La donazione di organi: la volontà all'anagrafe è contro-legge

La campagna “Una scelta in comune è truffa”

La donazione degli organi si sa è fonte di controversie da parecchi anni.

Tra chi ne è favorevole e chi, invece, a ragion veduta, è contrario.

Da poco meno di un anno si è affacciata all’opinione pubblica una ennesima campagna/progetto di richiamo sull’argomento.

 Il progetto è denominato “Una Scelta in Comune”. E’ stato  realizzato con la  collaborazione del Centro Nazionale Trapianti, Ministero della Sanità, Federsanità, ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e il coinvolgimento dei vari Centri Regionali ed Interregionali per i  Prelievi di Organi e Tessuti e per i Trapianti, presenti sul territorio.

L’obiettivo, a detta dei promotori, è rendere possibile ai cittadini, il registrare la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti all’ufficio anagrafe.

In poche parole il progetto prevede che sia data a tutti i cittadini maggiorenni, la possibilità, in occasione del rilascio o del rinnovo della carta di identità, di dichiarare la propria volontà sulla donazione di organi e tessuti al personale dell’anagrafe, firmando un apposito modulo.

Una volta compilato opportunamente il modulo, la decisione del cittadino sarà inserita nel Sistema Informativo Trapianti, il database del Centro Nazionale Trapianti che permette ai medici che lavorano nei Centri Regionali di consultare in caso di possibile donazione, la dichiarazione di volontà dell’individuo.

Ovviamente la scelta può essere modificata in qualunque momento visto che risulta valida l’ultima espressione rilasciata in ordine temporale. 

 

Cosa viene contestato al progetto.

A spiegarlo è Nerina Negrello – Presidente Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente. www.antipredazione.org

 

 

I perché la campagna è una truffa.

Per prima cosa ci informa che il progetto si lega (in modo strano,nda) al  Regio Decreto 18/06/1931 n. 773 “Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza”.

 

La Negrello continua la sua opera di informazione e lo ha fatto inviando una lettera a 8000 sindaci .

 

“Per i trapianti esiste una sola legge Legge 1°Aprile 1999, n. 91 “Disposizioni in materia di prelievi e trapianti di organi e tessuti”, detta del silenzio-assenso, che all'art. 5 prevede un Decreto attuativo con 10 direttive per la manifestazione di volontà favorevole o contraria, su richiesta delle ASL”  (si è ancora alle norme transitorie). 

 

Una ragione dell’idea contraria alla campagna è nelle stesse parole della Negrello: “Infatti la legge non prevede che i Sindaci si facciano carico di favorire la macellazione umana e lo sviluppo del business dei trapianti, detta graziosamente “donazione”. Sono le mafie istituzionali che scaricano sui sindaci questo compito infame, che li pone a rischio di essere accusati di abuso d'ufficio e di usurpazione di funzione pubblica (sostituendosi all'ASL)”.

 

Poi, il progetto, si insinua tra decreti Milleproroghe e varie combinazioni legislative.

 “La propaganda dice: “un progetto per permettere a chi richiede o rinnova la Carta d'identità di esprimere il proprio consenso o diniego alla donazione firmando un semplice modulo”. Si avvalgono di un Decreto convertito in L. 25 del 26 febbraio 2010, nota come Milleproroghe, che si aggancia all'art 3 del Regio Decreto 18.6.1931 n.773 “Testo unico delle leggi di Pubblica Sicurezza”. Ma dicono il falso perché Milleproroghe, pur illecitamente, prevede che la decisione sia trascritta sulla Carta d'identità, per cui quanto è scritto è noto al titolare della Carta, mentre la nuova versione, ingarbugliata dai funzionari, si esprime e complica nei meandri anonimi della burocrazia.”

 

Cosa bisogna fare nel pratico? Per la Negrello:

“Andando al pratico, all'anagrafe l'impiegato ti presenta un modulo prestampato ingannevole. E' una dichiarazione facoltativa, non obbligatoria, da rifiutare, perché in contrasto con la definitiva regolamentazione della materia. 

I cittadini che danno il consenso sono i più truffati, perché la legge specifica ci considera già donatori salvo opposizione scritta, e comunque la loro famiglia perde il diritto di opposizione. Inoltre se cambiano idea che fanno? Devono revocare su tre fronti (Anagrafe, CNT, FSE).
Coloro che firmano il diniego non sono garantiti perché il CNT è luogo di promozione dei trapianti e il diritto di vita non va messo in mano al nemico. Non cediamo il nostro diritto di libertà, la facoltà di tenere aperto il nostro destino. Manteniamo la nostra sovranità, il nostro potere.”

 

Appello ai sindaci da parte di Nerina Negrello:

“I Sindaci corretti devono respingere il coinvolgimento e ricordare al Ministro della Salute che la L. 91/99 art.5 demanda questo compito alle ASL, devono sollecitare l'emanazione del Decreto attuativo, secondo le 10 direttive della legge, per la dichiarazione di volontà positiva o negativa di ciascun cittadino. La legge non può essere cambiata da decreti temporanei ed estemporanei …”

 In effetti, se la legge ci considera già donatori a priori che senso ha tutto questo?

Altre questioni su cui riflettere: perché  se cambio volontà, è compito mio revocare sia alla ASL, sia al Centro Nazionale Trapianti e non solo all’anagrafe? Se cambio volontà dopo un incidente e un mio parente volesse manifestare in vece mia presso gli uffici competenti, quanto sarà tenuta in considerazione visto che i parenti perdono il diritto di opposizione?

 

Al di là delle convinzioni pro o contro i trapianti, il progetto “una scelta in comune” ha troppe incognite legislative da un lato e non tutela né il cittadino, né la sua scelta, né il Sindaco che la promuove dall’altro.

 

Sergio Audasso.

 

 

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Articolo pubblicato il 09/10/2014