La Consolata e la Grande Guerra

La storia bellica di Torino raccontata dagli ex voto dei torinesi

In occasione del centenario della fine della prima guerra mondiale e del settantesimo anniversario della fine della seconda, la chiesa di Maria Consolata a Torino da novembre ospita la mostra dal titolo “La Consolata e la Grande Guerra”. Si tratta di una mostra composta da centinaia di ex voto e documenti che illustrano il rapporto tra i fedeli e la Vergine Maria durante i periodi di guerra e, più in generale, nei momenti di difficoltà.

Ecco quindi che l’esposizione parte dal piano terra della chiesa, dove sono esposti decine di quadretti raffiguranti incidenti stradali, malattie ed eventi che portano sofferenza, riportanti la sigla “PGR”, che significa “per grazia ricevuta”. Il fedele vuole così ringraziare la Consolata per aver salvato un figlio malato, un parente coinvolto in un incidente tra carrozze, un marito scivolato in montagna.

Se si considera il fatto che i primi ex voto risalgono al 1700 è davvero interessante notare i cambiamenti impressi sui quadretti che coinvolgono le innovazioni tecnologiche, con il passaggio dalle carrozze alle prime auto, quelle della moda, rintracciabili nei vestiti indossati dalle facoltose signore, alle arti e ai mestieri dell’epoca.

Al piano superiore gli oggetti di devozione si concentrano maggiormente sul periodo bellico italiano, ed ecco quindi moltiplicarsi le preghiere delle famiglie dei soldati affinchè essi possano tornare a casa sani e salvi, ma anche dei soldati stessi, che con le scene che hanno fatto dipingere una volta tornati ci permettono di stare con loro al fronte, di vivere le emozioni della trincea e la paura dell’attesa prima dell’assalto alla baionetta. Oltre ai dipinti di ringraziamento la mostra espone anche molti oggetti che i combattenti hanno voluto donare alla Madonna in segno di ringraziamento, come medaglie, sciabole da parata e spalline della divisa.

La guida ci racconta anche ciò che si nasconde dietro alla storia degli ex voto, infatti, quando questo tipo di devozione era maggiormente utilizzato, esistevano diverse botteghe di artisti che dipingevano su commissione, ed è possibile ritrovare, procedendo nella mostra, un foglio con le istruzioni che il committente ha dato all’autore di un dipinto oppure, cosa ancora più curiosa, è possibile notare come altri personaggi, alcune pose o addirittura l’intera scena siano copiate dalle illustrazioni presenti sui giornali dell’epoca.

C’è anche la celebre nave “Stella polare” partita a luglio del 1899 con a bordo il principe Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, duca degli Abruzzi, alla volta del Polo Nord con l’intento di esplorarlo. Il modellino dell’imbarcazione è esposto come ex voto affinchè la Consolata proteggesse il debole scafo della nave, inadatto alla navigazione tra i ghiacci, ma comunque tornata integra al porto di La Spezia nel settembre del 1900.

C’è molta storia di Torino nella storia di questa Madonna, infatti sappiamo che la colonna che si erge in via della Consolata è stata posata a seguito dell’epidemia di colera che ha colpito la città nel 1835 e che, secondo i fedeli, la stessa Torino non esisterebbe senza la protezione che la Consolata, pregata sull’altare da nobili, governatori, militari e popolo, ha garantito durante l’assedio del 1706.

Alcuni cimeli militari esposti hanno una storia che parte proprio dal santuario: il 22 maggio 1915 si tiene una funzione religiosa con il cardinale di Torino Richelmy in cui molta gente chiese di istituire una sezione intitolata “Compagnia della Consolata” all’interno dell’Albo d’onore dei soldati per trascrivere i nomi di tutti i giovani partiti per la guerra, a cui viene consegnata una medaglietta raffigurante la Madonna.

Tristemente interessante il dato relativo ai religiosi che presero parte alla prima guerra mondiale: si parla di 2700 cappellani militari introdotti nell’esercito col grado di tenente, 15000 sacerdoti assegnati ai reparti sanitari e 7000 tra chierici e altri religiosi inseriti nelle truppe come soldati semplici. Il difficile contesto in cui furono calati gli ecclesiastici fece sì che alcuni di questi abbandonassero la vita religiosa a guerra finita.

Infine alle pareti sono appese alcune copertine del periodico religioso “La Consolata”, fondato nel 1899 dal beato canonico Giuseppe Allamano, che raccoglieva gli scritti della vita del santuario e le testimonianze provenienti dalle missioni sparse per il mondo.

Questa mostra che illustra la vita di un santuario molto importante per la nostra città e, in un certo senso, anche la storia della città stessa, è aperta gratuitamente tutti i sabati e le domeniche in orario 9-13 e 14-18 fino al 28 febbraio 2016, ingresso da via Maria Adelaide 2.

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Articolo pubblicato il 02/02/2016