Dal Canada al Donbass

La storia di Denis un Eroe di altri tempi

Due settimane in Donbass ti insegnano molte cose, storie di tragedie e storie di umanità si intersecano ad ogni angolo. Molto spesso scrivendo di guerra necessariamente si riportano testimonianze di brutalità, lacrime e tristezza.

 

Capita invece talvolta di entrare in contatto con persone che nella loro semplicità di sbalordiscono e ancor di più sbalordiscono un Italiano che troppo spesso assiste in Patria a scene di guerriglia urbana scatenate da giovani senza ideali in cerca di un po' di adrenalina.

 

Qualche giorno prima avevo visto arrivare alla base del battaglione un giovane imberbe, girava per la base con i suoi abiti civili, gli occhi vispi e l'atteggiamento di chi si mette a disposizione dei più anziani. Subito avevo pensato d un'altro giovane ragazzo che senza alcun addestramento sfidava la sorte nel fronte Ucraino, una roulette russa che spesso non ti dà scampo. Avendo assistito alla sua vestizione ed alla goffaggine dei suoi movimenti e tra me ho pensato che uno così è solo un pazzo in cerca di forti emozioni e che probabilmente sarebbe durato poco.

 

Poi una sera nella cucina durante la distribuzione del rancio me lo sono trovato seduto a fianco. Spinto dalla curiosità ho iniziato a fargli delle domande anche se so che i soldati non amano le interviste mentre mangiano. Con piacere ho visto che parlava un'ottimo inglese e così abbiamo avviato la conversazione.

 

Vi sto raccontando la storia di Denis, un ragazzo di Vancouver (Canada) città in cui i suoi genitori Ucraini sono emigrati quindici anni fa. Denis ha ventuno anni, passaporto Canadese, iscritto all'Università, parla perfettamente quattro lingue. E' arrivato pochi giorni fa al battaglione Sich, direttamente dal Canada. Potrà stare in Ucraina novanta giorni dopodichè gli scadrà il visto turistico e farà ritorno nella sua casa. I genitori erano contrari ed ovviamente preoccupati della sua scelta ma allo stesso tempo orgogliosi. Quando gli ho chiesto perchè di tale decisione, senza rifletterci su mi ha detto decisamente “sono qui perchè la mia Patria ha bisogno di me ed è giusto che sia qui”.

 

Una risposta spiazzante quanto netta, di quelle che non ammettono replica se credi in certi valori. Nonostante l'ammirazione per il suo coraggio mi sono permesso di fargli un appunto facendogli notare che mi sembrava impreparato militarmente e che quindi la sua decisione era un po' azzardata. A questo punto mi ha nuovamente sorpreso perchè con assoluta umiltà e con il sorriso di un giovane ventenne mi ha detto che era conscio di ciò e che non era venuto lì per combattere, sapeva che sarebbe stato più di impiccio che di aiuto sul campo di battaglia.

 

Il suo compito era quello di aiutare in cucina, anche pelare patate per il rancio dei soldati era un modo di aiutare concretamente e se fosse stato necessario avrebbe pulito anche le latrine del campo. Un Eroe Anti-Eroe dalla semplicità disarmante che rappresenta la sintesi dello spirito patriottico che pervade tanti volontari impegnati in questa folle guerra voluta da altri.

 

Per noi cosidetti “occidentali” che uccideremmo per un “like” in più su Facebook o per una comparsata in TV, l'esempio di Denis mi ha fatto riflettere su quanto sia una grande dote l'umiltà e quanto questa dote componga l'animo dei veri Eroi, di quanto poco necessario sia apparire ma quanto invece sia importante essere.

 

Abbiamo avuto ancora il tempo terminata la cena di cantare qualche canzone italiana insieme al capo cuoco a cui ho affibbiato il nickname di “Caruso” per le sue doti canore. Poi verso le 22:30 la base si fa silenziosa, è ora del riposo per tutti, domani mattina presto ci si deve alzare riposati perchè domani è un'altra maledetta giornata di guerra al fronte, un fronte da cui troppo spesso qualcuno non torna la sera. Ci salutiamo scambiandoci i contatti, dico a Denis che lo ritengo un Eroe ed un esempio per tanti giovani a cui la vita ha sorriso troppo e insegnato poco. Le sue gote pallide si tingono di rosso per l'imbarazzo che viene rotto solo da un forte abbraccio: a presto Denis !

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Articolo pubblicato il 07/05/2015