Di Katia Bernacci
Lo sguardo profondo e sereno di una giovane Monna Lisa lascia nell’osservatore un’impressione straniante, come di qualcosa già visto che la mente non riconosce come esatto.
Forse perché la Prima Monna Lisa, o Monna Lisa di Isleworth, - cittadina dove viveva il mercante d’arte Hugh Blaker, che aveva acquistato il quadro nel 1914, anche se il dipinto era stato portato in Inghilterra verso la fine del XVIII secolo -, sembra essere una copia giovane della Gioconda conservata al Louvre di Parigi ed è stata presumibilmente dipinta da Leonardo una decina di anni prima della Monna Lisa ufficiale.
Ancora oggi alcuni critici d’arte non sono certi della paternità attribuita a Leonardo da Vinci, genio indiscusso che dominava diverse arti (il re di Francia Francesco I sosteneva che la sua capacità nel filosofare era superiore a quella pittorica…).
Certo è che non si tratta di una copia del più noto quadro, numerosi studi lo dimostrano: è una variazione dello stesso tema, che rappresenta Lisa del Giocondo, o Lisa di Antonmaria Gherardini, donna aristocratica fiorentina che è stata identificata come soggetto del quadro di Leonardo solo nel 2005, dopo essere diventata, grazie all’attenzione di critici e amanti dell’arte, un’icona di bellezza femminile in tutto il mondo.
Già nel 1585 Gian Paolo Lomazzo, un critico d’arte piuttosto conosciuto all’epoca, sosteneva che Leonardo avesse dipinto almeno due Monna Lisa, e alcuni risultati “tecnici” sembrerebbero provarlo: ad esempio nella Prima Monna Lisa le pennellate sono state date da sinistra (e Leonardo era mancino), la datazione al carbonio ha confermato che il pigmento del quadro risale al periodo in cui è stato probabilmente dipinto – nei primi anni del XVI secolo – e inoltre sotto il primo strato di colore, sono stati trovati dei disegni preparatori, che ricordano il tratto del genio.
La mostra della Promotrice accompagnerà il visitatore attraverso un viaggio nella storia del dipinto, della vita di Leonardo e nelle prove scientifiche che si sono moltiplicate negli ultimi anni, grazie alla Mona Lisa Foundation, fondazione svizzera che ha come scopo: “indagare sulle prove che Leonardo da Vinci dipinse due versioni del ritratto della Gioconda e presentare la storia dell’arte, la ricerca scientifica e gli studi comparativi relativi alla versione precedente del ritratto, storicamente denominata Isleworth”.
Questo dipinto incredibile, superbamente bello e dal quale non si riesce a staccare lo sguardo, sarà in mostra a Torino, alla Promotrice delle Belle Arti, dal 24 novembre 2023 al 26 maggio 2024, un’occasione ghiotta, da non perdere e che consentirà di vedere da vicino un’opera che tanto ha ancora da raccontare.
Uno dei libri di riferimento per lo studio della vita di Leonardo, nel suo ambito misterioso ed esoterico, sarà presente nel bookshop della Promotrice, si tratta de “Il mistero di Leonardo da Vinci” del saggista e ricercatore Giancarlo Guerreri, che nel suo testo analizza altresì il linguaggio simbolico presente nei dipinti del grande inventore, alla ricerca di un significato “altro” e non ancora venuto alla luce, anche in considerazione della presunta appartenenza di Leonardo a Ordini iniziatici, perché ancora oggi sono molti i misteri da svelare, forse anche legati alla personalità dell’artista, che, come sosteneva Giorgio Vasari: “’arebbe fatto profitto grande, se egli non fusse stato tanto vario e instabile. Perciocché egli si mise a imparare molte cose e, cominciate, poi l’abbandonava’.
Egli osservava che Leonardo era regolarmente distratto delle molteplici idee nuove che giungevano alla sua mente e che tali incursioni lo entusiasmavano al punto di impedirgli di concludere i precedenti lavori”.
Certo è che molte sono le opere non concluse, e persino la Gioconda lo accompagnò per tutta la vita, e vi faceva piccole correzioni, mai soddisfatto del risultato ottenuto.
Approfondire la figura del genio nelle sue eccentricità e nei nuovi studi è un’occasione che sia la mostra sia il libro di Guerreri, edito dalla casa editrice torinese Yume, ci offrono e che sicuramente i torinesi comprenderanno appieno.
Ancora una volta Leonardo è protagonista in una città che spesso è stata scenografia di mostre superbe e uniche.
Katia Bernacci
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Articolo pubblicato il 23/11/2023