Un fuoco acceso

La santità “semplice” in nome della Madre, di Antonella Barina

Un fuoco sacro acceso nel 1966, un fuoco interiore che lo ha spinto al viaggio, alla ricerca, alla scoperta. Un fuoco che più generazioni hanno avuto dentro e che non si è spento, nonostante tutto, ma che Mario Attombri, per l’induismo Marioji Sri Guru Raja Yogi Lahari, personalità da decenni riconosciuta a livello mondiale dalle rappresentanze di tante religioni tiene acceso da allora, “così come avviene - sottolinea - in tanti altri luoghi”, agendo una sorta di santità semplice, alla portata di tutti, acqua pura e sorgente a cui chi vuole può attingere.

“È confermato quanto è scritto negli antichi testi vedici, le Upanishads e i Sutra: siamo tutti Uno, siamo tutti figli della Sorgente; siamo venuti qui per vivere gioiosamente, armoniosamente, con amore” afferma uno dei suoi principali corrispondenti, Sri Jayendra Swamiji successore di Sri Tiruchi Swamigal, intervenuto dal Kailash Ashram di Bangalore (India) al convegno.

“La via del sincretismo per una cultura di pace e amore” è l’ennesimo incontro interreligioso svoltosi domenica 7 maggio a Noale (Venezia) per iniziativa di “Marioji”.

Così Attombri è chiamato dalle migliaia di aderenti all’associazione culturale Armonia da lui fondata, accomunati dalla pratica di canti, danze, preghiere, meditazioni spesso dedicate alla “Madre”.

“Nel mio girovagare per il mondo, alla ricerca di me stesso, ho conosciuto alcuni Maestri illuminati” spiega Marioji “che, con tutto il cuore, mi hanno esortato a far conoscere e diffondere il culto della Dea Madre, la Madre Divina, ai popoli occidentali intrappolati nella rete di Maya. La Madre Divina, in qualsiasi forma o nome venga pregata, amata, ritualizzata è sempre Lei, Sri Rajarajeshwari, Kali, Amba, Reitia”.

Sincretismo che non vuol dire annullamento delle diversità culturali, ma convergenza, comunicazione. Comunione?

“La parola sincretismo” ha spiegato durante il convegno don Sergio Mercanzin, già fondatore del Centro Russia Ecumenica di Roma “è stata creata da Plutarco nel I secolo d. C.: viene da σ?ν ‘con, insieme’ e Κρ?τη ‘Creta’, cioè alleanza dei Cretesi che hanno messo da parte le loro differenze. Le religioni hanno un substrato comune che le unifica non certo nell’omologazione a un modello, ma al contrario nella valorizzazione reciproca: non c’è pace tra gli Stati se non c’è pace tra le Nazioni, e non c’è pace tra le Nazioni se non c’è pace tra le Religioni”.

Un messaggio di non poca importanza nell’attuale stato di guerra in progress. Non è che, più che nei capi di stato e altri mediatori, il dialogo tra le opposte fazioni potrebbe scaturire dall’apporto di persone semplici, se pur titolate nelle discipline dello spirito afferenti a credo diversi, ma non di parte?

“Prima di parlare della guerra esterna, dobbiamo guardarci dentro ed eliminare le guerre con i fratelli, con i vicini” ha detto Attombri ricordando la necessità di un collegamento costante con gli elementi della natura, sottolineando che “il fuoco sacro è mantenuto vivo in tanti luoghi del mondo”.

Ai lavori ha partecipato Bernard Rouch, “scienziato dello spirito”, nato da madre spagnola buddista e padre francese cristiano, battezzato in entrambe le religioni e cresciuto a Delhi (India) in una casa frequentata da maestri buddisti, cristiani, induisti, mussulmani.

“È facile” ha affermato Rouch “parlare con le persone che smettono di avere dogmi e vivono l’essenza delle religioni, delle tradizioni: i santi ‘più avanti’ come San Francesco d’Assisi sono ammirati da tante religioni”.

“Nella mia mente di bambino non c’erano differenze. Ho studiato scienze” ha proseguito “e ho conseguito tre lauree scientifiche: la meccanica quantica mi ha riportato a Dio, perciò sono diventato scienziato dello spirito”.

In questo contesto, le figure cardine delle religioni non sono entità dogmatiche, ma essenze ispiratrici.

“Maria, così silente nelle sacre scritture, è la voce delle profezie che si sono manifestate negli ultimi due secoli” ha detto da parte sua il pope ortodosso di obbedienza copta etiope Alessandro Meluzzi “e ci parla con trepidazione materna, per le difficoltà a superare la negazione di Dio, e con fiducia nella resurrezione individuale e dei popoli: l’amore sopravvivrà anche alla fine dei tempi”.

“Stiamo vivendo la fine di un tempo, ma” ha aggiunto “non è la fine dell’umanità, né del pianeta né tanto meno di Dio”.

Eppure, chi guida gli eserciti di carne che va al macello è sempre convinto di avere Dio dalla sua parte.

Per questo, intervenuto ai lavori, lo scrittore cattolico Luciano Lincetto ha ricordato semplicemente che “Non si può uccidere nel nome di Dio”.

Quanto alla semplicità, riportiamo un passaggio di Marioji che parlava, in dialetto veneto, ad un migliaio di persone durante una sessione di meditazione comune seguita da una danza derviscia: “Go sentio dir che Mario gavaria dito che non se ga da magnar carne. No xe vero. Mario ga dito che lu nol magna carne. Ma che lu nol magna carne. Voialtri se liberi de far come volè”.

Parrebbe quindi possibile coniugare disciplina, l’essere discepoli/e, e libertà.

La prima guida di Attombri è stato il parroco del suo paese, Cappelletta di Noale. Un cristiano che, quando Mario da bambino cantava in “lingue strane”, gli disse: “Io non so da dove vengono queste lingue, ma Dio lo sa. Incontrerai un maestro che te lo spiegherà”.

Da ragazzo, a dodici anni, camminando in montagna, ha incontrato un maestro che l’ha iniziato ai principi mistici del sufismo e con lui dalla metà degli anni ‘60 ha viaggiato e non ha mai smesso di viaggiare in tutti i continenti per vivere il credo di pace e amore.

Dal 1995, una serie di congressi ai cui lavori hanno partecipato esponenti di tante religioni pronte a dialogare con le altre. Al fianco di Mario, la compagna Grazia.

Sri Jayendra oggi ha ricordato che a metà anni ‘80 a Bangalore fu Sri Tiruchi Swamigal a riconoscere entrambi come figli divini, nominò Mario come Marioji e Grazia come Graziaji.

A chi li cerca - e sono tanti e tante, ininterrottamente, mai ricacciati indietro dall’Oasi di Armonia, creata da una discarica riportando alla luce le antiche risorgive - propongono di cercare il proprio Sé, di conoscere se stessi: “Sii costante nel lavoro che ti ho dato. Tessi bene l’ordito con la trama. Non rifuggire da ciò che il compito ti richiede. Non sentire responsabilità, non domandare ricompensa”.

Un compito pesante?

Per Bernard Rouch, scienziato dello spirito, “più la vita spirituale è vera, più porta un solo frutto: la gioia”.

 

 

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Articolo pubblicato il 09/05/2023