L'Unione Europea contro i pescatori

Nuovo provvedimento della Commissione Europea volto a colpire i prodotti ittici d'eccellenza dei Paesi membri.

L’Unione Europea continua la sua crociata contro l’enogastronomia dei Paesi membri e, in special modo, quella italiana.

L’ultima trovata dei politici di Bruxelles è volta ad impedire la “pesca a strascico” che, secondo “Coldiretti Impresapesca Puglia” danneggerà “quasi 500 pescherecci pugliesi” che dovranno stare “spiaggiati con queste norme, visto che con questa tecnica si produce il 65% del pescato nazionale”.

Queste notizie lasciano davvero l’amaro in bocca visto che sono chiaramente volte a distruggere i prodotti d’eccellenza nostrani al fine di obbligarci ad importare prodotti da Paesi esteri dove la qualità e la filiera di controllo sono pressoché assenti.

I colleghi di “marchiodoc.it” hanno intervistato Domenico Olivieri, pescatore del Gargano, che ha dichiarato: “è un danno gravissimo che mette in ginocchio non solo i pescatori, ma anche tutto l’indotto, dalla cantieristica agli elettricisti, e soprattutto le nostre famiglie”.

Gilberto Ferrari, Direttore nazionale di “Fedagripesca”, parlando con i titolari dei pescherecci – quasi tutti a gestione famigliare – ha detto: “già adesso il 60% del mare è di fatto off-limits per i pescherecci e non mancano le aree marine protette. A marzo le organizzazioni della pesca di numerosi Paesi europei hanno firmato un documento comune contro l’indirizzo perorato dal Commissario Sinkevicius e dalla Commissione. E sono stati sensibilizzati i partiti. Quanto ai Governi Nazionali, la gran parte di essi la pensa come noi. Nel Parlamento Europeo solo l’Estrema Sinistra appoggia il verde Sinkevicius. Sarà importante la coesione e la compattezza fra i pescatori. E dei pescatori col mondo della politica”.

In nome di una transizione ecologica sempre più urgente, l’Europa mette in campo delle riforme draconiane che hanno tutto il sapore di una ripicca fatta da quei Paesi che non hanno materie prime di qualità, non le sanno lavorare, non sono in grado di trasformarle e, di conseguenza, valorizzarle traendone profitto.

Il Governo Meloni, con l’impegno di tutti i suoi ministeri, ha già ribadito che questa possibilità non è manco da prendere in considerazione. Se dovesse entrare in vigore un simile provvedimento, sulle nostre tavole, non si troverebbero più il gambero rosso di Gallipoli, le triglie, i moscardini, i merluzzi, le seppie e gli scampi del Mar Mediterraneo.

Il danno per il comparto ittico sarebbe incalcolabile e, soprattutto, senza ogni ombra di logica.

Monitoreremo senz’altro la situazione e vi aggiorneremo sui suoi sviluppi.

 

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Articolo pubblicato il 21/05/2023