Assist al Gen. Vannacci di Silvio Mazzaroli Gen. in congedo silurato inizio 2.000 da vicecomandante Nato dall’allora ministro Difesa S. Mattarella.

Il generale Silvio Mazzaroli, coglie l’occasione delle polemiche di cui è oggetto il Generale Vannacci dopo la pubblicazione del suo libro “Il mondo al contrario” per togliersi qualche sassolino nella scarpa, e lo fa in recenti interviste.

Nato a Trieste il 14.01.1942, diplomato presso il Liceo scientifico "G. Oberdan", ha frequentato gli Istituti Militari di Modena e di Torino ed è stato nominato Ten. di a. (mon.) nel 1966.

 

In qualità di Ufficiale delle Truppe Alpine, è stato impiegato nelle Brigate Alp. "Julia" (C. te 14ˆ e 15ˆ btr. Gr.a.mon. "Conegliano"), "Taurinense" (C. te Gr.a.mon. "Pinerolo") e "Cadore" (Vice comandante B.), ricoprendo tutti gli incarichi di comando previsti.

 

Ha, in particolare, comandato la Brigata Alpina Julia" (1994 - 1995) e la Scuola Militare Alpina di Aosta (1997).

 

Ha frequentato la Scuola di Guerra (1975 - 1977), lo Staff College in Inghilterra (1983) ed il Centro Alti Studi della Difesa di Roma (1996). Ha conseguito la laurea in "Scienze Strategiche" presso l'Università di Torino (2000).

 

In qualità di Ufficiale in Servizio di Stato Maggiore, è stato ripetutamente impiegato presso la Stato Maggiore dell'Esercito in Roma, nei settori ordinativo e logistico.

 

Nel suo libro “Una vita con il cappello Alpino” fece una dichiarazione che gli costò il suo siluramento, infatti relativamente alla missione in Kosovo del 2.000 dove era vicecomandante della missione Nato ebbe a sostenere: «Quando un militare è in missione ha bisogno di sentire che dietro c’è un Sistema-Paese che lo sostiene. E questo in Kosovo non è successo. Durante i cinque mesi che sono stato laggiù non ho visto nessun politico che si interessasse su come andavano le cose. È venuto solo il presidente Ciampi accompagnato dai capi di stato maggiore per fare gli auguri di Natale, mentre io incontravo quotidianamente rappresentanti di altri Paesi che venivano a veder cosa faceva il contingente, quali erano i problemi. Dall’Italia doveva venire Minniti, (al tempo sottosegretario alla Difesa), ma non è mai venuto» (Il Piccolo).

 

Alla domanda se Vannacci decidesse di scendere in politica avrebbe un seguito anche fra i militari ha così risposto: «La nostra società sta soffrendo per quella che Vittorio Sgarbi ha recentemente chiamato la dittatura della diversità e che il filosofo francese Jean Francois Braunstein ha tratteggiato nel suo libro "La religion woke". Si tratta di una moda che, nata negli Stati Uniti ed abbracciata acriticamente dalle frange più progressiste del Vecchio Continente, sta sovvertendo la storia, i valori, la cultura e le tradizioni del mondo occidentale. Un modo di vedere le cose che per la sua pervicace invasività sta iniziando a stancare tutti coloro che la pensano diversamente e, fortunatamente, a provocare reazioni in senso opposto. L'accento deve essere posto sulla parola anche della domanda. Credo che a dare credito a Vannacci, in caso di coerente discesa in politica, saranno molti italiani» (Il Giornale).

 

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Articolo pubblicato il 09/09/2023