Max Casaburi: L’uomo che fu più volte eroe

Di Alessandro Mella

Nel turbinio di violenza ed orrori che fu la Seconda guerra mondiale si distinsero molte figure che, per moralità e spirito, si ersero ad esempio perpetuo per noi tutti e tutte. Persone che consacrarono la loro esistenza facendosi eroi di fronte alle avversità, di fronte al male, barricate umane contro la decadenza della civiltà. E Max Casaburi ebbe una vita così epica da sembrare più volte eroe.

Egli nacque a Salerno il 26 luglio del 1906 figlio di Alfonso e di Eleonora Ludwig. (1) Presa la via della vita militare fu nominato sottotenente di cavalleria e destinato al reggimento cavalleggeri di Aosta nel 1929. (2)

Fece rapidamente carriera e nel 1941, già promosso maggiore, da Parma fu inviato con i carristi del “San Giusto”, 1ª divisione celere, sul fronte jugoslavo dove mostrò tutto il suo valore. Era un ufficiale abile e coraggioso ma si scoprì, nel 1942-43, che segretamente favoriva gli ebrei locali in fuga e quindi venne rimpatriato e destinato a Roma dove l’armistizio dell’8 settembre 1943 lo colse.

Non si perse d’animo e fu tra gli animatori della resistenza armata con i tedeschi inferociti che alla fine lo catturarono ed avviarono alla deportazione.

Ma proprio verso Parma, città ove aveva lasciato ricordi ed amicizie per precedete servizio prestato, Max riuscì a fuggire e ad aggregarsi ai partigiani che già andavano organizzandosi. Divenne capo di stato maggiore del comando piazza resistenziale di Parma con il nome di battaglia “Montrone” inserito in una missione in collegamento con il governo del Regno del Sud. Assunse il comando della piazza stessa quando il suo superiore diretto fu catturato ed ucciso dalla SD germanica.

Tuttavia, nel marzo del 1945 un delatore lo tradì permettendo ai tedeschi di catturarlo, torturalo e seviziarlo allo sfinimento senza ottenere da lui alcuna informazione utile.

E quando gli fu proposto uno scambio di prigionieri rifiutò per lasciar liberare un commilitone ancora più sfiancato di lui.

Venne quindi avviato verso il lager di Gries ove sopravvisse fino al 21 aprile 1945 quando l’avanza alleata gli permise di riprendere la via di casa.

Ma a Mattarello, nel Trentino, il suo gruppo in marcia si imbatté in un reparto tedesco in ripiegamento proprio da Parma. I due gruppi si riconobbero e nacque un putiferio nel quale Max Casaburi restò ucciso dal fuoco tedesco.

Era il 28 aprile 1945, all’alba della liberazione e della sospirata vittoria e proprio mentre a Dongo, a qualche centinaio di chilometri, si consumava la fase finale del conflitto.

Oggi due vie, a Parma e Salerno, lo ricordano ed una lapide lo onora maggiormente nella città natale. Essa si trova nell’androne del municipio in via Roma e vi si legge questo epitaffio:

A

MAX CASABURI

EROE E MARTIRE DELL’AZIONE PARTIGIANA

CADUTO SOTTO IL PIOMBO

DELLA TIRANNIDE STRANIERA

SULLA VIA DI TRENTO

IL 29 APRILE 1945

LA CITTÁ DI SALERNO

CONSACRA ALLA SUA MEMORIA

QUESTO MARMO

DA CUI LE GIOVANI GENERAZIONI

TRARRANNO ESEMPIO DI VITA EROICA

E DI AMORE PER LA PATRIA (3)

 

Nel 1946 il governo diede seguito ad una datata proposta ed una prima medaglia di bronzo al valore militare gli fu concessa postuma:

Casaburi Max fu Alfonso, da Salerno, maggiore gruppo carri veloci «San Giusto», Ia divisione celere. Comandante di squadrone carri veloci, chiedeva ed otteneva per due volte consecutive di portarsi personalmente sui luoghi dove nuclei ribelli avevano attaccato nostre autocolonne di rifornimento. Riusciva una prima volta, col suo intervento personale, a salvare gran parte di automezzi militari e a riordinare numerosa popolazione atterrita e sbandata. Riusciva successivamente, con ordinato attacco di sorpresa, a salvare altra importante autocolonna. Ufficiale valoroso e capace e di costante esempio ai suoi dipendenti.  Kamenjak – Mrzla Vodica – Jelog Breg – Gerovo – Prezid (Balcania), 12 luglio – 22 agosto 1942. (4)

Successivamente, nel 1951, una seconda medaglia al valor militare alla memoria gli fu assegnata per la lotta partigiana ed anche questa volta in bronzo:

Casaburi Max fu Alfonso e di Ludwig Eleonora, da Salerno, classe 1906, maggiore di cavalleria in s.p.e., partigiano combattente (alla memoria). Collaboratore di una missione militare operante in territorio occupato dal nemico, si prodigava con assoluta dedizione e grande rendimento nell’attività informativa. Sospettato, arrestato e sottoposto a sevizie, manteneva fiero ed esemplare contegno. Tradotto a Bolzano sacrificava la vita, nei giorni della liberazione nel generoso tentativo di sottrarre degli inermi alla furia del nemico in fuga. – Zone di Parma e Bolzano, marzo 1944 – 29 aprile 1945. (5)

Viene da chiedersi se almeno un argento non fosse stato più opportuno ma il fatto resta. Max Casaburi fu eroe più volte. In combattimento nei Balcani, nel salvare gli ebrei, nel difendere Roma dai tedeschi, nel fuggire dai loro artigli, nella lotta resistenziale, nel cedere la sua libertà a chi stava peggio di lui ed infine nel sacrificare la sua vita per salvarne altre.

Un grande e nobile esempio da ricordare e consegnare ai nostri giovani.

Alessandro Mella

NOTE

1) Scheda qualifiche partigiane Max Casaburi tramite il portale Partigiani d’Italia.

2) Bollettino Ufficiale, Ministero della guerra, Dispensa 56, Anno VII, p. 3452.

3) http://www.chieracostui.com/costui/docs/search/schedaoltre.asp?ID=29034 (Consultato il 31 dicembre 2022).

4) Archivio Istituto del Nastro Azzurro tra Decorati al Valor Militare.

5) Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, 109, Anno XCII, 15 maggio 1951, p. 1450.

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Articolo pubblicato il 05/06/2023