Un borgo senza motori – Chamois e la sua quiete valdostana

Di Alessandro Mella

Nei mesi scorsi si è molto discusso della questione dei limiti di velocità nei grandi comuni. Diversi centri urbani, infatti, invece di aumentare la sensibilizzazione sui pericoli della strada ed invece di prodigarsi per aumentare la cultura della sicurezza stradale, hanno preferito introdurre buffi limiti tali dai ingolfare il traffico aumentando disagi ed inquinamento con prospettive tutt’altro che concrete di riduzione reale degli incidenti.

Vi sono, tuttavia, eccezioni ove le automobili non solo non costituiscono un problema ma si limitano ad essere un qualcosa di molto lontano.

Si tratta, nel caso specifico, del borgo alpino di Chamois, in Valtournenche della Valle d’Aosta, ove quasi non esistono mezzi a motore semplicemente perché il paese, di poco più di cento abitanti, non ha strade utili a raggiungerlo.

In origine la zona fu per lo più utilizzata come occasionale alpeggio per la transumanza tanto è vero che non vi sono mai stati ritrovamenti archeologici tali da documentare una presenza umana stabile in epoca romana o celtica. Fu, probabilmente, solo nel medioevo avanzato che sorsero i primi insediamenti stabili in un’area fresca e verdeggiante nel periodo estivo ma assai rigorosa nel periodo invernale.

Nei secoli la vita di Chamois fu piuttosto quieta forse anche per merito della posizione che non era e non è solo felice dal punto di vista paesaggistico, ma anche da quello militare e politico poiché la lontananza dagli altri centri abitati e dalle vie di comunicazione probabilmente contribuì a limitare fortemente l’impatto delle grandi crisi della storia dalle guerre alle epidemie.

Tuttavia, la comunità non scampò all’italianizzazione forzata della toponomastica voluta dal fascismo e nel 1939 anche Chamois mutò nome diventando, temporaneamente, Camosio. (1) Non fu, ovviamente, il solo comune a dover subire il diktat linguistico:

Con R. Decreto le denominazioni dei seguenti trentadue comuni della provincia di Aosta sono modificate come appresso: Allain in Alleno - Antey-Saint-André in Antei Sant’Andrea - Ayas in Aias - Bionaz in Bionà - Brusson in Brussone - Challant in Villa S. Anselmo - Chambave in Ciambava - Chamois in Camosio - Champorcher in Campo Laris - Châtillon in Castiglion Dora. - Courmayeur in Cormaiore - Donaz in Donàs - Doues in Dovia d’Aosta - Etroubles in Etroble - Gressoney in Gressonei - La Magdeleine in La Maddalena d’Aosta - La Tintile in Porta Littoria - Ollomonf in Ollomonte - Ojace in Oiasse - Pont Bozet in Pianboseto - Prè St. Didier in San Desiderio Terme - Rhèmes in Val di Rema - Saint Oyen in Sant’Eugenio - Saint Rhèmy in S. Remigio - St. Vincent in San Vincenzo della Fonte - Torgnon in Torgnone - Val Grisanche in Val Grisenza - Val Pelline in Val Pellina - Val Savaranche in Val Sanarli - Val Tournanche in Val Ternenza - Verrès in Castel Verres. (2)

La caratteristica di Chamois è, appunto, la totale assenza di automobili poiché si tratta del solo comune italiano raggiungibile a piedi con altri mezzi, ma non via terra in auto. Anticamente, e per molto tempo, la risalita dei sentieri fu l’unico modo per arrivare al borgo finché, nel dopoguerra, finalmente si costruì la funivia:

Non potendosi costruire una strada, Chamois verrà collegato col resto del mondo per via aerea. Giovedì infatti si procederà al collaudo e alla inaugurazione della funivia che unisce il piccolo comune, a quota 1896 metri sul costone montagnoso della Valtournanche, con la strada statale che da Châtillon porta al Cervino. La soluzione del problema era attesa da lungo tempo.

Il Consiglio comunale di Chamois chiedeva una strada. Bisognava farla ad ogni costo, perché la legge impone che ogni comune sia allacciato alla strada di grande comunicazione. D'altronde i 157 abitanti del paese non potevano continuare a rischiare la propria vita sugli impervi costoni e fra i boschi di larici e di abeti per scendere o salire. Il loro diritto era giusto; il progetto per la strada esisteva era stato approvato.

Ma dove trovare i fondi? Occorrevano oltre 300 milioni di lire. E così si è costruita la funivia per mezzo della società Agudio di Torino. La stazione di partenza è posta a Buisson, località quattro chilometri oltre Antey, e con una campata unica di 1200 metri supera l'impervia costa del monte fino a una breve creata; di qui un'altra campata, sostenuta da due fili, raggiunge l'abitato.

Per salire (a nostro rischio, dato il non avvenuto collaudo) abbiamo impiegato 6 minuti, e di queste corse se ne effettueranno cinque all'ora trasportando nel piccolo ed elegante vagoncino otto persone per ogni viaggio oppure le merci necessarie al fabbisogno del paese. La spesa dell'opera è stata di 50 milioni, oltre a un notevole rimborso spese ad una società idroelettrica per il deviamento della linea ad alta tensione che intralciava la messa in opera della funivia. La gestione sarà affidata al comune, la regione interverrà a coprire l'eventuale passivo di bilancio, che ha già deliberato in una riunione avvenuta sabato, il costo del biglietto: 160 lire per andata e ritorno (…). (3)

Ancora oggi la funivia, ovviamente con gli ammodernamenti consentiti dall’evoluzione tecnologica ed imposti dalle norme di sicurezza, serve la popolazione accompagnando villeggianti e residenti, ma anche turisti occasionali. L’esperienza è piacevolissima e permette di apprezzare ulteriormente i bei panorami alpestri.

Tuttavia, per ulteriori necessità, negli anni ’60 si provvide a costruire un altiporto da impiegarsi per merci e persone:

Aosta, 5 settembre. (i. v.) Con un atterraggio sperimentale si è inaugurato stamane a Chamois, in Valle d'Aosta, il primo «altiporto» d'Italia: una pista di trecento metri di lunghezza, larga ventidue, con una pendenza finale del 35 per cento. Ad atterrare è stato un «Piper» dell'Aero Club Aosta, pilotato dal comandante Cesare Balbis di Aosta, che ha ottenuto recentemente il brevetto di pilota dei ghiacciai.

La pista, preparata dal comune di Chamois per interessamento del sindaco Rigollet e del consigliere regionale Pedrini, permetterà anche d'inverno l'atterraggio di velivoli muniti di pattini.

Domenica 10 si avrà, alla presenza delle massime autorità regionali, la inaugurazione ufficiale dell'altiporto, che apre nuove prospettive turistiche a questa località, situata a 1815 metri di altitudine. Chamois è il comune più alto della Valle d'Aosta, ed ha la particolarità di essere unito al fondovalle esclusivamente da una funivia. (4)

Il paese è veramente grazioso anche se non dispone di particolari monumenti. Meritevole di visita è la piccola parrocchia di san Pantaleone edificata più volte e l’ultima, in epoca carloalbertina, nel 1838.

Nella stagione invernale non è raro poter avvicinare i camosci al pascolo nei prati che si trovano tra le antiche baite restaurate e mantenute, con cura ed amore, dai proprietari.

Le piste da sci, i sentieri e le passeggiate rendono Chamois meta di molti sportivi, ma anche località amata dalle famiglie poiché i bambini non corrono certo pericoli dovuti al traffico.

Il luogo, poi, ha il vantaggio di essere rapidamente raggiungibile da Torino tramite l’autostrada diretta ad Aosta.

Insomma, una meta magnifica per vacanze prolungate od anche solo per una gita d’un giorno per ritemprare lo spirito, ritrovare quiete per l’animo e riempire i polmoni d’aria buona.

Alessandro Mella

NOTE

1) La Stampa, 238, Anno LXXIII, 7 ottobre 1939, p. 4.

2) Gazzetta d’Asti, 40, Anno XLI, 13 ottobre 1939, p. 2.

3) La Nuova Stampa, 15, Anno XI, 18 gennaio 1955, p. 6.

4) La Stampa, 210, Anno CX, 6 settembre 1967, p. 10.

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Articolo pubblicato il 13/09/2023