Il dossier immigrazione sta diventando per la premier Meloni sempre più una spina nel fianco e compromettente dal punto di vista dell’immagine che sull’imperativo “blocco navale”, quindi contrasto al fenomeno migratorio, ha costruito le sue fortune elettorali.

Non si può negare il fallimento di quel Memorandum con la Tunisia condiviso con Ursula Von der Leyen, prova ne è la recente mancata autorizzazione da parte del presidente Saied (circa i milioni promessi non è arrivato neppure un euro) di ricevere giorni addietro una delegazione di europarlamentari, messaggio chiaro a Bruxelles ma anche a Roma.

Non si può ignorare la presa di distanza da parte di Salvini (che parla di atto di guerra) che a ragion veduta può vantare, come ex ministro degli interni, una passata eccellente gestione degli sbarchi.

Non solo, la Lega, per bocca del vicesegretario Andrea Crippa, rispondendo a chi gli chiedeva se la strategia diplomatica attuata da Meloni, con i suoi viaggi in Tunisia insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen abbia funzionato, ha risposto con un secco: «A occhio no».

Risultano poco rassicuranti le parole del Presidente Tommaso Foti (Fdi) il quale, replicando alla domanda di un giornalista circa l’efficacia di un blocco navale europeo come strada maestra, ha dichiarato: «Sì, con il consenso dei Paesi da cui partono i migranti. Tutti sanno che il vero problema è il blocco delle partenze non tanto lo smistamento degli arrivi”.

Pare inoltre non abbia convinto più di tanto la venuta di ieri a Lampedusa della presidente Ursula von der Leen, sui social, e non solo, si sprecano le critiche circa l’efficacia del piano in dieci punti presentato in conferenza stampa ritenuto un inefficace e tardivo contrasto agli arrivi.

Tra poco più di un mese il governo celebrerà il suo primo anno di vita, speriamo che il premier Meloni non si ritrovi con un inatteso e preoccupante vuoto intorno.

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