La “rotonda” Capitano pilota Livio Ceccotti a Caselle Torinese (TO)

Lo spartitraffico circolare che ricorda un eroe, medaglia d’ oro al V. M. caduto nei cieli di El Alamei

L’ automobilista frettoloso, che percorre la circonvallazione di Caselle Torinese per arrivare all’aeroporto o ai paesi delle Valli di Lanzo, si imbatte in questa rotonda caratterizzata dalla presenza della struttura di un aereo Fiat/Aeritalia G.91, il gioiello della squadra acrobatica nazionale delle “Frecce Tricolori” negli anni 1963 – 1982.

Fin qui nulla di particolarmente eccezionale, visto che siamo nelle vicinanze dell’ aeroporto internazionale “Sandro Pertini” della Città di Torino. Invece di curioso e per nulla conosciuta è la figura del Capitano Pilota Livio Ceccotti, che da il nome a questa rotonda.

Chi era questo personaggio?

Il suo curriculum ci viene in aiuto:

CAPITANO  PILOTA  M.O.V. M.  LIVIO CECCOTTI (1914-1942),  90° SQUADRIGLIA, 10° GRUPPO, 4° STORMO

nato il 24 febbraio 1914 a Poggio Terzarmata (Gorizia).

Sottotenente nel 1937 (53° Stormo), nel 1938 è in Spagna in una squadriglia di mitragliamento a volo radente, rientrato in Patria è assegnato al 4° Stormo e promosso in s.p. e. per m.d. g.

Nella  2a Guerra Mondiale  combatte in Grecia e in Africa Settentrionale col 150° Gruppo Autonomo CT; nell’agosto 1941 è a Catania col 4° Stormo (90° Squadriglia, 10° Gruppo), nel gennaio 1942  a Caselle dove merita una M.B.V.M. per il suo comportamento in un incidente di volo.

Nel luglio successivo, promosso Capitano p.m.g. ritorna nelle file del 4° in qualità di Ufficiale addetto al comando, sono i giorni esaltanti di El Alamein dove per l’ennesima volta  può dimostrare la sua aggressività di eroico combattente misurandosi spesso con avversari numerosi, riuscendo sempre a uscirne vittorioso.

Il 2 ottobre 1942 affronta decisamente un duello mortale contro 5 P.40 due dei quali soccombono alle precise raffiche del MC 202 che a sua volta è colpito e incendiato, Ceccotti si lancia  col paracadute ma durante la discesa è barbaramente mitragliato e ucciso, testimoni dell’infamia le truppe italo-tedesche schierate sul fronte di El Alamein.

CAPITANO  A. A. r. n.

Il suo sacrificio è ricordato con la MOVM.

R.D. 3 maggio 1945 (B.U. 1945 disp. 12 pg. 501 e B.U. 1959 suppl. 7 pag. 84)

Così recita il Decreto della Presidenza della Repubblica, su proposta del Ministro della Difesa.

CECCOTTI Livio

Medaglia d'oro al valor militare

Capitano s.p.e. A.A., pilota.

motivazione:

Prode figura di soldato, pilota di alta capacità professionale, in numerosi scontri col nemico dava superbe prove di ardimento, tenacia e valore. Più volte, trovatosi per la sua stessa irruenta aggressività in situazioni difficili, accettava la lotta risolvendola sempre vittoriosamente. Per due volte riusciva a riportare nelle linee il proprio velivolo colpito in parti vitali. Nel suo ultimo combattimento particolarmente aspro, cercato e voluto, pro fondendo come sempre tutto il suo eroico ardore accettava un’ impari lotta impegnandosi in un duello mortale contro cinque caccia nemici. Con precise raffiche di mitragliatrice abbatteva prima uno e poi un secondo avversario; ma, sopraffatto, era costretto a lanciarsi col paracadute dal rogo fumante del suo apparecchio. Durante la discesa, barbaramente mitragliato, immolava la sua nobile e giovane vita tutta intessuta di luminoso coraggio, di consapevole audacia nell’arma, del più puro eroismo al servizio della Patria immortale. — Cielo dell’Africa Settentrionale, 18 luglio -2 ottobre 1942.

Intitolazione della rotonda, presenti il sindaco  Marsaglia e Livia, la figlia dell’eroe


(fonte: Gianni Rigodanza – Andar per memorie di strada in strada – Stradario storico enciclopedico di Caselle Torinese e Mappano – Seconda Edizione – Marzo 2014).

Il 12 giugno del 2011 con una solenne cerimonia, presente il sindaco Giuseppe Marsaglia e la figlia dell’eroico aviatore, questa rotonda è stata intitolata al “Capitano pilota Ceccotti Livio (1914-1942) medaglia d’oro al valore militare alla memoria”.

Così la stampa locale ricordava l’evento:

“… la rotonda è’ stata dedicata al capitano pilota Livio Ceccotti, nato nel 1914 a Sagrado in provincia di Gorizia e morto eroicamente il 2 ottobre del 1942 nei cieli africani di El Alamein; dove dopo una impari lotta fu abbattuto e vilmente mitragliato mentre scendeva inerme col suo paracadute.

Per meriti di guerra Livio Ceccotti fu promosso Capitano, decorato della Croce di Guerra, di medaglia di Bronzo al valor militare, e infine di medaglia d’Oro al valore militare alla memoria. Era un figlio adottivo di Caselle, per motivi familiari (nel 1941 sposò la casellese Rosina Fontana), ma anche perché fu uno dei primi aviatori a prestare servizio presso l’ aeroporto.

Una figura splendida, un eroe caduto per la Patria a soli 28 anni….”.

Tuttavia sul barbaro episodio del mitragliamento durante il suo lancio con il paracadute, in diversi siti internet è possibile trovare ulteriori informazioni in merito, tra cui le seguenti:

“ …. Il 2 ottobre 1942 sulla verticale di El Alamein il capitano Livio Ceccotti sul suo Macchi 202 “Folgore”, di base a Fuka, fu sopraffatto da una formazione di Spitfire o di Curtiss – P40 (P40 secondo Giulio Lazzati  da i “I soliti quattro gatti”). Inseguito da 5 attaccanti, ne abbatté 2 di questi, ma il suo aereo fu gravemente colpito ed incendiato e fu costretto a lanciarsi con il paracadute.

Il successivo mitragliamento in caduta e uccisione era totalmente contrario a tutti i codici di guerra dei contendenti e costituiva un crimine impossibile da giustificare …”

“… Il combattimento aereo a distanza ravvicinata (dogfight) avvenne sullo zenith di Alam Halfa e le trincee italiane avanzate non erano probabilmente riportate sui grafici di volo, inducendo gli equipaggi anglo-alleati a escludere la presenza di testimoni.

Invece avvenne il contrario: un consistente numero di Bersaglieri dell’  (8o ?)

Reggimento della Divisione Ariete, trincerato sotto la porzione di cielo dove il combattimento ebbe luogo, assistette allo scontro e recuperò il cadavere, ampiamente mutilato (una gamba era staccata dal corpo)…”.

Questa ultima affermazione è stata anche confermata dalla figlia signora Livia Ceccotti.

In ogni caso per completare il contesto storico dell’ evento è utile concludere queste riflessioni riportando le parole che Paolo Caccia Dominioni (Nerviano, 14 maggio 1896 – Roma, 12 agosto 1992, ingegnere ed allora maggiore presso il 310  Battaglione Guastatori d’ Africa del Genio), reduce da El Alamein e ideatore e costruttore del sacrario militare italiano nel deserto egiziano, ha idealmente rivolto al vincitore di quella battaglia, il maresciallo Montgomery (in P. Caccia Dominioni, «Alamein, 1933-1962», Longanesi & C., Milano, 1968, 1969, pp. 325-26):  

«… Ora è tempo di superare la ferrovia e di tornare alla nostra base di Quota 33, dove anche da qui vediamo sventolare il tricolore che viene issato soltanto nelle grandissime occasioni.

E le dirò perché ho voluto che Lei vedesse il posto dove morirono Trazzi, Flachi, Celesia, Fogliasso, Passini, Miotello e Martinelli. Appartenenti a sette armi e corpi diversi del regio esercito, nessuno dei sette aveva gradi elevati, nessuno ebbe, che io sappia, medaglie: morirono oscuri, e spinsero la modestia al punto che quando ne cercammo le spoglie, non trovammo nulla. Di nessuno. Sette irreperibili.

Eccoci di nuovo a Quota 33. Ma prima di separarci, mio Lord, abbia la compiacenza di venire con noi qui dove si stendeva l'immenso rettangolo delle croci italiane e tedesche, oggi purtroppo sostituite da assai meno suggestivi sacrari (quello italiano è opera mia). Il terreno ormai è uniforme e le tracce delle croci sono scomparse. 

Ma voglio indicarLe il posto dove erano sepolti due morti assai ben conosciuti , e decorati della medaglia d'oro che corrisponde alla vostra Victoria Cross: Livio Ceccotti capitano pilota, ucciso mentre scendeva in paracadute dopo l'abbattimento del suo aereo, e Umberto Novara comandante di vascello, comandante l'incrociatore "Bartolomeo Colleoni", raccolto morente in mare dai marinai inglesi dopo che la sua nave era stata affondata in combattimento, morto ad Alessandria delle ferite riportate, da Voi sepolto con tutti gli onori, e poi portato qui ad Alamein perché maggior gloria venisse al suo nome:  un bel gesto da parte inglese.

Perdoni, mio Lord, se ora voglio abusare della mia doppia qualifica di anfitrione attuale e antico vincitore non assistito dal potente alleato germanico. Io La invito a mettersi sull'attenti davanti ai nove nomi che ha sentito, sette quasi sconosciuti e due gloriosissimi: io La prego di salutare.

Ma intendiamoci: un saluto regolarmente britannico a scatto e tremolo, non quello ostentatamente trasandato, da superuomo, che Le vidi fare alla sua stessa bandiera il 23 ottobre 1954, quando Ella inaugurò il cimitero imperiale di Alamein. Lo vidi bene, ero a pochi metri da Lei, con Chiodini, unici invitati italiani tra lo stuolo dei generali britannici e del Commonwealth, ed era giusto che agli ospiti italiani fosse assegnato quel posto dopo tanti anni che anche le Salme britanniche  dimenticate nel deserto, in gran numero, ritrovavano un posto d'onore grazie alla cura, e con qualche rischio, del 31° Battaglione Guastatori d'Africa…»

Per un ulteriore approfondimento si consiglia di visionare il seguente video:

Pertanto al passante (automobilista, pedone, ecc.) non si vuole suggerire nulla.

Tuttavia, se ha avuto l’ opportunità di conosce questa storia (e vale per tutte le altre analoghe) e di percepire il sacrificio eroico di una giovane vita spezzata, si auspica che possa dedicare almeno un attimo di tempo per esprimere un sentimento di pietà e di rispetto ad una figura travolta dalla crudeltà e dalla inutilità della guerra di conquista.

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Articolo pubblicato il 12/01/2016