Cresce la povertà energetica

L'Analisi di Luigi Cabrino

La crisi energetica iniziata nella seconda metà del 2021 con la ripresa post pandemia ed esplosa con il conflitto russo ucraino sta facendo emergere una nuova forma di povertà: la povertà energetica, vale a dire la difficoltà a pagare le bollette ma soprattutto l'abitare in case ad alto consumo energetico unito all'impossibilità economica di affrontare le necessarie ristrutturazione finalizzate al risparmio energetico.

Sono 2,2 milioni le famiglie italiane in povertà energetica (PE). Si tratta di 5 milioni di persone che nel 2021 vivevano in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici bianchi. I nuclei familiari più a rischio sono costituiti da un elevato numero di persone, si trovano in condizioni di disagio economico e le abitazioni in cui vivono sono in cattivo stato di conservazione. Così la Cgia in una nota. 

Sebbene la spesa di famiglie e imprese per le bollette di luce e del gas sia in calo, l’incremento dei costi energetici rispetto al periodo pre-Covid rimane ancora molto elevato: se il prezzo medio del gas naturale nel 2019 era pari a 16 euro/MWh, ad agosto di quest’anno ha toccato i 34 euro (+112%). L’energia elettrica nel 2019 costava mediamente poco più di 52 euro/MWh, il mese scorso ha raggiunto i 112 euro (+115%).

Dopo i picchi raggiunti nell’agosto 2022, i prezzi sono tornati a scendere, e oggi sono praticamente in linea con quelli che avevamo tra luglio e agosto 2021. Se non verranno prorogati gli aiuti messi in campo dal governo Meloni con la legge di bilancio 2023 – sottolinea la Cgia- dal prossimo mese di ottobre avremo un deciso aumento delle bollette, e a pagarne il conto saranno soprattutto le famiglie dei lavoratori autonomi: il 70% circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, e moltissimi hanno pagato due volte l’impennata delle bollette di luce e gas negli ultimi due anni, la prima come utenti domestici e la seconda come micro imprenditori.

Sebbene il rischio povertà o esclusione sociale delle famiglie in Italia sia diminuito, anche nel 2022 quelle con un reddito principale da lavoro autonomo presentavano un rischio pari al 19,9% del totale, contro il 17,2% delle famiglie con fonte di reddito principale da lavoro dipendente. 

 Luigi Cabrino

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Articolo pubblicato il 26/09/2023