Torino - Detenuta in carcere muore di fame

Luigi Cabrino per Civico20News

Le notizie sulle cattive condizioni delle carceri italiane devono fare riflettere se è vero l'adagio secondo cui il livello di civiltà di  un popolo corrisponde alla dignità delle condizioni in cui versano i carcerati.

AGI dà notizia di una donna detenuta a Torino, evidentemente meno famosa di altri detenuti, che si è lasciata morire di fame.

Una detenuta di origini nigeriane, 43 anni, Susan John, si è lasciata morire di fame nel carcere di Torino. A nulla sono servite le sollecitazioni ad alimentarsi da parte dei medici e del personale di Polizia penitenziaria. A dare la notizia è il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, per voce del segretario regionale del Piemonte, Vicente Santilli. "Il pur tempestivo intervento dei nostri agenti di polizia penitenziaria di servizio non ha purtroppo impedito la morte della detenuta", commenta.

La detenuta è stata trovata senza vita nel bagno nella sezione femminile da un agente della polizia penitenziaria. Era monitorata, riferiscono le stesse fonti, sia a livello sanitario sia visivo nel senso che la sua cella era video sorvegliata. Era finita in carcere nell'ambito di un'indagine sullo sfruttamento della prostituzione minorile. A stabilire se si è spenta per le conseguenze del digiuno prolungato o per altre ragioni sarà l'autopsia.

Secondo quanto riferisce Santilli, la donna avrebbe terminato di scontare la pena nell'ottobre 2030 ed è deceduta la scorsa notte intorno alle 3, nell'articolazione di salute mentale presso cui era ristretta. La morte è stata accertata dal personale medico e paramedico del 118. La donna, entrata in carcere poco dopo la meta del luglio scorso, si era da subito rifiutata di assumere alimenti.

Né la direzione né la garante dei detenuti di Torino erano a conoscenza delle difficoltà e dello sciopero della fame in corso. Secondo il Sappe, sarebbe stata proprio l'astinenza dal cibo a stroncarla dietro le sbarre, riferisce all'AGI Monica Gallo, garante per i diritti dei reclusi nel capoluogo piemontese."Ho parlato stamatina con la direzione e mi è stato detto che non era conoscenza della situazione e anche io non ne sapevo nulla. Nessuna delle altre detenute mi aveva segnalato la sua situazione, come di solito accade. Era una ''invisibile".

La donna avrebbe cominciato a rifiutare il cibo quando è stata trasferita a Torino da un altro carcere. Si trovava nel reparto ATSM (Articolazione per la tutela della salute mentale), riservato a chi ha problemi di natura psichiatrica.

Il sindaclista del Sappe rappresenta che "in Piemonte vi sono 13 istituti penitenziari sui 189 nazionali. La capienza regolamentare regionale stabilita per decreto dal ministero della Giustizia sarebbe di 3.999 detenuti, ma l'ultimo censimento ufficiale (al 31 luglio 2023) ha contato 4.036 reclusi, che ha confermato come il Piemonte sia tra le regioni d'Italia con il maggior numero di detenuti. Le donne detenute sono complessivamente 160 mentre gli stranieri ristretti sono circa 1.600". 

L'avvocato della donna chiede come mai non è stata ricoverata in tempo; domanda più che legittima se si considera il trattamento riservato ai detenuti in sciopero della fame e se si ricorda il caso Cospito di qualche mese fa.

Intanto le carceri del nostro paese , nel civilissimo Occidente contano un altro morto. Sono già più di novanta da inizio anno.

 

Luigi Cabrino

 

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Articolo pubblicato il 13/08/2023