Fra Borgata Parella e Lionetto, un tempo periferia industriale torinese

Ricognizione storica su un territorio attraverso le pagine di due libri

«Quando queste pagine vedranno la luce la Parella non esisterà più. L’area compresa tra le vie Gravere, Servais e il corso Monte Grappa è un cantiere dove gru, escavatrici e muratori lavorano a pieno ritmo, dove geometri dall’aria soddisfatta, dando ordini con piglio generalizio, guardano salire muri sottili come fogli di carta e non sanno d’essere sul punto di demolire una delle più antiche costruzioni del territorio di Torino, opera che con le sue mura possenti avrebbe potuto sfidare altri secoli, se l’uomo non avesse deciso diversamente. Unico lenimento all’amarezza: la costruzione che occuperà l’area della vecchissima Parella sarà una scuola».

E così finiva una antica cascina che aveva dato il nome ad un quartiere, sotto il colpo demolitore di ruspe indifferenti e geometri arroganti e ignari della distruzione di un importante pezzo di storia. La penna e la fotografia sono della preziosa Elisa Gribaudi Rossi, cronista di fatti importanti nei suoi anni, con un reportage fra storia e realtà (1).

Pietro Abate Daga, in un altro reportage di circa quarant’anni prima (2), considera queste zone alla stregua di periferia urbana, anche per la scarsità di servizi.  Un paragrafo del capitolo Borgo S. Donato – Campidoglio – Parella – Lionetto è dedicato a “Borgata Parella e Lionetto”. Egli percorre una fisionomia urbana ben diversa da oggi, molto meno urbanizzata.

«Trasversalmente alla via Giovanni Servais, percorrono la regione due altre arterie: il corso Monte Grappa ed il corso ad anello prossimo alla nuova cinta daziaria. Nel piano regolatore è pure segnalata l’apertura di una piazza fra le vie Borgomanero e Domodossola e la via Giacomo Medici, nel punto attraversato ora dall’antica strada vicinale di Collegno, che va scomparendo».

Segue una circostanziata descrizione delle imprese, piccole industrie e attività artigiani di cui era costellata la zona, in ogni strada; è interessante rileggerla, per capire da vicino quanto fosse industrializzata la nostra città.

«Questo il sorridente avvenire delle due Borgate. Nè il presente si dimostra indegno di questa promessa. Alle attrattive naturali del luogo fanno riscontro l'iniziativa e l'attività degli abitanti, tutti uomini di lavoro nel più largo senso della parola, che dànno vita a numerose industrie. Nella regione infatti esistono, oltre a quello di floricoltura del signor Panetto, già ricordato, i seguenti stabilimenti industriali: Officine meccaniche Sala, via Piedicavallo; Fabbrica italiana autopiani (Soc. An.), via Rosolino Pilo; Fabbrica automobili Ceirano, corso Lecce; Fonderia Gaia; Costruzioni e lavorazioni marmi Pace Lorenzo, via Giovanni Servais; Fabbrica automobili Scat, corso Lecce; Fabbrica pennelli e spazzole Fornero, via Borgomanero; Fabbrica pietra artificiale, via Domodossola; Segheria e costruzioni carri F.lli Rey, via Lionetto; Segheria Pasqualino e Vienna, corso Francia; Fabbrica stringe ing. Giorcelli, via Salbertrand; Officina meccanica cav. Pasteris, via Venaus; Officina meccanica Bertino, via Salbertrand; Fabbrica vernici e pennelli Tarella, via Giovanni Servais; Utensili di precisione Audisio, via Craveri; Officina meccanica Merlo, via Romagnano; Stabilimento pizzi Simonetti, via Giovanni Servais; Officina meccanica F.lli Cusino, via Craveri; Fabbrica utensili di precisione F.lli Bruno, via Domodossola; Fonderia Baloira, via Giacomo Medici; Soc. an. S. 1. R. C. A. dolciumi, via Rosolino Pilo; Società Augusta wafers ed affini, via Rosolino Pilo; Officina meccanica Borello Forno, via Brione; Fabbrica soda e liscivia Zoglin L., via Brione; Officina costruzione per macchine industriali Authemann, via Exilles: Officina riparazioni automobili F.lli Rustichelli, antica strada di Collegno; Officina costruzioni meccaniche Cirio, via Borgomanero; Officina costruzioni modelli in legno F.lli Demarchi, via Zumaglia; Fabbrica Ital. Soc. An. radiatori, via Salbertrand; Fabbrica conf. tele e sacchi, corso Lecce; Officina meccanica Cervino e Ozegna, via Domodossola; Fabbrica conserve alimentari Siccardi e Ballone, via Rosolino Pilo; Consorzio metallurgico operaio italiano via Pietri no Bello; Officina meccanica S. 1. R. E. (riscalda menti elettrici), via Brione; Officina meccanica Busso Marco, via Brione».

 Prendiamo uno stradario (o il più attuale google maps) per individuare esattamente i confini del territorio e un tale elenco non può che lasciare stupefatti.

Abate Daga denuncia la scarsità di igiene pubblica e l’assenza di servizio farmaceutico per gli abitanti.

«Deficiente è il servizio dell’acqua potabile. Non vi è che una fontanella al Lionetto».

Tante industrie non potevano non dar luogo a conseguenze, anche dal punto di vista igienico e sanitario.

«Sempre in merito alle esigenze dell’igiene pubblica si lamenta l'esalazione di miasmi dovuti all' esistenza nella zona abitata di una fabbrica di olio e vernici e di uno squartatoio per i cavalli in prossimità della strada della Pellerina».

«Un'ultima questione in rapporto all'igiene si solleva per i' assenza del servizio farmaceutico. Nelle due borgate, che contano circa. 8000 abitanti non vi è una farmacia, nè vi è esercente che abbia autorizzazione di smerciare medicinali di primo bisogno. In caso d'urgenza, l'unica farmacia più vicina, alla quale si potrebbe ricorrere è quella del corso Francia, che dista dalle borgate Parella e Lionetto oltre 2 chilometri».

Sono carenti anche le comunicazioni viarie, che costringono gli abitanti a lunghe camminate per spostarsi, anche all’interno della zona.

«Un corso utilissimo per le comunicazioni della regione collo stradale di Francia è quello che corre nella regione Lionetto a cento metri dalla nuova cinta daziaria, Sarebbe necessario, afferma il cav. Pignatelli in un suo memoriale presentato alla Pro Torino, che fosse aperto al pubblico il tratto da via Giovanni Servais al corso Francia, perchè gli abitanti della Pellerina, delle Basse di Dora, del Lionetto attualmente devono sopportare il disagio di un lungo giro e di circa 40 minuti di marcia forzata per recarsi da un punto all'altro».

Se chiudessimo gli occhi e un lettore ci leggesse queste pagine nella penombra di una stanza, con la fantasia non sarebbe difficile volare via e vedere una città diverse, forse addirittura un’altra città, rispetto a quella in cui viviamo oggi, dove i mezzi di trasporto passano ovunque e vi è eccesso di esercizi commerciali; mentre le attività produttive, nella città che fu culla delle industrie, sono scomparse.

Note

(1) Elisa Gribaudi Rossi – Cascine e ville della pianura torinese – Piero Gribaudi Editore – 1970

(2) Pietro Abate Daga – Alle porte di Torino - 1926

 

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Articolo pubblicato il 25/08/2023