Tra sedute spiritiche, maghi e apparizioni, a Torino

Di Katia Bernacci

La magia rappresenta la vocazione dell’uomo, in quanto essere estremamente fragile, alla manipolazione e al tentativo di cambiare la natura e gli eventi della vita.

Un tempo era considerata una religione, oggi che riteniamo di essere moderni, pensiamo di essere al sicuro, così lontani dai primitivi che mettevano in pratica una ritualità che doveva proteggere o favorire ogni atto della loro vita.

Se si indaga più in profondità, però, il “pensiero magico” (su questo argomento la casa editrice Yume organizza tutti gli anni un convegno) è quasi sempre presente, sia che si pensi di essere colpiti dal malocchio, che per far innamorare il malcapitato di turno, oppure semplicemente per conoscere il futuro.

I gesti scaramantici fanno parte del nostro quotidiano, adesso come nell’antichità e Torino, grazie a una promozione che dura ormai dagli anni ’70 dello scorso secolo, si situa tra le città che hanno più legami con la magia, l’occulto e l’esoterismo.

In realtà, un’indagine effettuata nel 1994, attesta che la città che ospita più maghi e operatori dell’occulto è Milano, forse solo per una maggiore densità di popolazione…

Vero è però che la “nera” Torino ha trascorsi da non sottovalutare, ad esempio è proprio qui che è nata nel 1856 la prima società spiritica d’Italia e vi sono stati processi importanti come quello delle sonnambule, nel 1896, che ha avuto come protagonista Alfred d’Hont, il magnetizzatore che si faceva chiamare Donato.

Il processo, con Cesare Lombroso come perito dell’accusa, era partito da una cliente insoddisfatta, che aveva trascinato in tribunale il sedicente “mago” che si esibiva nei teatri ipnotizzando giovani donne che fungevano da comunicatrici di notizie, malattie e altro.

E che dire di Linda Gazzera, la medium che materializzava gli ectoplasmi con le teste di donna, molto conosciuta e studiata anche da scienziati del calibro dello psicologo e spiritista Enrico Imoda.

In realtà già dal XVIII secolo si parlava del magnetismo, grazie a Franz Anton Mesmer, che riteneva che durante l’ipnosi un fluido passasse tra il paziente e l’operatore, una specie di magnetismo animale che usciva in particolare da mani e dita.

I trascorsi cittadini legati al mistero vanno ancora più indietro: nel 1506 Erasmo da Rotterdam era in città per conseguire la sua laurea, poi fu la volta di Cagliostro, Casanova, Nostradamus, tutti personaggi legati all’occulto, spesso usati nella promozione della vantata magia di cui Torino sarebbe intrisa.

Probabilmente Giuseppe Balsamo, noto come Conte di Cagliostro o Cagliostro, era stato attirato a Torino dalla passione di Vittorio Amedeo III di Savoia per la massoneria e il mistero (secondo Cognasso era membro dalla Loge de Saint Jean la Mysterieuse). Tra l’altro, come scrive dettagliatamente Gian Luca Giani nel suo “Savoia esoterici”, spesso i Savoia hanno avuto esperienze e legami con astrologi, alchimisti e operatori dell’occulto, senza dimenticare che un talismano (pare) potentissimo, il corno di unicorno, era in possesso della famiglia, che lo usava con parsimonia solo in casi gravissimi.

La rappresentazione degli spiriti ha da sempre avuto un interesse particolare, probabilmente perché è difficile concepire la morte, soprattutto quella degli altri, che comporta la mancanza, la cancellazione, l’oblio e infine il dubbio che non esista altro che gli anni che si vivono nell’esistenza terrena e che l’anima, la mente, il modo di essere delle persone sia destinato a non essere nulla, forse solo un ricordo per la generazione che segue.

Gli spiriti quindi sono stati cercati, evocati, sperati, e in alcuni periodi, come in quello della Santa Inquisizione, sono anche diventati pericolosi, poiché hanno assunto delle caratteristiche diaboliche che ancora oggi riverberano, pensiamo a cosa si sente consigliare a chi pensa di fare una seduta spiritica: “ci vuole un medium”, poiché possono arrivare spiriti malvagi, che potrebbero scegliere a dimora l’incauto sperimentatore, arrivando persino a farlo impazzire.

Qui ci troviamo già di fronte a una prima differenziazione tra gli spiriti e i fantasmi, i primi, ci dice Massimo Centini in Spiriti immortalati: “entità immateriali le cui peculiarità sono spesso imprecisate non generalizzabili” e i secondi “apparizioni o manifestazioni della personalità soprannaturale, presente dopo la morte fisica dell’individuo”.

In realtà entrambi i termini si utilizzano, nel linguaggio comune, come sinonimi, in particolare nel cinema e nella letteratura, dove il tema ha da sempre un successo incontrastato.

Il contatto con gli spiriti, acquisì una propria fisionomia intorno alla metà dell’Ottocento, quando “il medico statunitense J. Larkin, avendo effettuato ricerche sul magnetismo animale di Mesmer, morto nel 1815 dopo essere stato dimenticato da tutti, ottenne manifestazioni paranormali ad andamento spiritico con la sensitiva e medium Mary Jane la quale vedeva il suo presunto spirito guida Katy.

È però Allan Kardec (1804-1869), pseudonimo di Hyppolite Léon Denizard Rivail, a essere considerato l’iniziatore dello spiritismo inteso come disciplina vera e propria. La maggior parte degli scritti di Kardec furono realizzati – secondo l’autore – attraverso le informazioni fornite dalle anime dei morti che comunicavano con i medium nel corso di sedute spiritiche. Il suo volume Il libro degli spiriti, pubblicato nel 1856, ebbe ampia eco in Europa, a cui fece seguito, nel 1861, Il libro dei medium, in cui sono descritte le diverse tipologie delle presupposte facoltà medianiche e le modalità per comunicare con gli spiriti.

Di lì in poi, una moda travolse il mondo occidentale: tutti volevano vedere apparire i loro cari o parlare con personaggi famosi ed è indicativo che spesso coloro che analizzavano i fenomeni fossero medici, convinti che ci fosse un legame con la salute psichica o fisica, e in seconda battuta scienziati, venuti in contatto con chiaroveggenti, che cercavano di spiegare gli strani eventi di cui era piena la cronaca.

La fotografia era ancora agli esordi, ma si era dimostrata il metodo migliore per catturare l’immagine degli spiriti, anche se presto venne manipolata pur continuando a sembrare realistica per gli osservatori dell’epoca.

Alcune delle foto che ritraggono la medium Gazzera (ma anche altri “evocatori”) con al fianco o alle spalle ectoplasmi raffazzonati, risultano oggi ridicole e chiaramente false, ma all’epoca sconcertavano e sorprendevano, tanto che persino lo scienziato degli scienziati, Cesare Lombroso, inizialmente scettico, verso la fine della carriera si lascerà prendere dallo spiritismo, arrivando a condividere concetti inverosimili.

Non si deve comunque pensare che tutti i fotografi pionieri di questa grande arte che si dedicarono alla fotografia spiritica fossero manipolatori, molti erano invece realmente interessati a dimostrare che le lastre fotografiche potevano mettere in contatto con il mondo dell’aldilà e si erano persino creati dei gruppi di controllo, che analizzava le immagini più famose per cogliere segni di rimaneggiamento.

Al giorno d’oggi abbiamo Internet, siamo abituati a fotografie e video di ogni genere ed è parecchio difficile stupire qualcuno, ma il mito ha la capacità di mutare forma e adeguarsi a ogni tempo, così per parlare con l’aldilà abbiamo ancora bisogno di medium, che con sistemi di vario genere, come la scrittura automatica, l’angelo custode o lo spirito guida, i cristalli, programmi ad hoc e una serie pressoché infinita di tecniche (spesso di derivazione americana) ritengono di poter uscire dal corpo fisico per contattare il mondo “altro”.

Insomma, le sedute spiritiche non sono più di moda, ma non bisogna disperare, si può sempre tentare di contattare i propri defunti tramite centinaia operatori dell’occulto che pullulano sul web o in TV, facendo un po’ di attenzione a non finire, per disperazione, tra le grinfie di truffatori che non hanno alcun rispetto per il dolore.

Katia Bernacci

 

Bibliografia

“Spiriti immortalati” di Massimo Centini, Yume edizioni.

“Savoia esoterici” di Gian Luca Giani, Yume edizioni.

“La grande inchiesta” di Armando Pavese, Ed. Piemme.

Foto di Marino Olivieri e di archivio.

 

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Articolo pubblicato il 26/11/2023