Un episodio di sconcertante e cattiva burocrazia, cosa ne pensa il Ministro Salvini?

Mezzi cittadini….o anche meno

Riceviamo da una lettrice di Saluzzo la segnalazione di un caso che ha suscitato la sua e nostra indignazione.

Il figlio di questa signora è emigrato nel 2014 in Australia per lavoro, poi, nel febbraio del 2020, con la moglie di nazionalità vietnamita, si trovava in Vietnam in visita ai suoceri e, non potendo rientrare in Italia a causa dell’epidemia di Covid, ha iniziato in quel paese una attività di ristorazione nella città di Da Lat dove, accanto all’attività iniziale, ha anche avviato la produzione di formaggi e salumi della nostra tradizione piemontese utilizzando prodotti locali certificati.

Naturalmente si è iscritto all’A.I.R.E. (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), ma, tornato recentemente in Italia in visita alla famiglia, ha scoperto, con non poca meraviglia e anche con abbondante indignazione, di non avere più diritto all’assistenza sanitaria e, cosa ancora più fastidiosa, di non poter ottenere il rilascio della patente di guida italiana, con conseguenze facilmente immaginabili.

Il Centro di Motorizzazione di Roma, interpellato, ha risposto che il soggetto in questione non ha diritto al rilascio della patente nonostante che quella originaria sia stata rinnovata presso l’ambasciata italiana di Hanoi entro la data di scadenza e neppure è possibile un’autorizzazione in deroga per il periodo di permanenza in Italia, che si concluderà presto.

Idem per l’assistenza sanitaria.

Ora, questo episodio (non certo isolato) pone alcuni interrogativi.

Intanto come si può considerare cittadino italiano una persona a cui vengono sottratti alcuni diritti elementari e indispensabili, come quello di avere assistenza sanitaria e di poter liberamente circolare nel paese a cui appartiene? A che cosa serve l’iscrizione all’A.I.R.E. che dovrebbe, appunto, certificare comunque la condizione di cittadino italiano?

Com’è possibile che si venga considerati cittadini ai fini del voto (che il signore di cui si parla ha regolarmente e civilmente esercitato presso la nostra rappresentanza diplomatica in Vietnam) ma non al fine del rilascio di documenti essenziali alla vita quotidiana qualora ritorni temporaneamente in patria?

Chi è il responsabile (gradito magari nome e cognome) di questa normativa demenziale, incivile e probabilmente incostituzionale? E’ lecito avere delle risposte?

Forse vale anche la pena di sottolineare come il cittadino in questione non è andato all’estero a delinquere o mendicare ma, dopo l’esperienza lavorativa maturata in Australia, ha avviato una proficua e originale attività produttiva in estremo oriente dove fa conoscere, in un lontano paese, i prodotti alimentari della nostra tradizione piemontese.

In Regione qualcuno ha qualcosa da dire? Sarebbe bello se qualcuno prendesse una posizione, magari con un qualche intervento presso quei poteri che possono modificare questa normativa inconcepibile.

 

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Articolo pubblicato il 13/09/2023