Il Palio di Asti 2023

Una tradizione secolare che risale al Medioevo

Si sono spenti i riflettori sulla edizione 2023 del Palio di Asti, in un naturale passaggio di testimone l’ambito stendardo, quest’anno è passato dal Borgo San Lazzaro a Santa Maria Nuova, con il fantino Federico Arri, detto Ares, e il cavallo Ambra da Clodia.

Lunga e avvincente è la storia di questa corsa, che affonda le sue radici nel Medioevo. La prima notizia risale al 1275 e ci viene dallo speziale e cronista Guglielmo Ventura (1): in quell’anno il Palio si disputa vicino alle mura della nemica città di Alba, in onore del Santo Patrono.

La ricchezza della città di quell’epoca è descritta da Ogerio Alfieri (2): «L’anno del Signore 1280 la città di Asti, per grazia di Dio, è diventata quasi nuova, colma di ricchezze, chiusa da solide e recenti mura e costituita quasi interamente da molti edifici, torri, palazzi e case da poco costruite.»

La sua estensione è assai vasta, sempre secondo l’Alfieri, scopriamo che il territorio astese si estende oltre il Tanaro, da Masio a Neive; giunge alla val Tiglione, fino a Malamorte (Belveglio) e Vinchio; si estende in val Tinella, fino a Trezzo, fra il Tanaro e il Borbore, fino a Magliano e Castellinaldo. Nella valle dei Canali, arriva a Canale e Montà del Fango e a Ceresole d’Alba, Sommariva Bosco, Sommariva Perno, Bra e Cavallermaggiore. In un’altra direzione, comprendeva Piana (di Villanova), Poggio Guarini (Poirino) Riva e Castelnuovo di Rivalba.  Nella valle Traversa gli appartengono Buttigliera e Melleto; in val Rilate arriva fino a Montechiaro e in valle Versa controlla Castel Cebro, Tonco e Calliano. Oltre la Versa, Montemagno, Grana e Vignale. Territori di una tale estensione fanno comprendere il ruolo giocato dalla città in quel lontano periodo.

Teatro del Palio è oggi piazza Alfieri, dove il mossiere, sistemato su un podio, richiama i partecipanti alle successive gare e valuta il regolare allineamento, prima di far cadere il canapo.

La manifestazione ha avuto due lunghe interruzioni, nell’Ottocento e nel Novecento. Nel 1863 la corsa diventa una comune corsa di cavalli, perdendo il suo tradizionale significato, civile e religioso. La festa viene richiamata in vita nel 1929 dall'allora Podestà di Asti, Vincenzo Buronzo: quell'anno il Palio si svolse di nuovo alla lunga, su corso Dante, lungo un percorso in salita di circa 1300 m. La ripresa della corsa (tenutasi fino al 1935) suscita forti contrarietà nella municipalità di Siena, ospite di un altro storico Palio. Nel 1936 un intervento di Mussolini riconosce soltanto a Siena il privilegio di chiamare la propria manifestazione col nome di “Palio”; ne consegue la modifica della denominazione della festa in «certame cavalleresco», in parallelo alla interdizione per Legnano di denominare come allo stesso modo la corsa tenuta durante la "Sagra del Carroccio". Il 3 maggio di quell’anno, durante la campagna d’Etiopia, i militari della 104ª Legione Camicie Nere (fra cui colti astigiani) corrono un Palio speciale a dorso d'asino sulle rive del lago Ascianghi. La cronaca della corsa viene riportata il 23 maggio 1936 dal quotidiano astigiano "La Provincia". Partecipano il Borgo di Santa Maria Nuova, il Rione di San Martino, il Borgo di Ponte Tanaro e il Rione Duomo; vince Santa Maria Nuova. Nel 1937 il Palio è indetto con la denominazione di “Certame Cavalleresco”, ma non avrà luogo, in quanto non gradito al regime. Nel 1938 si svolge la "Corsa delle Contrade", con partecipanti esclusivamente astigiani, che passerà sotto il disinteresse e il silenzio della stampa locale e nazionale. Il Palio vero e proprio riprenderà soltanto nel 1967, quando inizia l’albo d’oro “moderno”.

La gara, che un tempo si correva "alla lunga" attraverso la Contrada Maestra (l'attuale Corso Alfieri), nella nuova versione si disputa all'interno di un circuito apposito (o "al giro"); dal 1988 la corsa si svolge nella centrale piazza Alfieri; fino all'edizione del 2017 il Palio avveniva la terza domenica di settembre, mentre dal 2018 si disputa la prima domenica di settembre.

Il Palio è un grande Drappo di velluto con le insegne cittadine, l’obiettivo agognato da tutti i contendenti. Ancora oggi, ogni anno, il Sindaco dà licenza di correre il Palio pronunciando l’antica formula di rito andate e che San Secondo vi assista. Venti sono i partecipanti, fra rioni di Asti e Comuni della provincia. Il progetto “Rappresentiamo il Palio 2023”, voluto dal Sindaco in carica Maurizio Rasero, ha portato il titolo di Maestro del Palio a Lorenzo Livorsi (nato nel 2005), uno studente del liceo artistico Benedetto Alfieri, selezionato fra più di trecento partecipanti al progetto. Tanta storia e tradizione hanno ispirato una idonea sede museale. A settembre 2015 si è inaugurato il Museo del Palio di Asti, nelle stanze del cinquecentesco Palazzo Mazzola, che ospita anche l’Archivio Storico Comunale.

Il corteo storico è l’imponente sfilata che precede la corsa: un grandioso affresco che rievoca la storia cittadina. Ogni gruppo è aperto dal Vessillifero, che porta i colori del Borgo, Rione o Comune, a cui seguono i figuranti in costume, con un tema da rappresentare. Quest’anno la sfilata si è così composta:

Borgo Viatosto, bianco e azzurro – L’inferno in terra, il disprezzo del mondo

Rione San Secondo, bianco e rosso – Lo zodiaco e il ciclo delle stagioni

Comune di Baldichieri, argento azzurro e oro – La giustizia nel Medioevo

Comune di Moncalvo, bianco e rosso – Volare nell’aria, camminare sull’acqua

Borgo Tanaro Trincere Torrazzo, bianco e azzurro – Et venines Aste: l’arrivo ad Asti di Arrigo

Borgo Torretta, bianco rosso e blu– Verso un destino di regalità

Rione Cattedrale, bianco e azzurro – Il bosco di petra, simbologia vegetale nei capitelli della Cattedrale di Asti

Borgo San Marzanotto, oro e blu – Tra scienza e medicina: lo speziale nel Medioevo

Comune di Canelli, bianco e azzurro – “Villam circa castrum restringere” lungo la Sternìa di Canelli

Comune di Castell’Alfero, azzurro bianco e oro - A capo scoperto, storie di donne e di veli

Comune di Nizza Monferrato, giallo e rosso - Panis in municipio Niciae Palearum

Rione San Silvestro, oro e argento - Da Capitano di ventura a Segretario ducale di Luigi d’Orléans

Borgo Don Bosco, giallo e blu- Sibille e profeti nella chiesa del Santo

Rione San Martino San Rocco, bianco e verde - Da Eva a Maria: la figura della donna nel Medioevo

Borgo Santa Maria Nuova, rosa e azzurro - “Se eccelli con le armi, sarai amato dieci volte”

Rione San Paolo, oro e rosso - “Stat rosa pristina nomine”. La disputa sugli universali

Borgo San Pietro, rosso e verde - Giullari, laudatores e saltimbanchi. Il teatro medievale tra sacro e profano

Comune di San Damiano, rosso e blu - I veleni nel Medioevo tra antidoti e delitti

Borgo San Lazzaro, giallo e verde - Il triumphus, allegoria della vittoria

Il vincitore della passata edizione chiude tradizionalmente il corteo storico, in attesa che la gara sancisca il nuovo vincitore.

La corsa della domenica è il culmine dei festeggiamenti, preceduti da una miriade di avvenimenti, riti e manifestazioni, la cui cronaca richiederebbe ben altro spazio. Ci limitiamo a ricordare che, nei due giorni precedenti, si tengono le prove ufficiali; la sera della vigilia, nei rioni, borghi e comuni partecipanti, si tengono le "cene propiziatrici"; la domenica, al mattino, si svolgono le benedizioni dei cavalli e dei fantini che correranno, con la consueta formula di: «Va' e torna vincitore!».

Il clima che si vive in questi giorni è unico, impossibile da descrivere per la corale partecipazione della popolazione, di tutte le età, non meno sentita fra i giovani. Camminare per le vie di Asti in questi giorni, godere del suo clima medievale, fermarsi all’ombra di una delle tante torri o visitare un palazzo o un museo, è un’esperienza da vivere, che riporta al tempo in cui la città era la più importante del Piemonte, con banchieri e commercianti famosi in tutta Europa.

Note

(1) Guglielmo Ventura (Asti, 1250 circa – Asti, 1325 circa), di umili origini, mercante e storico, è stato cronista dei fatti accaduti alla città di Asti durante la sua vita. Nella sua Cronaca, narra avvenimenti accaduti dal 1260 al 1324.

(2) Ogerio Alfieri (1230 circa – 1294 circa), appartenente al ramo Alfieri dei consignori di Mombercelli, una delle famiglie nobili ghibelline più importante di Asti, è autore di una Cronaca della città di Asti.

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 09/09/2023