Il Franz Paludetto del castello di Rivara
Essere venuti a vario titolo in contatto con Franz è stato per tutti un privilegio umanamente arricchente, vengono in mente aneddoti del suo straordinario vissuto che generosamente ci raccontava, con una sua forma di narrazione informale quanto spontanea, aveva tempi tutti suoi senza fare ricorso a strategie da fine oratore e proprio per questo più elegante, di raro fascino e coinvolgente al punto di sperare in una pausa per potere prendere fiato.
Lì davanti al putagè, nella cucina al castello intento a spadellare buone pietanze. I suoi racconti erano e sono in gara con la bellezza d'animo che posseggono i poeti, spadroneggiatore di contenuti umani e umanizzanti.
Usare aggettivi superlativi per dipingerlo è un esercizio riduttivo; volendosi fare un’idea in questa immagine osservando bene si potrebbe ghermire il suo segreto: senza il peso della gravità accademica nozionistica, pur essendone padrone, ha spaziato indomito nella ricerca della bellezza, senza badare alle dogmatiche linee guida, e le ali, a guardare meglio, ci sono e sono li ben spiegate.
Buon volo e se posso permettermi, fai buon viaggio Jonathan dell'ARTE!
Ogni volta che veniamo in contatto con questi giganti, è come una "flashata" così intensa da indurti ad osservare il mondo dell'arte e non solo, da una prospettiva finalmente consapevole.
Ciao Franz.
Gerry Di Fonzo
(immagine dìapertura: opera di Elvio Chiricozzi, photo Leonardo Aquilino)
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Articolo pubblicato il 26/05/2023