"Il fratello cattivo del riscaldamento globale" e la tropicalizzazione del Mediterraneo.

L’acidificazione dei mari e degli oceani dovuta all’aumento della CO2 sta compromettendo l’ecosistema marino

Sebbene questa stagione autunnale dell’anno 2023 si sia manifestata con fenomeni di maltempo anche intensi in varie aree dell’Europa centrale, il riscaldamento globale non manifesta intenzione di voler invertire la tendenza.

La tropicalizzazione del Mediterraneo

L’area mediterranea continua a registrare temperature elevate, e non poteva essere altrimenti. In seguito al progressivo appuntamento della bolla africana verso le regioni del sud Europa, il “mare nostrum”, da decenni ha continuato ad accumulare calore e mantenerlo come fosse un boiler, poichè l’acqua è un elemento di elevata inerzia termica.

In assenza di una sensibile differenza di temperatura tra il giorno e la notte, in modo da innescare un rapido scambio termico, l’acqua non disperdere il calore, ma lo conserva ed essendo a contatto con l’atmosfera, scalda l’aria. È un processo fisico che non si può manipolare, e forse è per questo che se ne parla poco. 

 

Non è un fenomeno passeggero e neppure ipotetico. Nei piani alti degli studi di fisica è bollato come “tropicalizzazione del Mediterraneo”, poiché la temperatura dell’acqua, in alcune aree della sua conformazione quasi lacustre, ha superato anche di 5-6° la sua media naturale, trasformandosi in un piacevole brodo per i bagnanti, molto meno per la fauna e la flora prevista da Madre Natura, che hanno accolto esemplari fino a oggi tipici dei mari tropicali.

Fin qui un breve riassunto su quanto l’aumento di temperatura di tutte le acque non potrà che peggiorare i danni dell’effetto serra, in seguito a un procedimento fisico, ma c’è dell’altro. Sebbene sia un argomento di studio già dalla fine del secolo scorso, poco si racconta del “complotto” tra l’acqua del mare, l’aria e la CO2, in quanto è un thriller degno della trama di un film giallo, dove il colpevole non sarà il maggiordomo, ma un processo chimico.

Il fratello “cattivo” del riscaldamento globale

L’acqua degli oceani, in prima battuta, svolge un’azione benefica nei confronti dell’anidride carbonica, poiché assorbe circa il 30% di quella presente in atmosfera, mescolandola con l’acqua, dando origine all’acido carbonico, una molecola reputata il punto d’incontro tra la chimica organica e la chimica inorganica.

Mari e oceani assorbono l'anidride carbonica sia in modo diretto, attraverso correnti e vortici denominati  “eddies”, sia attraverso la fotosintesi clorofilliana delle alghe, restituendo al pianeta una percentuale di ossigeno che supera il 50%, e tutto questo è un bene.

L’aumento di CO2 offerta dalla attività antropica alle acque dei sette mari, però, sta presentando più di un conto, imprevisto, quanto “salato” da pagare. Quando la CO2 si mescola con l’acqua, quest’ultima aumenta la sua acidità. È sempre accaduto in modo equilibrato nei mari e negli oceani di tutto il mondo, ma ora qualcosa sta cambiando.

L’aumento di acidità dell’acqua marina non significa che il pH della stessa diventi inferiore a 7, il valore scende di qualche decimo, restando sempre maggiore di 8, dunque si tratta più che altro di un processo di de-alcalinazione. Una sfumatura che può sembrare “gotica”, ma dagli esiti nefasti per l’intera biodiversità. Un qualcosa che accade tra le profondità marine e che gli ha valso l’appellativo di “fratello cattivo del riscaldamento globale”, per più di un motivo.

Come primo effetto, lentamente, ma inesorabilmente, l’aumento dell’acidità dell’acqua, interagisce con la formazione del carbonato di calcio, sostanza inorganica di cui sono fatte le barriere coralline, e “frigge” le superfici calcaree che incontra sul suo cammino. Molti organismi marini dal corpo molle si affidano al calcare. Lo si trova nelle conchiglie, solide casette di quella fauna acquatica che si protegge grazie a quelle bellissime forme di domicilio. In questa vasta famiglia il plancton rappresenta la fascia più debole.

I minuscoli organismi che sono alla base della catena alimentare, fluttuano coperti da una sottilissima patina calcarea. Quando quest’ultima dovesse essere intaccata, la vita del plancton andrebbe verso una fase terminale. Quasi superfluo sottolineare che senza il plancton sarebbe a rischio il resto della vita marina e perciò, anche quella terrena.

 

Plurimi esperimenti hanno dimostrato che il fenomeno è già in atto, e la diminuzione delle emissioni di gas serra  hanno una ragione in più per non aspettare oltre. Qualcosa si muove, ma piano e male, i “signori” dell’agenda 2030, si stanno impegnando per una concreta transizione energetica, solo laddove le quotazioni in borsa soddisfano un cieco pallottoliere economico-globale. Nel frattempo, a peggiorare la quantità di CO2 presente in atmosfera ci penserà nuovamente la massa acquatica degli oceani, nella sua seconda versione di “cattivo fratello del riscaldamento globale”.

Quando l'oceano assorbe e poi restituisce CO2

È vero che gli oceani ne assorbono circa il 30% di CO2, ma al di sopra d'una certa quantità, l’acqua tende a restituire il biossido di carbonio all’aria che sfiora la superficie. Si innesca così un movimento di molecole “pendolari” che sono in eccesso e si vanno a sommare con le altre emissioni di anidride carbonica, siano esse di origine naturale oppure antropica. Dunque, l'oceano si trasforma in un ulteriore alleato del riscaldamento globale. Un ostacolo in più per quei cicli naturali che hanno fatto del pianeta Terra una palla vivente, ma anche delicata e da trattare con cura.

Un miracolo cosmico che la razza umana, fin dai propri albori, sfrutta con continuità, consumando risorse sopra e sotto la crosta terrestre, negli oceani e dentro l’atmosfera. Uno sfruttamento che ha proseguito secondo un vettore esponenziale, ha accelerato, si è ingigantito con l’andare del progresso.

Si parla poco di quel Mediterraneo tendente a diventare una zuppa di pesce. Si parla poco del fratello più cattivo del riscaldamento globale e di ciò che accade alla catena alimentare. Stessi effetti sulla terraferma, con l’olocausto degli insetti, sterminati da diserbanti e dall’inquinamento ambientale, impollinatori compresi, primi contadini e complici di mirabili intrecci che danno origine a nuovi fiori, ortaggi e frutti.

Sebbene sottovoce, molte di queste informazioni sono giunte fino a noi, cittadini gente semplice, attenti agli sconti del supermercato. L’ansia serpeggia, si ride meno, non si canta più nelle piazze e nelle vie, ma si campa lo stesso. Gas serra, mare inquinato, desertificazione, venti di guerra e terribili stragi, siamo otto miliardi, ma per fortuna …. Anche quest'anno è partita la corsa allo shopping di Natale….

© 2023  CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 19/11/2023