Il Comune fa la sua prima ispezione all'esterno delle palazzine ex Moi: Civico20news ha seguito l'intero sopralluogo e ve lo racconta senza censure

La commissione comunale di gestione e controllo dell'efficenza dell'organizzazione comunale ha effettuato quest'oggi, dopo due anni di occupazione, un sopralluogo delle aree esterne della struttura di via Giordano Bruno che ospita circa 26 differenti nazionalità: ecco come è andata

Il sopralluogo della commissione comunale alle palazzine ex Moi, costruite per le Olimpiadi del 2006, si è svolto oggi nel primo pomeriggio (dopo due anni di occupazione) e si è concluso senza tensioni.

 

Sono stati ispezionati i cortili esterni alle palazzine e una area comune interna.

I problemi da risolvere, a detta della “delegazione” degli occupanti (presenti per comunicare con i membri della commissione comunale), riguardano sopratutto gli impianti idrici, il sovraffollamento e il riscaldamento.

 

“Il teleriscaldamento porterebbe risparmio e più sicurezza per tutti, occupanti e cittadini.

Lo scheletro della struttura è sano, i problemi che abbiamo sono di acqua e umidità. Per l'impianto elettrico ci siamo fatti aiutare da elettricisti e ingegneri del politecnico” spiega un giovane portavoce alla commissione comunale. Gli edifici infatti non sono nemmeno in bolla e le palazzine sono in sovraffollamento.

“Vivono in dieci o quindici per appartamento?” Chiede Fabrizio Ricca, capogruppo Lega Nord, “no, vivono in circa sette/otto, i numeri sono elevati e per essere a posto ci vorrebbe almeno un'altra palazzina.  

“Forse anche due, per vivere bene” commenta Ricca in tono un po' ironico.

“Per vivere bene servono altre cose”– risponde prontamente Michele Curto, membro della commissione per Sel – prospettive per il futuro ad esempio”, ma Ricca lo interrompe subito sostenendo che “quello è un altro discorso, ci deve pensare il welfare noi abbiamo la necessità di sapere che non vivano in quindici in un appartamento.”

 

Poco dopo, l'accento si sposta sulle dinamiche relazionali presenti all'interno della struttura.

“Dal punto di vista delle relazioni tra gli occupanti, invece, come è qui?”, chiede il rappresentante di Torino Libera Ferdinando Berthier, “si contano circa 26 nazionalità differenti, se vi fossero tensioni interne sarebbe impensabile anche per noi relazionarci con loro”, risponde uno dei portavoce degli occupanti.

 

“Le domande che poniamo sono certamente tutte interessanti ma meriterebbero di essere approfondite in commissione” sostiene Michele Curto con un commento che giunge quasi come un ammonimento nei confronti colleghi.

“Sto già apprezzando cosa stiamo facendo oggi e a cosa siamo arrivati rispetto alla volta scorsa” risponde a tono Ricca.

 

La delegazione degli occupanti, ovvero il comitato che si occupa della gestione della struttura, ha fatto sapere di aver fatto richiesta agli organi di rappresentanza nazionali e alla prefettura, affinché “questa sia l'ultima volta in cui consentiremo un sopralluogo, seppur parziale, senza un pregresso di dialogo con i ragazzi che vivono qui. Ma vi immaginate com'è spiegare a tutte queste persone il lavoro delle commissione comunale senza neppure conoscere qual è lo scopo della visita?”; queste le parole di uno dei rappresentanti a cui subito il consigliere Ricca ribatte che, essendo loro della commissione comunale di gestione, questo è il loro dovere.

 

Certo, non fosse che Ricca di quella commissione neppure fa parte. Per la precisione, a fare le veci della Lega Nord nella commssione di “controllo e garanzia di efficienza e efficacia dell'organizzazione comunale” è lo stesso presidente della suddetta, Roberto Carbonero.

“Assolutamente, ci sono canali con cui abbiamo chiesto audizione in Consiglio comunale per poter spiegare le problematiche, che vanno dalla residenza alla semplice pulizia ambientale: per l'Amiat questo posto non esisteva. Potete immaginare le difficoltà.  

Possiamo concludere la visita auspicando che queste occasioni siano momenti di confronto e non di informazioni unilaterali, come quelle che in questo periodo escono sui giornali”.

 

Poco dopo, dalla piccola folla di occupanti che assiste all'ispezione comunale, un ragazzo si rivolgendosi direttamente alla commissione e chiede: “questa riunione che facciamo qua, qual è lo scopo?”, la risposta arriva subito da uno dei suoi portavoce: “non ce lo hanno ancora detto, ce lo diranno la prossima volta”.

 

Prontamente Paola Ambrogio di FDI risponde: “lo scopo è controllare lo stato delle palazzine essendo proprietà comunale in parte”.

“Ok, allora qui fuori non c'è problema, il problema è dentro – riferisce l'occupante – stiamo fuori qua a parlare ma il problema è lì dentro”.

A quel punto, chiedo personalmente a uno dei portavoce degli occupanti, il motivo per il quale i consiglieri non debbano verificare gli spazi interni e lui mi risponde che i consiglieri comunali non hanno questa competenza.

“Il problema del sovraffollamento loro non possono risolverlo”, risponde poi il portavoce al sopracitato inquilino della struttura.

 

Segue visita dell'area interna, ma solo di uno spazio comune per il comitato e gli occupanti.

 

“Qui si fanno le riunioni, è il luogo dove ci si riunisce, si effettuano lavori di sartoria e si prepara il tè”. La sala è arredata alla benemeglio: c'è un divano, qualche materasso, un tavolo, una vecchia tv e un frigo.

“Fate anche animazione?” chiede Berthier, “sì ci sono dei bambini, che costituiscono circa il 5% degli occupanti”.

 

“Cosa fate per la lingua, fate qualcosa?” chiede inoltre Paola Ambrogio, “ si si c' è la scuola di lingua che avevamo fatto, perché non tutti parlano bene l'italiano come me, ma ci provano. Qualcuno parla bene, altri meno”, dichiara uno degli occupanti.

 

L'occupante parla al passato perché i progetti non sono andati a termine. Perchè?

Nonostante siano stati dati ai centri di accoglienza 1 miliardo e 300 milioni (progetto “Emergenza Nord Africa”, conclusosi il 30 marzo 2013), ai profughi non è stato garantito alcun percorso di inserimento ma anzi, al termine del progetto fu fatto firmare loro, dietro modico compenso, un documento che liberava lo Stato da responsabilità nei loro confronti. Eppure l'emergenza non era stata affatto risolta.

 

Nessuno però pare abbia controllato dove effettivamente siano finiti quei soldi.

Nessuno però si preoccupa di come vivono queste persone che da quasi due anni ormai, occupano la struttura di via Giordano Bruno.

“Questi ragazzi non vengono qui per fare i criminali, ma per cercare condizioni migliori del loro paese d'origine. Esattamente come stanno facendo gli italiani che fuggono all'estero: molti di loro sono laureati e non possono fare niente, perché non c'è lavoro. Stiamo cercando di essere partecipi di quanto succede nel Paese, nessuno emigra per spacciare e nessuno spera in un futuro di delinquenza ma è normale che qualcuno finisca in quella rete per sopravvivere. C'è bisogno di interazione, oltre che integrazione. Molti son qui perché bloccati dagli accordi di Dublino, cambiate quelli e vedrete come da qui van via tutti in cinque minuti”, spiega un giovane inquilino delle palazzine ex Moi, “anche meno di cinque minuti”, lo corregge un suo “coinquilino”.

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Articolo pubblicato il 18/12/2014