Le origini del Borgo Vittoria, in Torino
La carica del principe d'Anhalt, copia da affresco (distrutto) di E. Knackfuss

Il suo nome nasce dalla epica battaglia del 1706

Questo territorio era anticamente coperto di boschi e terreni agricoli e vocati alla pastorizia; solo a partire dal Seicento compaiono le prime case e cascinali, come la Cascina Fossata, situata tra la via omonima e via Randaccio.

La vera nascita del Borgo Vittoria si può far risalire al 1706.  Il 7 settembre, nella parte sud di questo quartiere, viene combattuta una delle battaglie risolutive dell'assedio di Torino, fra le truppe sabaude e quelle franco – spagnole, che risulteranno sconfitte e respinte dalla città, sotto la regia del Principe Eugenio, cugino del Duca Vittorio Amedeo II.

All'esterno della chiesa della Salute, costruita a partire dal 1895 su progetto di Angelo Reycend, la cripta del 1959 conserva l'ossario dei caduti dell'assedio. Sulla facciata, in due bassorilievi, sono immortalati Vittorio Amedeo II ed Eugenio di Savoia – Soissons. All’interno, il pittore di arte sacra Enrico Reffo ha dipinto Nostra Signora della Salute; dal 1971 vi riposano le spoglie mortali di san Leonardo Murialdo.

Teatro della battaglia del 1706 è soprattutto la zona sud dell'attuale borgo, allora situata in piena campagna e ben lontana dalle mura fortificate della città; in seguito, quando l'espansione urbana raggiunge anche questa zona periferica, alcune vie e piazze vengono intitolate a situazioni, luoghi e personaggi che, ancora oggi, evocano quel lontano avvenimento.

Via Vittoria e piazza della Vittoria sono due riferimenti all'esito della battaglia;
via Vibò celebra la figura di Michele Antonio Vibò (1630 – 1717), Arcivescovo di Torino dal 1690 al 1713. Il 7 settembre 1706, dopo la battaglia vittoriosa, l’Arcivescovo accoglie sulla gradinata del duomo il Duca Vittorio Amedeo II e il cugino Eugenio di Savoia, alla presenza del futuro Beato Sebastiano Valfré; tutti insieme parteciperanno al Te Deum di ringraziamento;
via Principe d'Anhalt ricorda il prussiano Leopoldo I di Anhalt-Dessau, che si distingue nella battaglia di Torino;
via d'Allery evoca, indirettamente, l'assedio del 1704-05 alla rocca di Verrua Savoia, difesa in un primo momento dal savoiardo Conte Pierre Lucas de la Roche d'Allery; dopo una lunga carriera militare in Europa, rientra in patria da colonnello e comanda il Reggimento di Fanteria “Savoia” e poi il Reggimento “Chablais”; d'Allery presterà poi il suo servizio, durante l'assedio, come Governatore della Cittadella; nel 1713 riceve il Collare dell’Annunziata;
via Daun è dedicata all'austriaco Vinicio von Daun (1668 – 1741), che durante l'assedio ricopre la carica di comandante militare della piazza di Torino;
via degli Approcci, via dei Fornelli, via delle Trincee e via del Ridotto ricordano le opere di fortificazione, difesa ed offesa che costellavano le campagne intorno alla città assediata (gli "approcci" erano dei camminamenti infossati realizzati a supporto delle linee fortificate, mentre con "fornelli" s'intendono quelli relativi alle mine esplosive).

Con l’espansione urbanistica si sono, purtroppo, persi molti dei caratteri tipici di quell’ambiente.

Riccardo Gervasio, nella sua Storia aneddotica descrittiva di Torino (vol. 1), scrive (1):

«Ormai si sono ridotti a ben pochi gli edifizi (ville, chiese e cascine) che furono testimoni del memorabile avvenimento: li elenca Giovanni Bruno nel suo prezioso volumetto commemorativo, che riproduce anche l’immagine fotografica di buona parte degli scomparsi.» (2)

Scrive, a sua volta, il Bruno: «Il “Casino Barolo” assume un’importanza grandissima come quello da cui partì la tetra nube che andò ad offuscare la splendidezza del re Sole»; si ritiene che l’albero del consiglio «alla cui ombra i generali francesi deliberarono di fronteggiare l’attacco nemico in posizione difensiva, affondasse le radici proprio nel recinto della villa o almeno nelle sue immediate vicinanze. Il vetusto pioppo cadde colpito dal fulmine, nel secolo scorso» (3).

Tanta storia per le strade di questo borgo, oggi popoloso e costellato di condomini, aiuterebbero i torinesi a riscoprire le origini della loro identità, dal momento della prima “riscossa” contro i vicini e più potenti francesi. Qui, non meno che all’Assietta nel 1747, si è fatta la storia di Torino e del l’allora Ducato di Savoia.

Note

(1) Riccardo Gervasio – Storia aneddotica descrittiva di Torino – 3° edizione aggiornata - Le Bouquiniste – Torino – 1966/1970

(2) Giovanni Bruno – Duecento anni dopo. I testimoni dell’assedio e della battaglia di Torino nel 1706 – Torino 1906

(3) Il Casino Barolo era una cascina di pianura a corte chiusa: L’edificio primitivo è seicentesco, nel 1649 appartiene a Giovanni De Stefanis; acquistato dal Marchese Ottavio Provana di Druent nel 1714 (già proprietario della vicina Cascina Panatera), era parte del feudo di Lucento. La figlia Elena Matilde sposerà un Falletti di Barolo, portando in dote i beni di famiglia.

 

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Articolo pubblicato il 01/09/2023