La Xylella Fastidiosa e la impressionante strage dei secolari ulivi di Puglia

Un’ulteriore catastrofe per l'agricoltura italiana, da attribuire in buona parte, anche alle variazioni climatiche

Il 2024 è alle porte. Tempo di cambio del calendario, temperature alle stelle su tutta la Penisola; anno nuovo vita nuova? Al Nord non nevica più e da anni ormai, l'alternarsi di siccità e disastrose precipitazioni, ha già infierito sull’agricoltura della Pianura Padana e non solo. Una variazione perversa delle temperature confonde gli alberi che germogliano anzi tempo per poi subire improvvise gelate ad aprile. Sembra un complotto di madre Natura, ma le cause sono altre, con plurimi effetti sempre più diffusi.

Lo stravolgimento del clima ha colpito ovunque e in vari modi la produzione agricola dell’eccellenza italiana che, dalle mele del Trentino alle arance di Sicilia, è in sofferenza, anche per la formazione di habitat favorevoli al proliferare di nuovi organismi patogeni. Un contesto polimorfo, dove il batterio della Xylella Fastidiosa si è presentato come un serial killer vegetale arduo da estirpare.

Si tratta di un germe arrivato in Italia probabilmente nel 2008 tramite insetti vettori ospitati da piantine di caffè importate dal Costa Rica, quindi trasmesso alle piante dal proliferare degli insetti. Il batterio Xylella Fastidiosa si è particolarmente diffuso durante il periodo del Covid,colpendo molti uliveti dell’Europa ed è associato a gravi malattie che aggrediscono un'estesa varietà di piante. Nella vite provoca la malattia di Pierce, vero incubo per i viticoltori di Stati Uniti e America del Sud.

L’aumento del gradiente termico sembra essere il colpevole che favorisce lo sviluppo del batterio nella pianta, poiché i valori compresi fra 25 e 32°, sono i più idonei per la sua moltiplicazione, creando un ambito climatico ottimale per lo sviluppo epidemico della malattia, altrimenti meno infestante e più controllabile a temperature inferiori.

I picchi di temperatura di molti gradi superiore alle medie stagionali sono la nuova realtà in tutta la penisola, al Nord come al Sud, ed è proprio in Puglia che la Xylella ha trovato ambiente, clima e vittime da sacrificare, contagiando oltre 21 milioni di ulivi, tra cui molti pluricentenari.0

Una strage che ha originato un paesaggio spettrale su 8000 km quadri di suolo infettato: il 40% della Puglia, rinomata per la coltura degli ulivi e la produzione di olio che risale a remoti popoli autoctoni, quindi ripresa da fenici, greci, arabi e romani, oggi economia trainante della regione. Poiché al momento non esistono cure, per salvare almeno gli ulivi millenari infetti da Xylella, l’unica strada da tentare è l'i1s'nnesto con altri esemplari di ulivo esotici, più resistenti al batterio.

Mentre Coldiretti ha da tempo ordinato l’espianto di ogni albero malato, per tentare di arginare il contagio, nel periodo dal 10 aprile al 10 maggio, sono state rese obbligatorie le arature dei terreni e le trinciature delle erbacce infestanti dove si annida la cosiddetta “sputacchina”, quella popolazione di piccoli insetti appartenenti alla famiglia Cesopidi, quando sono ancora allo stadio di larva, prima che si mutino in piccoli insetti golosi di linfa delle piante.

Infatti, Xylella Fastidiosa deve il suo nome alla colonizzazione dello xilema delle piante, il tessuto vascolare di molti vegetali, adibito alla produzione della linfa formata da acqua e soluzioni nutritive disciolte che parte dalle radici e si dirama fino alle foglie. Il termine xilema deriva dal greco e significa albero.

L'attenzione verso la drammatica epidemia che sta decimando gli uliveti pugliesi, si è acuita in occasione del consumistico Natale. Regalare una latta da 5 l di eccellente olio pugliese era un’abitudine dell’autore. Quest’anno è stato possibile averne soltanto due, e l’azienda artigianale non ne garantisce in futuro.  

La diffusione del batterio spaventa l’Europa. Disposizioni della UE hanno classificato Xylella Fastidiosa organismo da quarantena, la sua introduzione e movimentazione all'interno della Unione è vietata… ma il batterio obbedirà?

Nel frattempo l'olocausto degli ulivi del Salento prosegue e il sospetto che non si tratti di un fatto accidentale alimenta il dubbio tra le file dei No Tep. Vecchia storia del metanodotto e di questi, e altri interessi umani, sui quali esiste e prosegue la voce del dissenso, sulla quale varrebbe la pena di indagare ancora e di arricchire la già forbita letteratura.

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Articolo pubblicato il 31/12/2023