Giovedì 21 settembre alle ore 21,00, presso l’oratorio di San Filippo, via Maria Vittoria 5, la nostra "Firma" Massimo Centini, terrà la conferenza Kitsch . viaggio nel cattivo gusto. L’ingresso è libero e però necessario prenotare: info@compagniasanfilippo.it; 3291807733.

Dai nani da giardino all’arte contemporanea, dal pacchiano della quotidianità al cattivo gusto dei social fino allo sconfinato cattivo gusto che contrassegna anche il turismo: insomma, il Kitsch è ovunque.

Cosa significa Kitsch? È un sostantivo di origine tedesca (scarto), adottato per indicare cose di bassa qualità estetica, imitazioni e falsificazioni dozzinali; dominante il  pacchiano e l’apparenza.

Coinvolge arredamento, abbigliamento; qualcuno che si comporta o si veste in modo particolarmente eccentrico e vistoso; la predilezione per oggetti eccentrici, ornamenti eccessivi, imitazioni dozzinali di opere d’arte e simili, insomma di cattivo gusto.

Attraverso un dibattito svolto soprattutto in Germania nel periodo tra le due guerre, la nozione di kitsch fu elaborata come categoria in riferimento al rapporto tra arte e società nell’era della tecnologia e dei consumi di massa.

Sostanzialmente possiamo identificare il Kitsch come prodotto ideale per un pubblico che desideri pigramente ardire ai valori del bello e convincersi di fruirne, senza perdersi in sforzi impegnativi.

Quindi il kitsch come midcult? Cioè insieme delle manifestazioni artistiche e intellettuali classificabili al disotto del livello di interesse scientifico o accademico, che attira il pubblico in due modi diversi: da un lato finge di rispettare i canoni della cultura alta, dall'altro, a conti fatti, li annacqua e li volgarizza.

“Il cattivo gusto tutti sanno benissimo cosa sia e non temono a individuarlo, salvo trovarsi imbarazzati nel definirlo”, asseriva Umberto Eco.

Comunque, una volta che si è deciso che qualcosa è kitsch, resta da capire come mai a qualcuno, magari a molti, comunque piaccia.

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