Il Gerbido, fra Torino e Grugliasco
Villa Il Maggiordomo (foto di Lorena Durante)

“Là dove c'era l'erba ora c'è una città”

Alcune parole di una delle più note canzoni di Adriano Celentano, “Il ragazzo della via Gluck” hanno una forte assonanza e somiglianza con quella che andremo a raccontare: il Gerbido, fra Torino e Grugliasco.

Il toponimo "Gerbido" è molto diffuso nel nord Italia; un tempo, con questo termine si indicavano le terre più ventose e fredde (brughiera) e di conseguenza le più incolte. Allo stesso modo i termini Gerbo (antico nome della frazione), Gerbole (frazione del vicino comune di Rivalta di Torino), Gerbaia e Gerbaio assumono il significato di "sterpaglia", "erba di palude" o "luogo molto erboso". Nonostante il significato negativo dal punto di vista agronomico, i primi contadini insediati in questo territorio riuscirono con impegno e dedizione a raggiungere ottimi risultati, in particolar modo nella coltivazione del ravanello, da cui deriva il nome della maschera cittadina Monsù Ravanin.

Per collocare esattamente il Gerbido, è utile indicare i suoi confini: a est, dov'è concentrato il nucleo abitativo maggiore, si trova Mirafiori Nord (Città Giardino e Centro Europa); a sud confina con Mirafiori Sud (da cui è diviso da Strada del Portone); a ovest si trova il passante ferroviario (zona industriale di Grugliasco); a nord incontriamo Borgata Lesna, con lo spartiacque di Corso Allamano.

I primi documenti che attestano l'esistenza del Gerbido risalgono 1645, con l'annessione del territorio di Grugliasco. Alla metà del XVIII secolo i terreni del Gerbido entrano a far parte del feudo di Roccafranca, di cui rimane oggi il nome attribuito alla seicentesca cascina Balard, in onore del suo proprietario, Gian Domenico Ballardi, che il 26 marzo 1734 ottiene l’investito con il titolo di conte di Roccafranca. La cascina, situata nell'attuale via Gaidano, continuazione torinese di strada del Gerbido - via Moncalieri. Negli Anni Trenta dello scorso secolo la Roccafranca risulta abitata da alcuni lavoratori di fabbriche torinesi e, durante l’inverno, anche da pastori che scendevano dalle montagne nel processo della transumanza. Abbandonata negli Anni Settanta, è stata trasformata, a partire dal 2002 in centro culturale della Circoscrizione 2 di Torino, nell’ambito del programma dell’Unione Europea Urban 2. I confini del feudo di Roccafranca, anche detto del Gerbo, sono visibili nella Carta Corografica Dimostrativa del Territorio di Torino, realizzata dall'architetto Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi a supporto della sua opera più importante, la Guida alle cascine e vigne del territorio di Torino e' suoi contorni (1790).

Ci muoviamo, di nuovo, sulla sottile linea di confine fra Torino e Grugliasco. La descrizione del Gerbido che il Grossi fa nel primo tomo della guida è la seguente: «Regione infeudata posta sui confini di Torino, verso Grugliasco, con Chiesa in cui vi risiede un Cappellano. Ritrovasi alla destra della Strada d'Orbassano distante tre miglia da Torino, il di cui territorio da tal parte non è diviso regolarmente per essersi permesso nella divisione del medesimo dalla Comunità di Grugliasco, a' rispettivi possessori delle cascine né siti limitrofi di fissarsi a lor piacimento in che territorio volevano esser compresi, e né segni, che certe cascine concentrate nel territorio di Torino furon comprese in quello di Grugliasco e viceversa».

Il Gerbido è citato anche nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati del re di Sardegna (1841) a cura di Goffredo Casalis. In questo testo è presente una definizione del territorio di Grugliasco, nella quale la borgata è così menzionata: «Gli è unita una frazione detta il Gerbido, distante un miglio, a scirocco, dal villaggio. Questa frazione è provveduta di una cappella, ov'è eretto un beneficio». Il Casalis descrive anche l'antica e tuttora esistente strada che attraversa la frazione, strada del Gerbido, che poco prima del confine con Torino cambia nome in “via Moncalieri" per la sua direzione verso quel comune: «La terza [strada], a scirocco, detta del Gerbido, di non agevole tragitto, passa pel Gerbido, pel Lingotto, taglia la via di Pinerolo (attuale Via Nizza), la strada reale di Stupinigi (attuale Corso Unione Sovietica), e conduce pel tratto di miglia quattro a Moncalieri: è assai frequentata nei giorni di mercato».

Il territorio agricolo del Gerbido contava molte cascine: di alcune delle quali non è rimasta traccia, per la quali facciamo ancora riferimento agli scritti del Grossi, che cita le cascine Beneficio (cascina della chiesa del Gerbido), Cascinetta (appartenente all'Ordine Mauriziano, situata dietro la chiesa del Gerbido) Annunziata (nei pressi del Barocchio), Anselmetti (di cui rimane la cappella in via Gaidano, di fronte alla ex Roccafranca); inoltre, le cascine Bianco, Tomasina e San Paolo, nell'attuale via Veglia; dell'ultima rimane un pilone votivo.

A sopravvivere parzialmente, soffocate dall'urbanizzazione, sono: Il Blan, con un piccolo rustico situato in via Volta 16 (poco visibile a causa delle costruzioni che la accerchiano); La Cittadella, in via Unità d'Italia, poco dopo l'incrocio con strada Del Gerbido. Infine, all'estremità sud di via Crea, vi sono i resti di un cascinale di più grandi dimensioni, che corrisponde, nel Catasto Rabbini del 1859, al nome di Cascina Nigra, utilizzata come carrozzeria.

Di questa antica e importante storia agricola sopravvivono a tutt’oggi alcuni edifici.

Il Palazzo è una antica villa con cascinale, il cui muro di cinta dell'adiacente parco costeggia via Moncalieri, il viale alberato sul retro si collega con Strada del Barocchio. Edificata nella seconda metà del XVII secolo, è stata una delle residenze della famiglia di Filippo San Martino di Agliè.

Cascina Villanis e Villa Ceresole si trovano in Strada del Gerbido 36 (continuazione di via Moncalieri): gli allevamenti di bovini, ovini ed equini sono visibili dal campo che si affaccia verso via Crea. Del complesso storico fanno parte una palazzina, un giardino e una cappella a pianta quadrata di scuola juvarriana, inizialmente di proprietà dei commercianti Villanis (XVIII secolo), successivamente della famiglia Ceresole (metà del XIX secolo).

Cascina e Cappella Mandina. Quasi dispersa nella campagna di via Unità d'Italia, una traversa di Strada del Gerbido, si trova la Cappella Mandina, di ispirazione barocca, facente parte del cascinale dei Mandina (XVIII secolo), con entrata principale su via S. Paolo. Il territorio circostante, pur trovandosi all'interno dei confini del Gerbido, può essere considerato come una località a sé.

Villa Il Maggiordomo. Immersa tra i campi di cascine adiacenti, in una zona divisa tra agricoltura e industria, sorge la seicentesca villa chiamata Il Maggiordomo, considerabile il bene architettonico più rilevante del territorio dal punto di vista storico e artistico, purtroppo il più trascurato e fatiscente. La villa è appartenuta a Valeriano Napione, maggiordomo alla corte del Principe Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano; per le somiglianze con il Palazzo Carignano di Torino, qualcuno ha attribuito il suo progetto della villa all’architetto Guarino Guarini (o a un suo stretto collaboratore).

La Cascina Duc si trova in Strada del Portone, poco a est del Maggiordomo, di cui abbiamo notizia a partire dal 1677 Prende il suo nome dalla contessa Diana Ducco, proprietaria della cascina dal 1690, di origini astigiane. Nell'area è presente una Cappella del XVIII secolo, che ospita le reliquie di Papa Antero, trasportate da Roma a Giaveno nel 1611 e donate ai baroni Claretta, proprietari della cascina dal 1845, nel 1869. Oggi la Cascina Duc offre servizi turistici e gastronomici, offrendosi come agriturismo, bed and breakfast, agrimacelleria e pastificio, oltre alla produzione di lavanda, coltivata in loco.

La Cascina Il Trotti, in Strada del Portone e nei pressi di corso Orbassano, prende il nome dalla famiglia torinese Trotti, proprietari del luogo dal 1706. Vicino all'entrata si eleva una piccola cappella settecentesca, rimaneggiata nel XX secolo. Di fronte al Trotti, dalla parte opposta di Strada del Portone, in territorio di Torino, è presente la Cascina Carassio, unica rimasta di uno scomparso complesso di tre cascine denominato Tre Tetti Nigra".

Associabile, infine, al Gerbido è la località del Barocchio, al confine con Borgata Lesna di Grugliasco e a pochi passi dal centro commerciale Shopville Le Gru. Basta attraversare Strada del Barocchio per notare una cappella sconsacrata con facciata neogotico. Il complesso è stato occupato, con il piccolo rustico, nel 1992, e trasformato nel Barocchio Squat Garden. Accanto, vi è la cancellata di ingresso della villa di cui fa parte, un edificio del Settecento adibito a comunità terapeutica della Azienda Sanitaria Locale. L'antica proprietà del complesso storico è attribuibile, secondo il Grossi, al conte Sclopis Del Borgo e ne faceva parte un grande cascinale a corte chiusa, oggi soppiantato dagli impianti sportivi di proprietà del Cus Torino.

Il territorio del Gerbido ospita dal 2013 il termovalorizzatore per il trattamento dei rifiuti metropolitani /TRM), posto in realtà oltre al confine di Grugliasco e già sul territorio di Torino, ma noto come "Inceneritore del Gerbido", al di là della quale si trova la Cascina Bellezia. La sua costruzione è stata accompagnata da accese polemiche sulla sua compatibilità ambientale da parte di alcuni gruppi di ambientalisti, partiti politici e cittadinanza, e richiama al continuo e delicato equilibrio fra progresso e salute, fra città e aree verdi, fra consumo consapevole e smaltimento dei (troppi) rifiuti creati dai processi produttivi, commerciali e di marketing.

Il Gerbido di Grugliasco vanta anche la sua antica chiesa parrocchiale dello Spirito Santo, situata proprio al confine con il comune di Torino, tra via Moncalieri e via don Giuseppe Borio, che merita una trattazione a parte.

 

 

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Articolo pubblicato il 07/12/2023