Senzatomica, una mostra sul disarmo contro la minaccia delle armi nucleari - prima parte
Cupola di Gebaku Dome Hiroshima - Foto Carola Rescigno

"SENZATOMICA", una presentazione in due parti di Sonia Lotti


di Sonia Lotti  Prima Parte

SENZATOMICA Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari.                                                            
Faceva freddo quel giorno, me ne stavo comoda, sdraiata sul divano nella mia confort-zone. 


Decisi di leggere gli appunti che avevo preso qualche giorno prima, mentre ascoltavo una conferenza della Professoressa Enza Pellecchia, docente ordinario all’Università di Pisa e vicepresidente del CIPS (Centro Interdisciplinare di Scienze per la pace dell’Università di Pisa). 
Si trattava di una conferenza di spiegazione sulla nuova mostra Senzatomica che a breve, avrebbe raggiunto la città di Brescia, Capitale della cultura2023 (insieme a Bergamo) in occasione dell’annuale Festival della Pace. Rileggendo gli appunti, mi soffermai sul discorso di Setsuko Thurlow, una hibakusha, ossia una sopravvissuta allo scoppio della bomba atomica di Hiroshima, tenuto nel 2017 dalla medesima, il giorno stesso della consegna a Beatrice Fihn, direttrice esecutiva di ICAN (Campagna per l’abolizione delle armi nucleari) del premio Nobel per la pace. 


ICAN, meglio sarebbe dire ”I can”, è una rete di società civili fra le quali Rete Italiana Pace e Disarmo, la campagna Senzatomica, che promuovono la messa al bando delle armi nucleari e lo scopo primario del TPNW (Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari) ovverosia quello di proteggere il diritto alla vita di tutte le persone e garantire la sopravvivenza delle generazioni future. 
Gli hibakusha sopravvissero alla bomba all’uranio soprannominata dagli Americani con agghiacciante ironia Little boy, sganciata dal bombardiere americano B29 Enola gay con l’ordine di farla esplodere a 580 metri di altezza sul centro abitato di Hiroshima il 6 Agosto del 1945, dove morirono all’istante 140.000 persone e molte altre successivamente a causa del fallout. 


Sia lo scoppio che la ricaduta del materiale coinvolto nell’esplosione, che si evidenziò nel tempo sotto forma di ceneri e piogge radioattive, causarono a molti esseri umani: ustioni gravissime, leucemie, diverse forme di tumori. Terribili furono anche le eredità di disfunzioni sui feti fino alla terza generazione e che perdurano anche oggi, come attestato dal Comitato per le raccolte sui danni di Hiroshima e Nagasaki. 
Nagasaki, altro strazio impensabile, tristemente conosciuta da tutto il pianeta fu la seconda città dove gli Americani sganciarono Fat man la bomba al plutonio, producendo la morte immediata di 70.000 persone. 


Già questo basterebbe per capire quanto l’abolizione delle armi atomiche sia necessaria e auspicabile per l’umanità. Iniziai quindi a leggere i miei appunti, l’hibakusha Stsuro Thulow raccontava che alle 8:15 dell’Agosto1945, lei era a scuola in classe con i suoi compagni, vide dalla finestra un bagliore bianco-azzurro accecante e si sentì come sospesa in aria. 
Dopo aver perso conoscenza si ritrovò sepolta sotto l’edificio crollato. Riferiva che iniziò a sentire i lamenti dei compagni, poi sentì una mano che la toccò e un uomo che le disse: «Sto cercando di liberarti, vedi la luce che filtra da quel buco? Striscia verso di essa più veloce che puoi». 
La descrizione proseguiva, lei vide: feriti ustionati con un aspetto grottesco, alcuni tenevano in mano i loro stessi occhi, sentì il fetore della carne bruciata. Poi, le mie emozioni cominciarono ad intensificarsi, non riuscii a scrivere più nulla, solamente la conclusione: «Quando ero intrappolata a 13 anni sotto le macerie ho continuato a muovermi e a spingere per raggiungere la luce e sono sopravvissuta
A tutti i presenti e a tutti coloro che ascoltano, io ripeto le parole che mi sono state dette: ”Non arrendetevi” parlo a tutti Voi».

A questo punto, proprio come era successo mentre ascoltavo la Professoressa Pellecchia, la mia zona di confort si era frantumata in mille rivoli di tristezza, ingiustizia e compassione. Cominciai a riflettere su come fosse stato importante che l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBSG) avesse promosso la mostra Senzatomica. 
La Campagna Senzatomica realizzata grazie ai fondi 8x1000 donati alla Soka Gakkai si è aperta a Brescia dal 4 di Novembre e resterà presente fino al 14 Gennaio 2024.  


Si tratta di una mostra gratuita, immersiva, multimediale, indirizzata a sensibilizzare le persone al disarmo nonché all’importanza da parte del nostro governo di aderire e ratificate il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari TPNW (Treaty of prohibition of nuclear weapon). 
Trattato, quest’ultimo, approvato dall’Assemblea generale dell’ONU il 7 Luglio del 2017 e che è entrato in vigore nel Gennaio 2021. Svariati sono i percorsi che propone la mostra: pannelli con estratti dal TPNW, salvezza certa per l’umanità, testimonianze degli hibakusha, le parole che, anni dopo il Trinity Test per testare la bomba atomica del progetto Manhattan, lo stesso Oppenheimer pronunciò: «Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi», un’ atmosfera della memoria che ripercorre le atroci esplosioni a Hiroshima e Nagasaki, l’eredità delle esplosioni atomiche che perdurano ancora oggi  nei figli dei figli, le frasi più significative del manifesto Russell-Einstein. 


Due le domande centrali, punti nevralgici della mostra «Qual è il senso reale di una sicurezza nazionale garantita dalle armi nucleari?  Questo sistema cosa protegge: le persone o gli Stati?». Ancora, Senzatomica, ci parla del MAD incarnazione della follia umana, proprio come dice la parola stessa Mutual Assured Destruction, che dopo la Guerra Fredda ha, di fatto, rappresentato per le nazioni orientali e occidentali la corsa alla proliferazione nucleare. 


Alla base di questa narrazione, c’era la teoria della deterrenza basata sul tragico- ironico concetto di distruzione reciproca garantita. Un altro pannello reca questa voce: «pensare la distruzione provoca distruzione», altri ci parlano dell’impatto climatico e cosa comporterebbe oggi per la Terra un conflitto nucleare, ovverosia: la riduzione della temperatura terrestre innescando il cosiddetto ”inverno nucleare” che comprometterebbe inevitabilmente la morte di animali e vegetali con conseguenze drammatiche sull’agricoltura e l’allevamento, la cosiddetta ”fame nucleare” che mieterebbe milioni di vittime. 


Nella mostra sono riportate le parole di Paul Virilio «Queste armi esistono e stanno implodendo nelle nostre menti già ora». Ancora, Senzatomica ci attesta come un taglio delle spese militari mondiali libererebbe i fondi per raggiungere ben più nobili obbiettivi come la diminuizione della fame e della povertà, proventi per la salute, per le energie sostenibili, per interventi sulle le violazioni di genere. 

Di Sonia Lotti


Fine Prima Parte

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 10/12/2023