I misteri di Vicenza
Villa Valmarana "Ai Nani"

Una inedita città palladiana agli occhi di un turista

Il primo incontro con Vicenza avviene al Liceo Pigafetta, che porta il nome del grande navigatore vicentino, scrittore della Relazione del primo viaggio intorno al mondo, in una curiosa lingua a metà fra il veneto e il francese (1519). In questo istituto, che ha cambiato più volte sede, hanno studiato, fra gli altri, Antonio Fogazzaro (1), Antonio Giuriolo (2) e Luigi Meneghello (3).

A brevissima distanza, piazza San Lorenzo è dominata dalla omonima chiesa, edificata per i Frati Minori Conventuali. Al suo esterno, attirano l'attenzione quattro anonime arche scaligere e il dipinto che raffigura un nano, Pietro da Marano, detto “Nan” per la sua corporatura. L'opera è stata finanziata, nel 1346, con 10.000 ducati (cifra ingente per l'epoca) dal Marano stesso, che vuole essere ritratto in ginocchio e con il cappuccio da penitente, come una richiesta di indulgenza per i suoi peccati, fra le due attività di usuraio e di alchimista. San Lorenzo regala il respiro della storia, dalla primitiva impostazione duecentesca al sepolcro ottocentesco del poeta Giacomo Zanella (4). Nella navata sinistra, una “Deposizione” con scala appoggiata alla Croce ben rappresenta l'aspirazione umana alla ascesi spirituale.

In piazza delle Erbe, nel cuore della città, la sinistra forma della Torre del Tormento induce a fermarsi un attimo. Viene detta Torre del Girone, per il fossato che la circondava, o del Tormento per essere stata adibita in seguito a prigione; il lato posteriore della Basilica Palladiana la collega all'Arco degli Zavatteri.

Al numero 172 di corso Palladio, la lunga diagonale che attraversa il centro, sosto davanti alla Colonna Infame vicentina, quasi nascosta accanto alla vetrina della Libreria Traverso. Sulla pietra verticale in marmo bianco è incisa questa memoria: “Questo è il loco dove era la casa del sceleratissimo Galeazzo da Roma il qual con Iseppo Almerico et altri suoi complici commisero atrocissimi homicidii in questa città dello anno MDXLVIII di III lugio”. Che cosa succede a Vicenza in quella data infausta? Galeazzo è un cittadino benestante, con una passione per l'occultismo e per le armi. Sua sorella Isabetta si innamora di Alberto, uno dei figli dei Conti Valmarana, che non la corrisponde. Isabetta, pur di avvicinare Alberto (di circa 20 anni più giovane di lei), gli offre in sposa sua figlia, ma il giovane rifiuta anche tale offerta. Galeazzo, offeso dal comportamento dei Valmarana, inizia a inviare lettere con minacce di morte a tutti i componenti di quella famiglia. Vendere le sue proprietà e, il 3 luglio 1548, assieme al fratello Leonardo, al pluriomicida Iseppo Almerico ed altri, fa irruzione in casa Valmarana, dove uccide Alberto, due suoi fratelli e due servitori accorsi in aiuto; entra, quindi, anche in casa del notaio Monza, amico dei Valmarana, e lo uccide. Dopo la strage, il gruppo fugge. Galeazzo si rifugia a Como e si crea una nuova famiglia; Leonardo da Roma viene espulso dalla Serenissima e si arruola; Iseppo Almerico è l'unico a pagare per i suoi delitti, processato e impiccato a Firenze.

In fondo a corso Palladio, il Teatro Olimpico concede la sua quinta spettacolare: dietro il palco appare una meraviglia di Vincenzo Scamozzi, “La città di Tebe dalle Sette Vie”: la via centrale appare lunghissima (in realtà misura soltanto 12 metri) per un effetto ottico sapiente e un raffinato gioco di prospettiva ed ariosità.

La chiesa di S. Corona ha ospitato la presunta sepoltura di Palladio, al livello inferiore, nella Cappella Valmarana. Sotto la mensa dell'altare Porto Pagella è sepolto Luigi Da Porto (1485 – 1529), autore della prima novella Giulietta e Romeo, poi divenuta immortale nell'opera di William Shakespeare. Dopo la Pace di Cambrai (5) il nobile si ritira nella sua villa di campagna a Montorso, dove trova ispirazione per comporre la novella. Pare che il suo fantasma, irrequieto e insoddisfatto, si aggiri ancora nella villa, dove sono state segnalate apparizioni a dorso della sagoma di un cavallo che si impenna.

Il portone di corso Palladio 147 invita ad affacciarsi all'interno: il palazzo Da Schio, detto “Cà d'Oro” per i forti rimandi stilistici all'architettura veneziana del XIV secolo, ha un progetto attribuito a Palladio, anche se non risulta pubblicato nei Quattro Libri (6). Il palazzo è stato arricchito dai successivi proprietari: prima i Da Caldogno, Conti Palatini e consiglieri dell’Impero; una storia di seta ed oro passa attraverso i Dal Toso; dal Seicento appartiene ai Da Schio, che hanno aggiunto lo scalone monumentale. Bernardo Da Schio si prodiga a rimediare i danni dei bombardamenti, quel che ne rimane in facciata fa ipotizzare un riferimento alle Crociate; nell'atrio e nel cortile si allinea il lapidario raccolto Giovanni Da Schio (1798 – 1868). Nel piccolo punto vendita della azienda agricola di famiglia si trova il volume Giovanni Da Schio, prodotto dalla Biblioteca Civica Bertoliana. Questo erudito ha redatto il manoscritto, in 18 volumi, sui “memorabili vicentini”; al momento non consultabile, che è stato riprodotto in versione digitale. Un antenato della famiglia Da Schio è stato Paolo Bodo: nasce a Vercelli il 31 maggio 1868, quando è ancora provincia di Novara, diventa Prefetto di Vicenza dal 1° agosto 1924 al 23 luglio 1925; autore di un libro storico sulla città di Vercelli, è sepolto al cimitero di Pertengo (VC). La provincia di Vercelli è istituita con la riforma delle circoscrizioni provinciali disposta con Regio Decreto n. 1 del 2 gennaio 1927, per scorporo dalla provincia di Novara dei circondari di Vercelli, Biella e Varallo.

Sulla collina, a vigilare sulla città, Monte Berico è il santuario di Vicenza. Il 7 marzo 1426 la Madonna appare a una donna, Vincenza Pasini, che porta il pasto al marito al lavoro, qui sorgerà la prima chiesetta. Del rifacimento palladiano del 1590/91 non rimane nulla, a causa delle successive trasformazioni. Uno dei capolavori del Veronese (7) si trova nel santuario, una delle cene di San Gregorio (1572). Il 10 giugno 1848 il dipinto viene tagliato in 32 comparti dai soldati austro – ungarici e l'Imperatore si assumerà l'onere del restauro. Cento anni dopo, Achille Beltrame rappresenta per le pagine della “Domenica del Corriere” l'uccisione del Principe Liechtenstein, entrato con le armi in chiesa, e la lacrimazione del quadro del Veronese.

Per ritrovare la pala originale del miracolo di Monte Berico bisogna raggiungere la chiesa di San Giorgio, alle spalle della stazione ferroviaria: dipinta da Alessandro Maganza, porta la data del 1600. Le tre scene raffigurano i momenti del miracolo, come descritto in un manoscritto del 1430; sullo sfondo, la città di Vicenza nel primo Seicento. La chiesa viene citata nel 983, quando il Vescovo Rodolfo riconosce ai monaci benedettini del monastero dei Ss. Felice e Fortunato il “Vantium Sancti Georgi cum capella”.

Villa Valmarana “Ai Nani” è stata costruita sul colle del Bastian. Deve il suo nome alle sculture di nani, in vesti e fogge settecentesche, allineate sul muro di cinta. Una leggenda vuole che siano stati i custodi di una infelice fanciulla, Layana, di bassa statura, figlia di Giustino Valmarana. Per non evidenziare il suo difetto fisico, il papà la circonda di domestici nani. Un giorno la ragazza vede entrare nella villa un alto e giovane nobile; presa coscienza del proprio stato, lei si toglie la vita gettandosi nel vuoto e i nani si trasformano in pietre per il dolore, a sorvegliare il sonno eterno della fanciulla. Tante le foto, di famiglia e di illustri ospiti; a un tavolino usava sedere Antonio Fogazzaro mentre scriveva Piccolo mondo antico, guardando dalle finestre la sottostante “Valle del Silenzio”. Nella seconda sala della foresteria vengono ritratti per la prima volta contadini all’interno di una villa nobiliare. Nella sala successiva, vediamo quattro “passeggiate” settecentesche, epoca in cui nasce la moda dei padiglioni neo - gotici nei giardini inglesi. Nella Sala Olimpo ammiriamo il colore “rosa Tiepolo”, così denominato da Proust. Se due Tiepolo, padre e figlio, hanno dipinto a Villa Valmarana, due Goethe hanno visitato l’Italia e Vicenza (in un “Viaggio in Italia” praticato anche dal nonno Friedrich Georg e dal nipote August). Il testo di Viaggio per l’Italia scritto da Johann Caspar Goethe sarà pubblicato soltanto nel 1932/33, con l’appendice del carteggio con una gentildonna milanese, Maria Giuseppa Merati. Johann Wolfgang Goethe visita Villa Valmarana nel 1787, ed è il primo a individuare e a comprendere la differenza nei disegni dei due Tiepolo.

Appena fuori Vicenza, altri misteri fra storia e mitologia, perché il mistero non ha confini, se non quelli imposti dalle nostre paure. Chi erano le “Anguane”, le streghe vicentine, e dove vivevano? E che ne è stato del “piccolo popolo invisibile” gli gnomi dell'Altipiano di Asiago, dove Mario Rigoni Stern ha scelto di vivere a contatto con una natura quasi intatta?

Da ultimo, a concludere un breve viaggio fra storia e misteri vicentini, Villa Godi Malinverni a Lugo di Vicenza, è un altro edificio del Palladio. Al suo interno sono state girate alcune scene di “Senso”, di Luchino Visconti, nel 1954. In una stanza si conserva il quadro “La strega” di Pietro Annigoni, acquistato da Remo Malinverni, che ha ispirato il romanzo Il conte e la strega, di Cristina Lanaro, che si ispira al quadro e agli ambienti della villa.

Note

1) Antonio Fogazzaro (Vicenza, 1842 – 1911), senatore del Regno d'Italia nel 1896. Dal 1901 al 1911 è più volte candidato al Premio Nobel per la letteratura, che non gli verrà mai assegnato; aderìsce al movimento del Modernismo teologico, al quale ispira la sua scrittura in età matura.

2) Antonio Giuriolo, detto Capitan Toni (Arzignano, 12 febbraio 1912 – Lizzano in Belvedere, 12 dicembre 1944), è stato capitano degli Alpini e partigiano, insignito della Medaglia d'oro al Valor Militare. A lui si deve la nascita della formazione partigiana dei “piccoli maestri”.

3) Luigi Meneghello (Malo, 16 febbraio 1922 – Thiene, 26 giugno 2007), allievo del Liceo Pigafetta dal 1932. Nel maggio 1940 partecipa ai “Littoriali” nel campo della “dottrina fascista” e vince il concorso. Una sintesi del è testo viene pubblicato nel numero di “Gerarchia” del giugno 1940 con il titolo La dottrina del fascismo e la politica del Regime nel pensiero dei Littori. Razza e costume nella formazione della coscienza fascista. Decisivo per la sua coscienza antifascista l’incontro con Antonio Giuriolo, nello stesso 1940.

4) Giacomo Zanella (Chiampo, 9 settembre 1820 – Cavazzale di Monticello Conte Otto, 17 maggio 1888) è stato sacerdote e poeta. A seguito di sospetti e perquisizioni contro la sua adesione al progetto dell’Unità d’Italia, lascia l'insegnamento in Seminario ed è istitutore privato di giovani, tra cui Antonio Fogazzaro. Contrario al positivismo allora in voga, è alla continua ricerca della sintesi dei rapporti tra l'umano e il divino.

5) La Pace di Cambrai, o delle due dame, è un accordo firmato il 5 agosto 1529 tra Francesco I di Valois, Re di Francia, e Carlo V d'Asburgo, sovrano di Spagna, Austria e Germania nell'omonima località francese, che pone fine alla guerra della Lega di Cognac. La Pace di Cambrai e la successiva di Cateau - Cambrésis, del 1559, porranno le basi della dominazione spagnola sull'Italia meridionale e sul Ducato di Milano.

6) I quattro libri dell'architettura sono un trattato in quattro tomi pubblicato nel 1570 da Andrea Palladio (1508-1580), che ispira lo stile detto «palladianesimo». Secondo Howard Burns essi rappresentano «la più preziosa pubblicazione illustrata di architettura che si sia avuta fino a quel momento».

7) Paolo Caliari, detto il Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 19 aprile 1588), noto per i suoi dipinti a soggetto religioso e mitologico di grande formato. Tra le sue invenzioni vi sono le grandi scene corali dedicate ai banchetti evangelici, indicate come “Le cene”: tele di grandissimo formato, in cui l'episodio evangelico è diventa il pretesto per mettere in scena le sontuose feste dell'aristocrazia veneta del tempo.

 

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Articolo pubblicato il 15/11/2023