La Madonna della Neve e Il Giardino di Bad a Lequio Berria (Cuneo)
La collina di Lequio Berria vista dal Giardino di Bad

In Langa Alta, due oasi di fede e relax per chi ama la tranquillità

Lequio Berria è un piccolo comune della provincia di Cuneo, a 834 metri di altezza, dove le Langhe si definiscono già “alte", confinante con altri piccoli paesi di quel territorio: Albaretto della Torre, Arguello, Benevello, Borgomale, Bosia, Cravanzana, Rodello. Qualche nome è poetico, altri richiamano al Medioevo, come Benevello e Borgomale: due paesi che si fronteggiano e traggono i loro nomi dall’esito di antiche battaglie. Come vedremo fra poco, a Lequio Berria si possono apprezzare un piccolo e raccolto santuario mariano e un’area di ristoro e riposo unica nel suo genere.

Il suo toponimo potrebbe derivare dal termine celtico “leak” (pietra miliare), forse per la posizione del paese, luogo strategico per dominare il territorio circostante e passo obbligato per gli eserciti di passaggio in queste terre. Nominato fin dall’Anno Mille in un diploma dell’imperatore Ottone III, vive secoli oscuri e tormentati fino al 1601, quando viene annesso alle proprietà del Duca Carlo Emanuele I di Savoia. In quel secolo viene costruito un massiccio castello di cui non rimangono tracce visibili. Il suo patrono è San Lorenzo e si festeggia il 10 agosto.

Il santuario mariano di Lequio Berria, intitolato alla Madonna della Neve, è situato sulla dorsale che si protende verso la valle del fiume Belbo, in posizione panoramica. Di fondazione molto antica, è stato per secoli sede della parrocchia; dell’edificio quattrocentesco rimane la torre campanaria. Verso la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento la chiesa aveva ancora funzioni di parrocchiale con il titolo di San Giorgio, raffigurato con la spada, la croce, l’elmetto e lo scudo. Con l’edificazione della nuova chiesa di San Lorenzo e Angeli Custodi la parrocchia si sposta nel centro del paese, Madonna della Neve mantiene il culto come santuario mariano.

All’interno, l’edificio a tre navate è senza transetto, con abside rettangolare; presenta nella navata centrale copertura a volte e a crociera, in quelle laterali a botte; conserva, inoltre, il primitivo pavimento in cotto. L’altare è sormontato da una tela con la Vergine, copia di un’opera originale rubata da ignoti nel 1985. Il dipinto originale, di rara bellezza, era in stile rinascimentale, attribuito alla scuola raffaellesca. Nell’abside si trova una Madonna con Bambino, di rara bellezza, del Quattrocento. Nella sacrestia sono stati trovati numerosi stendardi di associazioni religiose dei paesi della Langa, lasciati in omaggio alla Vergine durante i pellegrinaggi che da tutta la Diocesi di Alba si effettuavano fino al santuario.

Gustavo Strafforello (1), erudito e divulgatore ottocentesco di origine ligure, la descrive così, nella sua opera La patria. Geografia dell’Italia. Provincia di Cuneo – Volume 1 – Torino 1891:

«Lequio Berria (834 ah.). In colle, presso la strada ad Alba, a 10 chilometri da Diano d’Alba, con parrocchiale di San Lorenzo e Congregazione di carità. Frumento, segale, granturco, castagne, uve squisite e molta selvaggina.

Cenni storici. — Sotto i marchesi di Savona aveva un castello che nel 1173 fu atterrato dagli abitanti. Ottone Del Carretto lo vendè a Manfredo marchese di Saluzzo, il cui discendente Manfredo IV ne investì il proprio fratello Giovanni signore di Dogliani. Questi lo lasciò al figlio Goffredo, che fu il capostipite dei signori di Lequio, il cui dominio andò poi diviso fra due rami, spenti i quali, passò a Michele Antonio signore della Manta.

Coll. elett. Cuneo III (Alba) — Dioc. Alba — P2 a Diano d’Alba, T. a Bossolasco.»

Lequio Berria, come detto, può vantare un’area attrezzata privata, “Il Giardino di Bad”, esperienza multiforme nata nel 2022, che i proprietari rendono disponibile a chi ne voglia fruire con una semplice prenotazione telefonica o a mezzo mail. Non esiste un motivo per questo nome, la zona in cui si trova l’area porta questo nome da tempi immemorabili. La fantasia, la creatività e la manualità di Fiorella Rapalino e il lavoro recente di Marco Busca hanno reso possibile il risultato finale, insieme a due persone che non ci sono più, ricordate con una targa poco dopo l’ingresso.

Tutto è immerso nel verde, si cammina fra dolci saliscendi con vista sulla valle Belbo e si perde il senso del tempo. Un grande giardino fra pini e piante da frutto. I dislivelli fanno rivivere un territorio povero, un tempo coltivato soltanto a nocciole, con tanta fatica dei contadini, che una campagna avara ha sfamato per secoli. Le Langhe sono anche questo, ben diverso dalla rinomata città delle torri e del palio degli asini! Queste sono le Langhe amate da Beppe Fenoglio che, non lontano da qui, viveva amicizie e affetti e trovava ispirazioni a San Benedetto Belbo.

L’area è un vero giardino di delizie: una vecchia bicicletta appoggiata non a caso; il bassorilievo di un animale esotico ti sorprende dove non lo aspetteresti; il pozzo dell’acqua ricorda un’aia di cascina, panche e tavolini sistemati in luoghi diversi, per godere lo spettacolo naturale che si offre allo sguardo: a sinistra le case di Lequio Berria, di fronte il campanile e la sagoma di Madonna della Neve. Discendendo gli scalini, in una alternanza di listelli in legno e piastrelle, le rose segnano il cammino. Due cerchi concentrici richiamano l’attenzione all’infinito di questa Langa poco conosciuta, ed è un diverso infinito di colline che si apre e fa volare lontano la fantasia. La ruota di un carro ricorda la fatica degli spostamenti, quando le strade erano sterrate e faticose. Aiuole recintate di bottiglie conficcate nel terreno richiamano la vocazione della Langhe ricche, dove si producono vini rinomati (Dogliani e Monforte sono appena su un altro versante, a pochi chilometri). Una Madonna orante e una Sacra Famiglia dentro un tubo di cemento sono un originale presepe per tutto l’anno. E una vasca riattata, piena d’acqua, con le ninfee che vi crescono, dona il clima di una villa rinascimentale, quando i giardini sono nati per regalare delizie e riposo ai loro proprietari.

Dopo questa immersione nell’ambiente naturale, una sosta per rifocillarsi è possibile, gli amanti della carne possono scegliere fra la cottura con la griglia o sulla pietra, in stile rustico. Viandante che cerchi la pace dell’anima, qui puoi fermarti ad ammirare l’infinito e a domandarti quale sia il nome della rosa. Tutte le indicazioni utili si possono trovare sul sito www.giardinodibad.it

Un augurio di buon viaggio a chiunque voglia scoprire Lequio Berria!

Note

(1) Gustavo Strafforello nasce il 12 luglio 1818 a Porto Maurizio (Imperia), da Leonardo, esponente di una numerosa famiglia che commerciava olii; non si conosce il nome della madre. Studia nel collegio barnabita di Finale. Già nei primi Anni Quaranta collabora con i giornali torinesi Il Subalpino (poi Rivista italiana) e Letture di famiglia, con il giornale popolare di Parma Il Facchino e con molti altri. Nel 1848 si trasferisce a Torino ed entra in stretti rapporti con l’editore Giuseppe Pomba. Dopo l’Unità d’Italia, tra le sue più assidue collaborazioni giornalistiche si segnalano quelle per la Rivista europea e La Civiltà italiana, quest’ultima diretta da Angelo De Gubernatis. Dagli Anni Sessanta diventa un protagonista del genere della letteratura “lavorista”, volta cioè a divulgare le virtù dell’operosità, dell’impegno nel lavoro e dell’attitudine al sacrificio. Smisurata la sua produzione letteraria; l’attenzione per la geografia fisica ed economica assume in lui forme sistematiche con l’ambiziosa opera La patria. Geografia dell’Italia, che compila «colla collaborazione di altri distinti scrittori» a partire dal 1890 in trentadue volumi (Torino 1890-1905). Coniugato con Teresa Cicala, muore a Porto Maurizio tra il 3 e il 4 marzo 1903.

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Articolo pubblicato il 20/08/2023