Forno Canavese obbligato ad ospitare 64 profughi

La cittadinanza si lamenta ma dal municipio la risposta è chiara: "Sono persone, non merce".

In questa rovente estate si torna a parlare di migranti e di immigrazione.

Un caso su cui noi di “Civico 20 News” vogliamo porre l’attenzione è certamente quello di Forno Canavese, piccolo e grazioso comune della Città Metropolitana di Torino, di poco più di 3.000 abitanti.

Dal municipio hanno diramato una nota in cui si dicono esautorati su qualsiasi decisione dal momento che la Prefettura di Torino ha deciso e, in accordo con la Curia vescovile, ha individuato nell’ex “Casa di Riposo Alice” il luogo idoneo per ospitare ben 64 profughi.

L’ufficio competente alle relazioni esterne del Comune di Forno Canavese ha così espresso il suo punto di vista: “Quando parliamo di loro dobbiamo prima di tutto ricordarci che sono persone, non merce, e dobbiamo sperare di non doverci mai trovare a vivere la loro stessa situazione. I continui arrivi hanno portato i Centri di Accoglienza al collasso, la Prefettura ha indetto uno stato di emergenza e, immediatamente, le cooperative mettono a disposizione i locali che gestiscono e che possono accogliere queste persone. Il problema è che il tutto avviene senza una comunicazione e/o un incontro: la Prefettura di Torino ha fatto una telefonata al sindaco ma senza scendere nei dettagli”.

Possiamo dire che sono cose già viste e sentite. In moltissimi comuni – specialmente montani – ogni anno avviene la stessa situazione. Le Prefetture ricevono dal Viminale l’ordine di smistare i migranti sul territorio di loro competenza e lo fanno nei centri più piccoli, brulli e pacifici in modo da non ricevere contestazioni dalla popolazione.

Molti cittadini però non sono stati silenti e hanno fatto sentire la loro voce al Sindaco e ai membri della Giunta. La risposta ottenuta è tutta un programma.

Comprendiamo il vostro malcontento che esprimete e che riguarda il fatto di come è stata gestita la situazione della Casa di Riposo Alice. Tante erano state le donazioni fatte dai cittadini fornesi e non, con la speranza di poter passare al momento opportuno gli anni della senilità. Ma poi, purtroppo, la situazione della struttura è degenerata: lo stabile non era più a norma per accogliere persone non autosufficienti e avrebbero dovuto iniziare i lavori per apportare i cambiamenti richiesti. Inoltre, i debiti continuavano ad aumentare e la Parrocchia aveva firmato una convenzione con la Cooperativa per cercare di avere qualche garanzia, ma non è servito a nulla: durante la pandemia la struttura è stata chiusa definitivamente”.

Anche qui copione già visto. Non ci sono i soldi per ammodernare una struttura atta ad accogliere gli anziani che hanno lavorato una vita e pagato le tasse all’erario, ma ci sono soldi e strutture per mantenere gli immigrati che sbarcano in modo irregolare sul nostro territorio.

Medesime situazioni erano accadute già a Rivarolo Canavese (maggio 2023) e a Rocca Canavese (qualche mese prima). Evidentemente il Prefetto della Provincia di Torino non ha ben chiari i dati sulla criminalità del territorio torinese che, spesse volte, vedono rei proprio gli immigrati.

Torneremo senz’altro ad occuparci del tema.

 

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Articolo pubblicato il 21/07/2023