Riscaldamento si, riscaldamento no...

Il problema del clima invade i talk show

Ancora una volta, come in tutte le situazioni in cui si discutono le tematiche relative alle attività umane, anche il “problema clima” è riuscito a dividere l’opinione pubblica.
Negazionisti e catastrofisti sembrano essersi trasformati in squadre schierate per le finalissime di un campionato mondiale di football.
Uno dei due deve vincere per forza, fosse anche ai calci di rigore…


Tuttavia, quando si affronta un problema incredibilmente complesso, diventa necessario spogliarsi delle magliette di una particolare squadra per indossare quella della possibile Verità.
Se da un lato la Geologia ci indica che i cambiamenti climatici sono sempre stati presenti sulla Terra con cicli variabili che hanno portato ad Ere glaciali e interglaciali, dall’altro è stato posto un preciso allarme sui tempi di crescita della temperatura.


Durante le ere passate concorrevano alla modificazione del clima, vulcani, gas che si liberavano dagli oceani o gli effetti devastanti di enormi meteoriti. Oggi l’uomo viene imputato come il responsabile numero uno.
Senza voler fare della banale retorica ricordiamo che l’Uomo non risulta essere assolutamente integrato nel contesto biologico del Pianeta, anzi ci appare un alieno che ha la necessità di modificare completamente l’ambiente che lo circonda per poter sopravvivere o piuttosto per vivere.
Nessun altro animale o vegetale ha la necessità di stravolgere in modo distruttivo l’ambiente che lo circonda. I castori creano dighe tagliando alberi ma non inquinano o cementificano le zone del proprio habitat. Le api si limitano, come moltissime altre specie di insetti, uccelli e mammiferi a creare nidi singolari che non creano sicuramente problemi alla sostenibilità degli ecosistemi.


L’Uomo, ovvero colui che si crede il più intelligente essere vivente, solo perché ha manifestato una evidente superiorità tecnologica, rischia invece di estinguersi in un periodo incredibilmente breve.
Osservando l’operato dell’Uomo notiamo che il suo comportamento equivale a quello di un disadattato: secondo una definizione condivisa dagli psicologi, con il termine disadattato intendiamo colui che non ha compiuto il normale processo di adattamento all'ambiente socio-culturale circostante e di conseguenza si trova in un conflitto più o meno cosciente e violento con esso.


Sembra una definizione perfetta per l’essere umano, in generale!
Occorre quindi analizzare, senza utilizzare un atteggiamento da tifoso sfegatato, quali siano o possano essere le motivazioni poste sul piatto della bilancia da entrambe le antitetiche posizioni.
I negazionisti affermano che aumentare la temperatura su scala planetaria di 1,5 gradi centigradi sia assolutamente ininfluente nel contesto ambientale: variazioni ben più considerevoli hanno da sempre costellato l’intero Pianeta nei milioni di anni precedenti.
Coloro che si dichiarano allarmisti affermano che tale aumento, considerando soprattutto la velocità con la quale si manifestano i cambiamenti, provocherebbe danni incalcolabili all’ambiente.
Per fare un esempio: in Italia, nel 2050, proseguendo con gli attuali incrementi  medi, il termometro segnerà due gradi in più rispetto ad oggi. Nella zona alpina il termometro potrebbe schizzare oltre i 5°C. E lo stesso in alcune aree del Meridione, già sottoposte alla minaccia di desertificazione. In Sicilia, ad esempio, il caldo torrido potrebbe superare spesso in estate i 50°C.


Il notissimo Accordo di Parigi del 2015 ha fissato l’ottimistico obiettivo di limitare l’aumento delle temperature medie globali a 1,5 gradi centigradi, rispetto a quelli che furono i livelli preindustriali. Secondo l’IPCC, Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, 2023, la curva delle emissioni dovrà calare del 43% entro il vicinissimo 2030 (7 anni), rispetto ai precedenti valori del 2010, per potere avere qualche probabilità di centrare l’obiettivo.
Uno studio di due università americane rivela che il riscaldamento globale è destinato a superare gli 1,5 gradi centigradi nel prossimo decennio ed è sulla buona strada per superare anche i 2 gradi. 


Secondo gli studiosi dell’Università di Stanford e dell’Università del Colorado, l’obiettivo risulta essere troppo ambizioso e praticamente irraggiungibile.
Gli studi, effettuati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, dimostrano che il nostro Pianeta sia sulla buona strada per raggiungere la soglia dei 2 gradi di aumento di temperatura con una probabilità del 50% che ciò avvenga entro la prima metà del secolo e del 70% entro il 2065, anche con un rapido calo delle emissioni.
Noah Diffenbaugh, climatologo della Stanford, sostiene che siano già stati osservati danni importanti sugli ecosistemi anche con il solo aumento di un grado.
La differenza apparentemente insignificante tra 1,5 e 2 gradi potrebbe, sempre secondo l’IPCC, decuplicare l’assenza di neve e quindi di ghiaccio sulle regioni Artiche. Un aumento di due gradi raddoppierebbe anche la perdita di habitat per le piante e la triplicherebbe per gli insetti. Inoltre, porterebbe ad un incremento ancora più drastico degli eventi meteorologici estremi, con gravi ripercussioni sociali ed economiche.


Possiamo anche sottovalutare questi dati, tenendo comunque presente che provenendo da fonti ufficiali, possiedono un valore intrinseco, tuttavia affermare che l’incremento di CO2 non sia responsabile della crisi climatica forse è eccessivo.
Altra questione riguarda le cause di questo aumento e le soluzioni per poterlo ridurre.
Il Prof Stefano Mancuso, botanico di fama mondiale, individua nello smantellamento delle foreste pluviali una causa assolutamente significativa di incremento della CO2, e propone una riforestazione su scala planetaria. Lo scienziato afferma che sulla rivista Science tre anni fa venne pubblicato un articolo, proposto dal Politecnico di Zurigo, che considerò l’impianto di 1.000 miliardi di alberi su tutta la superficie del Pianeta. Secondo questo studio, con una simile operazione di rimboschimento, sarebbe possibile invertire la curva dell’incremento della CO2 e ritornare ai valori medi del periodo preindustriale.


Per piantare 1.000 miliardi di alberi, prosegue Mancuso, ci vuole un’area grande come gli Stati Uniti, area che sarebbe già stata individuata, e comporterebbe un investimento di una frazione ridicola di qualunque altro tipo di soluzione alternativa… di cui non possiamo predire assolutamente alcun tipo di risultato. Viceversa con 1.000 miliardi di alberi ci sarebbe un abbattimento significativo dei valori di CO2 su scala planetaria.
Nel medesimo intervento presente su YouTube: 


https://www.youtube.com/watch?v=g1dwUk6jafM 


Stefano Mancuso denuncia anche una folle ricerca finanziata da Bill Gates che prevede l’immissione in atmosfera di un pulviscolo che avrebbe lo scopo di  ombreggiare il sole per diminuire la sua luminosità del 2-3%. Già fare una simile affermazione fa comprendere a quale livello di idiozia siamo arrivati come specie. (S.Mancuso).
Le soluzioni possibili in teoria devono necessariamente scontrarsi con una realtà distopica che osserva i problemi solo su base economica ed opportunistica.
Se quello dei vaccini è stato il business più ricco di tutti i tempi, riguardante il settore farmaceutico, quello del clima rischia di non esserlo da meno.
Possiamo solo immaginare cosa escogiteranno le multinazionali o i grandi burattinai per trarre profitto dalla crisi climatica.
Ora stiamo assistendo al primo tempo di questa ennesima commedia umana, il momento nel quale si usa l’arma del terrore per creare panico in questa e nelle generazioni future.
Successivamente, come nel caso di quella di Bill Gates, verranno proposte soluzioni tanto stupide quanto irrealizzabili, che dovranno essere attuate in tempi brevissimi… pena la Fine del Mondo…


Verranno approvati bilanci per metterle in opera, saranno enfatizzate le ricerche in geoingegneria e saranno spesi capitali immensi senza alcun consenso da parte dei contribuenti…
Consideriamo anche che, alberi a parte, tutte le altre possibili soluzioni prevedono una sensibile riduzione del benessere e del tenore di vita delle popolazioni. Cambiamenti radicali come la Transizione ecologica, ovvero quel processo di innovazione tecnologica e rivoluzione ambientale volto a favorire l'economia e lo sviluppo nel rispetto dell'ambiente e della sua sostenibilità prevedono la totale elettrificazione della locomozione, comprendendo il passaggio dai consumi di energie fossili all’elettrico. 
Come sembra suggerirci anche solo il buon senso, significherebbe cadere dalla padella nella brace, dove lo smaltimento delle batterie, l’approvvigionamento di elementi rari, la formazione colossale di infrastrutture di ricarica e i consumi di energia elettrica, prodotta sempre da combustibili fossili, sarebbero solo trascurabili effetti collaterali delle note scelte scellerate…


Tuttavia Pecunia non olet, disse l’imperatore Vespasiano al figlio Tito che aveva messo in discussione la proposta di mettere una tassa sugli orinatoi…
Pecunia non olet potrebbe diventare lo slogan tipico del Genere umano, che dai tempi dell’Impero romano non ha mai avuto, neppure lontanamente, l’idea di sconfessarlo.

Fotografie di Giancarlo Guerreri

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Articolo pubblicato il 02/08/2023