Un frammento quasi dimenticato - La targa di La Marmora

Di Alessandro Mella

Da nipote, orgogliosissimo, di bersagliere non ho mai potuto non notare la targa in bronzo che, a Torino in via Principe Amedeo 48, si trova in bella vista con la sua secolare patina.

Ai più sfugge, la gente passa e tira via e raramente ha tempo di soffermarsi a guardare monumenti ed opere per riflettere sul passato della città e dell’Italia intera.

Eppure, quel cimelio un tempo non si trovava in quella posizione ma collocato sull’ingresso dell’antica Caserma Ceppi oggi non più esistente. (1)

Proprio tra quelle mura Alessandro La Marmora si dedicò alla creazione di quel corpo glorioso dei bersaglieri che tanto tributo diede alle guerre risorgimentali e mondali. Nonché alle missioni di pace postbelliche ove mai mancarono gli erranti piumetti dei fanti in corsa.

Nel giugno del 1886 in tutta Italia si tennero i festeggiamenti per il cinquantenario di fondazione della specialità ed anche Torino non fu da meno. Molti veterani si raccolsero in città per commemorare il fondatore ed il sovrano che aveva voluto crearli. Non a caso il primo omaggio si tenne a Superga proprio al re Carlo Alberto:

Giovedì il gran convegno era a Soperga, e fin dalle 8 il classico colle luccicava delle armi dell’intero 5° reggimento, colà accorso nelle prime ore del mattino. Esso era sbandato, coi fucili a fascio, ma allo squillar delle trombe in un attimo si trovò riunito e presentò le armi al corpo dei veterani che giungeva col treno della funicolare. E fu un momento di commozione il vedere quei vecchi avanzi delle battaglie sfilare davanti alla balda gioventù, non ancora temprata al fuoco delle battaglie ma piena di ardimento, di slancio. 

Quando i veterani agitarono la vecchia bandiera che vide il sole di Novara, Crimea, Pastrengo e Goito, un hurrà scoppiò, immenso, interminabile.

Era la gioventù che rendeva il debito onore a coloro che le avevano preparato una patria grande ed indipendente; era il saluto del figlio al padre. Visitata la tomba di Carlo Alberto, depostevi sopra due stupende corone, venne la volta dei discorsi. (2)

Nel frattempo, i giornali avevano già dato numerose notizie circa gli eventi cittadini legati all’importante ricorrenza e così fu pubblicata anche una sommaria descrizione della targa in bronzo:

La tavola bronzea commemorativa che sarà posta sulla facciata della Caserma Ceppi, in via Principe Amedeo, e verrà solennemente inaugurata il 18 corr. giugno pel 50° anniversario della fondazione del Corpo bersaglieri, fu modellata dallo scultore Vergnano, ed é assai pregevole per la severità del disegno ed il bel trofeo che l'adorna. Fu pure egregiamente fusa nella R. fonderla di Torino. (…). Lo stabilimento fotografico Manfredi, di quest'opera artistica, compiutasi sotto la direzione del Genio militare, ha fatto delle bellissime riproduzioni fotografiche, che vennero poste in commercio. (3)

Il 18 giugno 1886 venne il momento dell’inaugurazione che si tenne alla presenza del sindaco Ernesto Balbo Bertone di Sambuy e del principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, inviato quale rappresentante del re Umberto I:

In Torino per il cinquantenario dei bersaglieri, il 5° reggimento insieme alle rappresentanze di altri reggimenti depose 12 corone sul monumento di Lamarmora ed altre corone furono pure deposte dai veterani piemontesi e savoiardi.

Furono pronunciati dei discorsi applauditissimi. Poscia fu inaugurata nella caserma la lapide commemorativa coll’intervento del principe Amedeo, quale rappresentante S. M. il Re, con i figli, mogli e generali e le rappresentanze dell’esercito e dell’autorità. (…)

La lapide, o meglio tavola di bronzo; fu disegnata dal capitano Botteri del Genio, modellata dallo scultor e Vergnano e fusa nella fonderia dell’Arsenale di Torino. Essa ha forma di stemma, portando al basso armi e distintivi da bersagliere.

La iscrizione dice: ALESSANDRO LA MARMORA qui organizzava nel MDCCCXXXVI le prime compagnie Bersaglieri create per decreto di re Carlo Alberto (…) (4)

I militi si erano raccolti di fronte alla già citata Caserma Ceppi ove, de facto, l’arma dei bersaglieri era nata ed aveva preso forma. Al suono delle fanfare e sulle note dell’emozionante Marcia Reale l’opera fu scoperta ed offerta agli occhi di militari, reduci e cittadini presenti:

Finiti i discorsi, al suono della fanfara bersaglieresca e della Marcia Beale eseguita dalla Banda civica e fra il presentat-arm dei soldati e gli applausi del pubblico, fu scoperta la lapide in bronzo posta al sommo dell'ingresso nella caserma.

Questa lapide, o, meglio, tavola di bronzo, come già abbiamo detto, fu disegnata dal capitano Botteri del Genio, modellata dallo scultore Vergnano e fusa nella fonderia dell'Arsenale di Torino. Essa ha forma di stemma, portando al basso armi e distintivi da bersagliere (…).(5)

Per anni quel ricordo del fondatore rimase sulla facciata della caserma sopravvivendo anche al dramma dei bombardamenti che ferirono Torino nel corso del conflitto tra il 1940 ed il 1945. Resistette all’abbandono dal 1943, al suo impiego come centro di raccolta per profughi e disagiati, non poté reagire al desiderio di progresso che porto alla folle decisione di abbattere l’edificio per liberare spazio in città ed edificare nuove costruzioni moderne. Un'altra rinuncia alla storia ed alla memoria torinesi ed italiani nel nome di una presunta forma di progresso.

Nulla si poté fare, comunque, per ostacolarne l’abbattimento ed i bersaglieri d’Italia vollero almeno prendere congedo dalla loro antica culla con una serie di eventi volti a consegnare una qualche memoria storica della caserma che fu:

L’antica caserma Ceppi di via Principe Amedeo 48 scomparirà presto dalla scena torinese. Il piccone demolitore la cancellerà dalla pianta della città per lasciare luogo a costruzioni più moderne e razionali. Non tutti sanno che la vecchia caserma è legata alla tradizione più viva del nostro Risorgimento. Alfonso Lamarmora, nel 1836, scelse questo palazzo per fondarvi il corpo dei bersaglieri. Il caseggiato si rivelò, grazie agli accorgimenti dell'altero colonnello degli arditi piumati, un'ottima sede di addestramento militare. Anche la zona cambiò volto. Gli Inquilini delle case circonvicine presero a condividere la vita dei bersaglieri. Si svegliavano al suono del trombettiere e, poiché non esisteva ancora la radio a quei tempi, si divertivano ad ascoltare le allegre marce intonate dalla dinamica fanfara. Tutto il rione era pervaso da un simpatico brio.

Dal 1836 al 1870 nella caserma Ceppi si addestrarono i primi bersaglieri italiani, che ebbero il battesimo del fuoco a Goito l'8 aprile 1848.

In quel frattempo, proprio in questa caserma, furono adottati quegli originali accorgimenti (…) Lamarmora fece murare un giorno tutti gli ingressi delle camerate che si affacciavano sul cortile. I bersaglieri per raggiungere le loro stanze erano così costretti a salire a forza di braccia su per le funi. All'alba, quando suonava la sveglia i fanti piumati si calavano giù dalle ringhiere delle balconate, da un piano all'altro, fino al cortile. La caserma Ceppi servì da modello per tutte le altre sedi dei dodici reggimenti di bersaglieri esistenti fino al termine del secondo conflitto mondiale (…).

Torino è dal 1943 senza reparti stabili di bersaglieri. L'unico ricordo è costituito dalla caserma Ceppi. Il vecchio casamento è scelto al termine della guerra per ospitare i profughi e i senzatetto. Da allora si trova in un completo stato di abbandono. La ditta appaltatrice dei lavori di demolizione darà tra un mese il via ai lavori. Nel frattempo, i bersaglieri d'Italia stanno organizzando una grande manifestazione di addio.

Domani si riunisce il Comitato diretto dal presidente della Associazione Bersaglieri di Torino e Piemonte per coordinare il programma dei festeggiamenti. Il sindaco di Roma manderà i fiori della Capitale.

Questo omaggio sarà recato personalmente dal gruppo di attori che prenderanno parte al film del centenario della «Bela Gigogin» Silvana Pampanini, Amedeo Nazzari, Antonio Cifariello che saranno al centro di una rievocazione storica, interpretata da centinaia di bersaglieri nelle divise delle varie epoche. (…) Un drappello d’onore, dal 18 marzo al 24 marzo, monterà la guardia come ai vecchi tempi. Un apposito Comitato presieduto dal colonnello Mario Gabiati è stato costituito perché la manifestazione, considerata come preludio alle celebrazioni risorgimentali per il Centenario dell'Unità d'Italia, riesca nella maniera più degna. I fanti piumati vogliono che la fine della vecchia caserma non passi inosservata. (6)

Dell’edificio oggi non esiste quasi più nulla.

Salvo la targa che, almeno questo, saggiamente fu smontata e ricollocata nei pressi dell’antica caserma su di un basamento. Unico frammento rimasto ai torinesi di quel palazzo austero e militare in cui passò tanta storia nazionale. In cui si formarono gli eroi della Cernaia, di San Martino e di Solferino. Dei cui eroismi Torino fu madre affettuosa e purtroppo oggi immemore.

Alessandro Mella

NOTE

1) https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=16406 (Consultato il 17 febbraio 2023).

2) La Gazzetta di Pinerolo, 23, Anno XIX, 19 giugno 1886, p. 2.

3) Gazzetta Piemontese, 166, Anno XX, 17 giugno 1886, p. 1.

4) L’Eco dell’Industria, 49, Anno XXII, 20 giugno 1886, p. 1.

5) Gazzetta Piemontese, 168, Anno XX, 19 giugno 1886, p. 1.

6) Stampa Sera, 47, Anno XCI, 24 febbraio 1959, p. 2.

 

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Articolo pubblicato il 01/11/2023