuzione dell’acqua, perché di crisi idriche nel futuro ne avremo, come evidenziano tutti i climatologi”.

Il Governo Meloni, ancora una volta, è chiamato a rimboccarsi le maniche e a provare a stravolgere ciò che sembra inevitabile.

Il Ministro Lollobrigida è determinato a tutelare le produzioni agricole italiane ed è pronto a battersi contro qualunque organismo sovranazionale pur di salvare il comparto affidatogli. Ci riuscirà?

Seguiremo l’evolversi delle trattative europee e condivideremo con voi quanto accadrà.

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Articolo pubblicato il 03/05/2023