A protestare Jacopo Coghe e gli attivisti di "Pro Vita & Famiglia".
Il 12 maggio scorso, nella splendida cornice della Città di Torino gli attivisti dell’Associazione “Pro Vita & Famiglia” Onlus, si sono recati in Piazza Castello per contestare la riunione pro-LGBT posta in essere da Stefano Lo Russo, sindaco del capoluogo sabaudo, e condivisa dai sindaci di Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Cuneo e Bari (tutti del “Partito Democratico”).
Gli attivisti di “Pro Vita & Famiglia”, capitanati da Jacopo Coghe, sono convenuti a Torino per combattere una vera e propria “battaglia contro il mercato e il traffico internazionale di figli tramite utero in affitto e il commercio di gameti umani”.
I succitati sindaci si sono “riuniti insieme agli esponenti della Lobby LGBTQ per rivendicare il “diritto” di scrivere nelle loro anagrafi una colossale menzogna: che i bambini possono nascere anche da due papà o da due mamme”.
Gli attivisti di “Pro Vita & Famiglia” si sono posti in fila con dei carrelli della spesa, contenenti bambolotti con codice a barre e banconote, indossando delle maschere con le facce dei sindaci PD, proni alla Lobby LGBT, ed hanno sostenuto coraggiosamente che quella riunione ha di fatto aperto la strada all’utero in affitto.
Due giorni prima, il 10 maggio, il Comune di Roma, guidato dal Sindaco Arcobaleno Roberto Gualtieri, “ha ordinato l’immediata rimozione delle nostre affissioni stradali contro l’utero in affitto e il mercato dei figli” ci fa sapere Antonio Brandi, Presidente di “Pro Vita & Famiglia”.
Lo stesso Brandi non va per il sottile e ci dice che “la motivazione è allucinante: la nostra campagna contro l’utero in affitto violerebbe “la libertà di scelta delle famiglie sul tema della procreazione”. Nonostante per la legge italiana l’utero in affitto è un reato punibile con il carcere, per il Comune di Roma sarebbe invece una forma di “libertà di scelta” procreativa, quindi è vietato criticarlo”.
Questo ha davvero dell’assurdo soprattutto se si considera che il Governo di Giorgia Meloni si sta battendo alacremente per impedire che l’orrida pratica dell’utero in affitto possa trovare una qualsivoglia forma di giustificazione.
Antonio Brandi ci fa sapere che porterà il Comune di Roma in Tribunale a rispondere di questo provvedimento illegittimo e vergognoso perché intende difendere, fino in fondo, la libertà d’espressione di quanti non vogliono avallare un reato grave e vergognoso come quello dell’utero in affitto.
Ciò che lascia perplessi è l’appoggio che i sindaci arcobaleno stanno dando alla Lobby LGBT, pur sapendo di contravvenire alle norme dello Stato ed alle direttive impartite dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Torneremo senz’altro sul tema nella speranza che la Magistratura apra gli occhi su quello che sta accadendo e prenda i dovuti provvedimenti giuridici e normativi.
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Articolo pubblicato il 17/05/2023