Il conflitto dimenticato
Gabriele Carugati il mercenario Italiano che combatte con i terroristi del Donbass

Quella che ancora adesso in Europa sembra una guerra lontana potrebbe risvegliare bruscamente i Governi Europei e metterli di fronte al fatto compiuto di aver sottovalutato il vero pericolo dei giorni nostri.

Pochi lo sanno ma la guerra Russo-Ucraina da diversi giorni ha ripreso notevole vigore. Mentre a Minsk si discuteva ancora, si sono registrate diverse offensive da parte delle truppe Russe su tutto il fronte con buona pace per chi ha firmato l'accordo della zona cuscinetto e l'arretramento degli armamenti pesanti. I Russi hanno anzi ricominciato ad utilizzare massicciamente i sistemi missilistici GRAD e gli ultimi attacchi hanno anche visto l'appoggio di un numero consistente di Tank e del supporto d’artiglieria.

A parte l'aspetto tattico militare e la triste conta dei morti che non vede passare giorno senza diversi morti tra militari e civili Ucraini, nelle ultime settimane si sono registrati alcuni avvenimenti che meritano di essere analizzati attentamente.

L'economia Russa e' sempre più in crisi, nel secondo semestre di quest'anno la contrazione del PIL arriva quasi ad un meno 5%, il prezzo del petrolio e' tornato sotto quota 50 dollari al barile (quota che strangola l'economia Russa) ed il Rublo vede perdere giornalmente valore sul dollaro e sull'euro.

Forse in quest’ottica bisogna leggere la mossa della distruzione dei cibi Europei messa in atto da Putin a partire dal 6 agosto. Ai più e' sembrata una mossa senza senso in un paese con 23 milioni (su 145) d’abitanti sotto la soglia di povertà, ma il leader Russo serve ricompattare il proprio popolo proprio intorno all’idea dell'accerchiamento, dei soli contro tutti, contro un occidente che addirittura cercherebbe di avvelenare il popolo russo con cibi avariati e drogati.

Sono stati questi anche i giorni del veto russo all'ONU contro l'istituzione di un tribunale internazionale che indaghi sull'abbattimento del volo MH17 che a luglio dell'anno scorso provocò 298 morti civili, veto non supportato da alcun paese nel mondo e che ha visto la Russia chiudersi nel più perfetto isolazionismo. Nonostante questo veto ad ottobre sarà resa pubblica l'indagine condotta da Olanda,Australia e Malesia, e le considerazioni già trapelate vedrebbero la Russia (nel migliore dei casi) essere corresponsabile dell'abbattimento tramite un proprio sistema missilistico BUK "donato" ai terroristi che operano nel Donbass.

Intanto il Generale Russo Lentsov e' uscito allo scoperto e non si nasconde più dietro la copertura di "mediatore" ma ha di fatto preso il controllo delle operazioni militari esautorando, i vari signori della guerra che si sono succeduti in questi mesi nelle zone controllate dai terroristi. Probabilmente la necessita di riorganizzare il fronte in previsione di un’offensiva militare che non potrebbe certo essere guidata da persone come Gubarev o Motorola.

Il portavoce della Duma in data 8 agosto ha detto che prima della fine del mese ci saranno grosse novità mentre Turchinov dalla parte Ucraina avverte che in questi giorni potrebbero esserci provocazioni da parte russa che facendo indossare divise Ucraine ai loro soldati, inscenerebbero gravi crimini per creare un qualche consenso internazionale ad un intervento russo su vasta scala.

La situazione e' alquanto complessa, il Presidente Ucraino Poroshenko vede diminuire il suo consenso all'interno del paese per la sua politica attendistica. Le frange più nazionaliste gli contestano di accettare supinamente la perdita quotidiana di territorio e di subire perdite umane senza controbattere. Del resto bisogna considerare che Poroshenko non ha molta possibilità di manovra, costretto ad accettare diktat Europei e Americani in cambio di prestiti senza i quali l'economia Ucraina collasserebbe.

La soluzione del conflitto appare ben lontana, anzi i segnali preoccupanti rivelano che potrebbe aggravarsi da un giorno all'altro.

Diverse sono le sensibilità e diverse sono le ricette di come uscire dall'empasse. Al fronte i soldati e volontari Ucraini non sono disposti a perdere altro territorio ed anzi vorrebbero lanciare un'offensiva per riconquistare le due città in mano ai terroristi. Proprio gli ordini di non attaccare ed il subire perdite quotidiane in un’attesa che dura da quasi un anno stanno minando l'unita' e la fedeltà al Governo centrale. Sono sempre più numerosi i casi di volontari che non rientrano dopo il periodo di riposo, stanchi di dover solo subire senza reagire, di obbedire a Comandi Militari che sebbene migliorati rispetto un anno fa continuano a dimostrare la loro impreparazione ed in alcuni casi ancora fanno trapelare una certa reverenza verso Mosca.

A Kiev la guerra sembra lontana (in realtà non e' mai stata sentita in maniera forte) ma vige ancora un sano patriottismo e per il momento il malcontento per la situazione economica e' ancora moderato e non crea problemi. Nessuno ha però la sensazione che sia chiaro ciò che si debba fare e come, si vive un perenne stato d’attesa ben sapendo che il pallino del gioco e' in mano alla Russia. Passata la speranza che America ed Europa avrebbero appoggiato l'Ucraina nel suo percorso verso una piena democrazia e resisi conto che i diritti e i principi oggi giorno valgono meno della finanza, agli Ucraini rimane solo la confusione.

La guerra vista dai social network e' un misto di speranza ed utopia, si sta formando un "partito" di chi dice che in fondo la Crimea ed il Donbass non valgono la vita di molti giovani che ogni giorno muoiono al fronte sotto le bombe russe. Tali considerazioni sarebbero ragionevoli se di fronte non ci fosse una persona come Putin, un mentitore professionale (come dimostrato anche recentemente sulla questione Crimea e dell’invasione della Georgia) di cui non si possono prevedere facilmente le mosse ed i pensieri. Persa la Crimea ed il Donbass molto probabilmente domani si aprirebbe il fronte a Kharkov e poi magari ad Odessa e ci si ritroverebbe tra sei mesi con chi sostiene che in fondo anche quelle due città non valgono la vita di molti giovani. Insomma una situazione in cui non se ne esce.

L'Ucraina ed il suo popolo si trovano ad un bivio, essere consci di aver intrapreso un percorso doloroso che porterà in futuro libertà e democrazia o accettare di tornare al passato in cambio della pace. E' chiaro che la Russia non mollerà sino a che non avrà raggiunto i suoi scopi. L'invasione della Crimea era stata programmata nel 2007 mentre le prime apparizioni di combattenti DNR nel Donbass risalgono al 2009, segno tangibile che quanto viviamo oggi fa parte di un risiko studiato nei minimi dettagli e difficilmente e' pensabile che qualcosa sia stato lasciato al caso. Sicuramente con l'invasione del Donbass Putin ha avuto un'amara sorpresa, le cose non sono andate come erano state programmate, ma immediatamente e' stato messo in campo il piano B e chissà quanti piani ci sono ancora di riserva.

In questa situazione snervante l’Ucraina attende il collasso economico della Russia mentre la Russia lavora alla destabilizzazione interna dell’Ucraina con la guerra ibrida nella speranza di riconquistare il potere e rimettere persone di fiducia nei posti di comando. Comunque la si veda certo non saranno gli accordi di Minsk a far terminare questo conflitto e bisogna anche tener conto che Putin prima del collasso applicherà il “muoia Sansone con tutti i Filistei” a meno di un colpo di Stato interno che sembra però altamente improbabile.

Quella che ancora adesso in Europa sembra una guerra lontana potrebbe risvegliare bruscamente i Governi Europei e metterli di fronte al fatto compiuto di aver sottovalutato il vero pericolo dei giorni nostri. L'Europa che ha sconfitto il Nazismo sembra tutta concentrata contro il pericolo ISIS, 25 mila uomini male armati che mai potrebbero attaccare militarmente il vecchio continente mentre sembra sottovalutare il pericolo che arriva neanche in maniera celata da Mosca dove c'e' un esercito di 900 mila uomini e tante testate nucleari puntate su di noi.

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Articolo pubblicato il 12/08/2015