Angelo Gravinese – Vittima della ferocia di guerra

Di Alessandro Mella

I mesi terribili che andarono dal settembre 1943 all’aprile 1945 furono tra i peggiori della storia del nostro paese. Da un lato la disperazione dei militi della crepuscolare Repubblica Sociale Italiana in lotta per riaffermare se stessi e dall’altra la guerra di liberazione di quei partigiani che, animati da onestà d’intenti, combattevano per costruire una nuova democrazia nazionale.

Nel mezzo vi furono, da una parte come dall’altra, casi di uomini e donne che, travolti dall’odio e dal rancore, finirono per macchiarsi di azioni tutt’altro che onorevoli. A lato di tanti eroi, purtroppo, non mancarono casi deprecabili che macchiarono la dignità e l’onorabilità di quei combattenti. Se la scelta della Resistenza fu senz’altro quella più giusta per l’avvenire dell’Europa e dei popoli, è pur vero che in Italia quel momento assunse sempre più i contorni violenti di una guerra civile.

Ed il prezzo più alto forse fu quello pagato dai giovani che, a vent’anni, morirono da partigiani o da repubblicani nella convinzione di servire il proprio pensiero ed un’idea. Morti che, se nel primo caso raccolgono la nostra devozione per la libertà che ci donarono, nel secondo caso meritano quantomeno l’impegno per capire, comprendere e provare quella pietà che ci distingue dalle bestie.

Tra i combattenti della RSI non mancarono i ragazzi che, numerosissimi, provenivano dall’Italia del Sud come Angelo Gravinese, figlio di Natale, nato a Minervino Murge, in provincia di Bari, il 10 ottobre 1925.

Angelo si era trovato a Torino e qui aveva aderito alla Repubblica Sociale ed era stato inquadrato nell’Esercito Nazionale Repubblicano. Cresciuto nella retorica del regime fascista aveva deciso di iscriversi al Partito Fascista Repubblicano in continuità con la sua storia personale. Tanto parve bastare per condannarlo:

Il 16 corrente, alle 23,30, in Pianezza, 4 ribelli armati disarmarono in legionario della G.N.R. di quel distaccamento e sequestrarono il soldato in permesso Angelo GRAVINESE, effettivo della compagnia distrettuale – ente propaganda – Torino – avendo il militare, a domanda dei ribelli, dichiarato di essere iscritto al P.F.R. (1)

Poco prima, probabilmente, gli stessi avevano assassinato, sempre a Pianezza, il soldato Giovanni Gerbi dello stesso reparto del Gravinese. Successivamente avevano catturato l’ex carabiniere, milite della GNR, Giuseppe Tartarè. (2) Lo disarmarono e lo costrinsero, volente o nolente, ad accompagnarli sotto la casa di Gravinese per poi farlo scendere in strada. (3) Qui, il nostro Angelo, su sorpreso e confermando la sua “iscrizione” egli siglò la sua condanna.

Fu preso e condotto via dai militi partigiani nel cuore della notte verso una destinazione ignota che nulla di buono, tuttavia, prometteva.

Ed in effetti la mattina dopo quel ragazzo con i gladi al bavero fu rinvenuto, cadavere, a San Gillio nei pressi del lago in tenuta Pralungo. (4)

I poveri resti di Angelo furono recuperati pietosamente e ricondotti a Torino ove oggi riposano quasi anonimamente.

Perché fu ucciso? Non sapremo mai se ci sia stata una ragione particolare, se avesse commesso qualche gesto deprecabile, se fosse stata sufficiente la sua tessera per essere condannato a morte a soli diciannove anni ancora da compiere.

Certo se avesse commesso dei crimini qualcuno, nel dopoguerra, si sarebbe preso l’impegno di spiegare il perché di quell’assassinio. Nessuno ne parlò mai e le notizie sono poche e vaghe. Si conosce quel che accadde, non il motivo se non, forse, la violenta contrapposizione tra le parti. La furia che lo travolse. Erano giorni drammatici in cui bastava niente per morire e la vita non valeva più nulla.

Di questo dovremmo ricordarci quando ci godiamo la libertà, la serenità, di cui oggi beneficiamo. Anche Angelo, caduto “dalla parte sbagliata” come cantava De Gregori, contribuì con la sua vita. La tragedia di questo giovanissimo merita riflessione e memoria. E quel rispetto che si deve ai defunti, tutti.

Alessandro Mella

NOTA

1) Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana, 25 aprile 1944, p. 9.

2) I carabinieri reali ancora presenti nel territorio della RSI furono accorpati alla Guardia Nazionale Repubblicana.

3) I ribelli siamo noi, II edizione, Tomo I, Michele Tosca, Chiaramonte Editore, p. 275.

4) Torino 1943-1946 Martirologio, L’Ultima Crociata Editrice, 2005, p. 123.

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Articolo pubblicato il 18/09/2023